Se ne era andato con la consapevolezza che fra loro non sarebbe finita lì, ma con nessuna sensata motivazione per quel suo sesto senso così forte. Non che in lui fosse presente chissà quale grande sentimento, era semplicemente stata una delle scopate più belle della sua vita e non era ancora disposto ad abbandonare quel giochino che tanto lo divertiva. L'adrenalina che lo prendeva durante le loro sfide gli dava alla testa e quell'epilogo così desiderato, ma al contempo ritenuto quasi impossibile, lo faceva ardere di sensazioni che non credeva di provare così forti. Fare sesso con lui era stato come accendere una miccia più esplosiva delle altre e non voleva altro che far saltare ancora in aria quel candelotto di dinamite. Tuttavia, c'era da considerare anche il fattore Winchester. Dubitava che si sarebbe fatto chiavare una seconda volta e soprattutto era sicuro che non si sarebbe più comportato come la più disinibita fra le squillo. Anche se il pensiero del bel cacciatore vestito solo di un cartello recante la scritta "
Chiama e porta a casa" gli sembrava calzargli più di un paio di scarpe della sua misura. Peccato che, alla fin fine, di ciò che l'altro
dicesse di volere gliene importava veramente poco. Le sue volontà erano da ascoltare solo nel campo sessuale, nello specifico quando chiedeva maggiori attenzioni e spinte più veloci e profonde. Ripensandoci si leccò le labbra e se ne andò alla ricerca di un posto dove passare la notte. Non pensò di cambiare corpo, non ne vedeva il motivo e sentiva ancora quello strano legame fra lui e quell'involucro di carne. Se avesse fatto maggiore attenzione si sarebbe accorto che lo spirito del reale possessore si era spento, lasciando però nella sua mente tutto il suo passato e le sue conoscenze.
Gli ci erano volute meno di 24 ore per capire che c'era
necessariamente qualcosa che non andava. E no, non era stato affatto il fermento della popolazione demoniaca a farglielo capire. Si era risvegliato in un appartamento dal basso profilo, ad uno degli ultimi piani di un palazzo decisamente alto, senza avere la minima idea su come ci fosse arrivato. Le numerose foto sui mobili e alle pareti, incorniciate in bei quadretti che gli fecero storcere il naso, gli fecero capire che ne era pure il proprietario. O, meglio, lo era il ragazzo di cui aveva momentaneamente preso in affitto il corpo. Si frugò nella tasca dei jeans e estrasse il portafoglio, curioso di sapere il nome del fortunato vincitore del culetto d'oro del cacciatore. Guardò la carta d'identità e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva:
Sam Winchester. Era uno scherzo!?!? Uno stupido scherzo di cattivo gusto sull'omonimia?!?! Osservò il documento in contro luce ed ispezionò varie carte e scartoffie: il nome continuava a ricomparire chiaro e perfetto su ogni foglio che si passava fra le mani. Quando realizzò il lato paradossale e grottesco della situazione iniziò a ridere a crepapelle, tanto da non riuscire a fermarsi.
Il Winchester si era fottuto da solo! Più ci pensava e più gli salivano le lacrime agli occhi e aumentavano i crampi al ventre. Doveva calmarsi, assolutamente! Per ovviare al problema del riso incontrollato, decise di abbandonare quel corpo dal nome omonimo che aveva causato tutta la sua ilarità.
...
...
Ok, CHE CAZZO STA SUCCEDENDO? Per quale fottuto motivo non funziona? si ripeteva mentre continuava, senza successo, a cercare di abbandonare quelle spoglie che, ormai, gli stavano diventando un po' strette. Fu in quel momento che se ne accorse. I pensieri, deboli ma costanti che avevano sempre accompagnato i suoi, erano cessati. Se tendeva bene i sensi poteva sentire il BIP continuo che attestava la morte definitiva di qualsiasi forma umana nella scatola cranica. Inutile dire che il suo colorito divenne cenereo in meno di dieci secondi. Ok, decisamente c'era qualcosa che non andava. Stava per uscire di corsa alla ricerca di qualcuno che potesse spiegargli che cazzo gli stesse succedendo che il cellulare nella tasca dei pantaloni (era ancora vestito dalla sera prima) iniziò a squillare incessantemente. Contrariamente al suo buon senso, rispose alla chiamata proveniente da un numero privato. "
Sì?" la voce ferma e autoritaria nonostante lo shock. "
Winchester? Si può sapere dove cazzo sei?!?! Il tuo turno è cominciato ben un'ora fa! Sono le 10 brutto testa di minchia e se non ti sbrighi ad arrivare qui ti licenzio!" la comunicazione cadde. Seriamente, cosa diamine stava succedendo quella mattina? Fu solo per bontà d'animo nei confronti del ragazzo che aveva staccato la spina dalla propria mente che si armò di pazienza e scoprì il suo luogo di lavoro: le poste cittadine. NON. ERA. POSSIBILE. Fra tutti gli impieghi del mondo gli era capitato il più ingrato! E te lo credo che quel povero disgraziato andava tutte le sere ad ubriacarsi! Ora sì che lo capiva! Avrebbe volentieri staccato la testa a morsi ad ogni singola persona che gli si parava davanti, compresa quel fallocefalo del suo capo. L'orco delle favole che senza mezzi termini l'aveva obbligato a portare il proprio culo in quell'ufficio deprimente anche di sabato mattina e che gli rinfacciava, senza remore, la sua totale inefficienza quella mattina. "
Che c'è, Winchester? Abbiamo scopato troppo ieri sera? Ti sei spinto con troppa forza nel culo di qualche biondino tutto moine e miele?" nonostante lo stupore per il modo con cui era venuto a conoscenza dei gusti sessuali di Sam, gli scappò una smorfia facilmente riconducibile ad un sorriso. Dean non era proprio lo zuccherino a cui il capo si stava riferendo, ma per il resto ci azzeccava in pieno. Fu proprio quel ghigno, troppo riconducibile ad un'ammissione, che spinse il Signor Franklyn ad inveire maggiormente contro di lui. Davanti a clienti scandalizzati e visibilmente irritati, tra l'altro.
Cazzo... se 'sto poveretto non rischiasse di perdere il posto, l'avrei già ammazzato! Tuttavia, non è che gli andasse poi molto di essere insultato così a gratis senza possibilità di revoca. Non era nel suo carattere. Proprio per niente. Il ghigno, in pochi secondi, si trasformò da ammissione di colpa a pura manifestazione di vendetta. "
Sai, l'omofobia come l'impotenza, è ben radicata negli uomini. La prima è una caratteristica perpetua nella vita dell'individuo, la seconda arriva con l'età. Ad un primo acchitto i darei 50 anni ciò significa che con l'ultimo problema hai a che fare da poco, ma col primo ci convivi da quasi mezzo secolo! E tua moglie? Da quant'è che divide il suo letto con una tale testa di cazzo?" il colorito purpureo del capo e la sua bocca spalancata, come quelle di tutti i presenti che avevano sempre visto il giovane Winchester chinare la testa sotto ai sorprusi del datore di lavoro, lo facevano gongolare, fin troppo consapevole di stare per sferrare il colpo finale. "
Oh! Dimenticavo" sogghignò "
Che ti ha mollato come uno stoccafisso dopo 30 anni di matrimonio e 29 di corna!" asserì soddisfatto prima che un curioso pensiero si facesse strada in lui. Come diavolo faceva a sapere certe cose? Come poteva conoscere con disarmante perfezione ogni nome di quelle che, da poco tempo per quanto lo riguardava, erano diventate le sue colleghe? Tutto quello lo inquietava terribilmente, non era normale. Così come insolita fu la reazione del suo capo che si limitò a sillabargli di lavorare per poi girare sui tacchi e andarsene. Ricevette i complimenti e i consensi degli altri impiegati e dei clienti, ma tutte quelle lusinghe non bastarono a calmare il suo timore. Probabilmente, l'unica cosa che gli avrebbe fatto bene sarebbe stata un po' di sangue umano, fresco e puro come quello di un agnello sacrificale.
Si era avventato con fame su quel collo candido e scoperto che si offriva alla sua bocca in un tacito invito a farsi profanare. I suoi baci erano diventati più intensi man mano che percepiva la vena del collo pulsare e l'eccitazione di entrambi farsi più viva. Guardo la propria vittima negli occhi, appannati dal desiderio. Era una bella e voluttuosa ragazza dagli occhi penetranti e chiari e i capelli morbidi e scuri come ebano. Emanava un odore delicato e inebriante che lo stuzzicava davvero molto, tanto che era ansioso di comparare il suo sapore a quel profumo celestiale. "
Sei pronta?" le sussurrò sensuale a fior di labbra. Quella chiuse gli occhi e annuì piano, ma con decisione. Sentiva la sua attesa crescere, amplificata dalle mani di lui che le accarezzavano le cosce, sotto la gonna. Prese a leccarle l'orecchio e la sentì gemere più forte. Per un solo lungo istante gli tornò alla mente il sesso con il cacciatore, anche lui aveva l'organo uditivo come punto debole. Tornò a fissarla come se temesse che, mentre era distratto, a lei si fosse sostituito quell'indicibile testa di cazzo, ma ciò che vide era semplicemente una ragazza all'apice di un desiderio inesaudito che aspettava soltanto di essere assecondato. "
Tutto bene?" domandò lei in un sussurro mentre gli prendeva la mano e gliela portava sopra il perizoma in pizzo, a contatto con la propria intimità. Sam ghignò leccandosi le labbra. "
Eccome" le rispose facendo scivolare la biancheria a terra, iniziando a stimolarla piano. Voleva che si svagasse, che non pensasse ad altro che non fosse il sesso che già aveva in mente.
Piccola ingenua! Più la guardava e più gli saliva il desiderio di lei. Delle sue carni squarciate che copiosamente lasciavano andare sangue e calore come vapore da una pentola a pressione. La sentiva già gemere e inarcarsi per quelle dita insolenti che la spingevano a tendersi come una corda di violino. Passò l'altra mano sul collo esile, accarezzandolo piano, cercando la vena per inebriarsi ancora una volta di quel suono debole e perfetto che presto avrebbe cessato di librarsi melodioso. Iniziò a morderle una spalla sempre più forte, finchè non la sentì urlare per la sorpresa e la paura. Decisamente non era l'epilogo che si aspettava da quell'incontro. Lo fissò con gli occhi spalancati per il terrore, mentre lui continuava a infierire su quella carne morbida, spostandosi al collo e a quella vena che tanto l'aveva conquistato. Fu un attimo. Non appena i suoi denti toccarono quel rigonfiamento pulsante la ragazza si mise ad urlare, lui avvertì un dolore lancinante al
proprio collo ed indietreggiò confuso, permettendo così alla giovane di liberarsi. Non appena si fu ripreso dallo shock le fu di nuovo addosso e, senza mezzi termini, tentò di strozzarla, ma ancora una volta fu come se il colpo gli si fosse ritorto contro e fu costretto a smettere. La sua vittima, conscia della sua inaspettata ed improvvisa superiorità sul ragazzo, si alzò e, dopo due calci ben mirati, riuscì a fuggire lasciandolo con un palmo di naso ed una confusione indicibile in testa. SERIAMENTE, CHE CAZZO GLI STAVA SUCCEDENDO?!?! Era la seconda volta quel giorno che la sua stessa natura di demone si ribellava e faceva cilecca. Aveva assolutamente bisogno di un aiuto, per quanto gli scocciasse ammetterlo.
L'ennesimo bicchiere di vetro divenne polvere fra le sue mani. Gli occhi chiari brillavano dell'inconfondibile luce scarlatta del pericolo. Stava dando in escandescenza e a subire la sua furia era la mobilia dello stanzino nel quale si era rintanato. Era così fuori di sè che neppure si prendeva l'accortezza di abbassare il tono di voce. Non c'era molto senso nel nascondersi dalle orecchie lunghe dei demoni se poi ci si lasciava andare ad urla che avrebbero sovrastato quelle di un acrofobico sulle montagne russe più alte del mondo "
IO LO UCCIDO! CAZZO! LO RENDERò PIù INVALIDO DI QUANTO LUI NON ABBIA FATTO CON ME! LO SA DI ESSERE UN MORTO CHE ANCORA PER POCO CAMMINA?!?! MERDA! QUESTA È LA VOLTA BUONA CHE LO AMMAZZO!" "
Tecnicamente non puoi" gli venne risposto con un risolino divertito. Un altro bicchiere venne schiantato contro la parete, mandando schegge ovunque.
Credeva di aver visto l'inferno coi propri occhi, ma nulla, nemmeno quelle fiamme brucianti del secolare peccato dell'umanità, poteva reggere il confronto con quell'orrenda settimana. Se avesse dovuto riassumerla probabilmente sarebbero volati altri oggetti come quella sera al pub, frequentato da soli demoni, quando aveva realmente compreso cosa gli fosse successo e, soprattutto, chi ne fosse la causa. Il suo desiderio principale adesso non era fotterlo fino a sentirlo implorare di smettere, ma spaccargli la testa contro il muro e banchettare col suo corpo privo di viscere che avrebbe dato in pasto ai cani! Peccato che, come puntualmente gli ricordava Invidia, non era più in grado di farlo. Avrebbe volentieri conciato per le feste anche quel petulante demone di basso livello, se solo non dovesse a lui più di quanto fosse disposto ad ammettere. Senza la sua presenza chissà quando avrebbe saputo cosa c'era dietro la resa nelle lenzuole di quel pezzo di merda di un Winchester! La cosa che gli faceva ancora più rabbia era esserci cascato come un novellino, come un demone appena nato che si crede tanto figo solo perchè fa disperare i cacciatori. Più ci pensava più l'ira montava in lui, senza contare che il caro Invidia si divertiva come un matto a ricordargli, con la frequenza con cui i secondi trascorrono, che lui, a differenza di Sam, era ancora in grado di uccidere e comportarsi da demone e non doveva sottostare agli insindacabili orari di lavoro e alle direttive di un capo odioso che incarnava perfettamente l'idea comune di "frustrato fallimento umano". "
Allora? Cosa intendi fare? Entrare come un ninja dalla finestra e lasciare la sua impronta sul muro, mentre il corpo senza vita giacerà sparpagliato per la stanza. Oh sì! Dimenticavo che tu sei impotente, da quel lato lì!" e giù risate fastidiose e acuminate come spilli. Appena avrebbe riacquistato i propri poteri sarebbe stato un bagno di sangue, decisamente! Adesso sarebbero andati insieme da quel cadavere ambulante di un Winchester e ci avrebbe pensato lui a cavargli di bocca la formulina inversa. Come aveva imparato quel dannato incantesimo per installare il "
parental control" alla sua capacità di uccidere, sarebbe venuto a conoscenza anche del suo rimedio o veramente avrebbe trovato il modo di farlo fuori senza morire a sua volta. Sì, doveva ammetterlo, gli aveva giocato davvero un bello scherzetto con quella dannata formula ungherese, ma dove cazzo andava a pescarle certe cose?!?! Non solo gli impediva di assecondare la propria natura di demone, ma persino gli vietava di ricaricarsi di energie dal momento che uccidere esseri umani lo manteneva in vita. Certo, c'era anche il sesso, ma era decisamente meno potente e appagante. Anche perchè, da che aveva memoria, l'uccisione gli scatenava l'appetito sessuale e, adesso, si sentiva totalmente svuotato sia dell'uno che dell'altro. Per resistere quel tanto che bastava per trovare il nascondiglio di quella canaglia era dovuto diventare un avvoltoio, costretto a divorare le carogne degli altri per recuperare nemmeno un decimo delle forze che una sana e normale caccia gli avrebbe procurato. Si sentiva uno schifo. La sua nuova vita umana gli andava decisamente stretta come un cappio intorno al collo. Solo per quello aveva passato gli ultimi tre giorni alle costole di quel codardo di Dean Winchester che, consapevole di non potersi considerare al sicuro, si era andato a rifugiare fra le braccia dell'amorevole paparino Jhon. Nemmeno una volta, in quel periodo, si era staccato dalla confortevole ombra dell'uomo che gli garantiva l'assoluta protezione da ogni demone, forza nemica o terrificante topolino che decidesse di attaccarlo. Adesso più che mai, gli veniva naturale il paragone fra il giovane calciatore e un'irritante principessa. Oh, ma gli avrebbe fatto abbassare il regale capino molto in fretta, dopotutto in quei sette infernali giorni anche lui si era dato da fare per studiare la stessa medicina con cui si era ritrovato agli arresti domiciliari. Non gliel'avrebbe fatta pagare liscia neanche per sogno! Dopotutto, le basi per agire le aveva già gettate la neo streghetta mestruata. Ancora una volta grazie all'aiuto di Invidia, che gli aveva raccontato di quella formula che stava facendo impazzire la popolazione demoniaca ungherese rendendolo così conscio del danno che gli era stato inflitto, aveva trovato sul proprio corpo la runa che l'altro aveva inciso con le sue belle unghiette da gattina in calore. Ancora rabbia quando si era accorto che ormai non era più una semplice cicatrice, ma un tatuaggio vero e proprio impossibile da cancellare... almeno a detta dei più illustri dottori e tatuatori che dovevano urlare per sovrastare gli ululati divertiti del demone al suo fianco. Non vedeva l'ora di farlo fuori, ma per realizzare i suoi desideri di morte doveva recuperare quel dannato Winchester e fargli annullare l'incantesimo con le buone o con le cattive. L'importante non erano i mezzi, ma il risultato! Erano alle calcagna dei cacciatori da diversi giorni ormai, ma fu al termine di quella settimana di inferno che finalmente Jhon lasciò da solo in albergo il suo prezioso figliolo. Peccato che, una volta di ritorno, non l'avrebbe trovato nelle stesse condizioni in cui l'aveva lasciato. La vendetta era il sapore più dolce e soddisfacente che avesse mai assaggiato e non vedeva l'ora di addentarla di nuovo e con infinito gusto. Il piano era semplice: lui sarebbe andato dalla sua bella principessa e, sperando di tenere sotto controllo la rabbia bruciante che non lo abbandonava da sette giorni, l'avrebbe convinta a fare ancora l'amore così da poterla punire per bene. Nel frattempo, Invidia avrebbe fatto il palo e, nel caso dell'arrivo di Jhon o di Bobby -o, malauguratamente, di entrambi- avrebbe trovato il modo per distrarli. Tutto era concesso, anche far saltare per aria un centro commerciale o sgozzare innocenti sotto gli occhi di tutti... "
visto che io posso!" ci tenne a ricordargli il vizio capitale con una linguaccia prima che Sam entrasse dalla finestra della camera dei Winchester, al primo piano.
Tutto era come quella fatidica sera. Sì, l'hotel era diverso e così la mobilia, ma la situazione era apparentemente la stessa. Lui bisognoso di sesso e l'altro nascosto sotto al letto consapevole che sarebbe arrivato il momento di assumere l'identità di un
portapenne... ovviamente prive del
cappuccio. Tuttavia, questa volta era palpabile la tensione nell'aria, caratteristica che la prima volta non c'era. Serio, per niente divertito dalle condizioni in cui aveva sorpreso il cacciatore, scese dal davanzale e atterrò morbido sulla moquette della stanza. Mmh... poteva considerarla una buona alternativa al sesso da letto, dopotutto ce lo vedeva bene l'altro a strisciare sul pavimento stile soldato in trincea per cercare di sfuggire ad un destino già segnato. Il suo culetto all'aria alla fine era un invito fin troppo esplicito per essere ignorato. Prese un respiro e si preparò a parlare, assolutamente deciso a non lasciar trapelare nemmeno una nota di quell'ira che lo animava da ben una settimana. "
Ehy principessa!" lo apostrofò col solito sorrisetto che gli riservava quando desiderava sfotterlo "
Ci siamo dati alle arti magiche, eh? Il tuo caro simbolino non vuole lasciarmi, bastava dirlo che volevi apporre un marchio di appartenenza su di me, magari ci saremmo potuti accordare sulla tua esclusiva senza arrivare a tali conseguenze"
brutto stronzo! avrebbe volentieri aggiunto, ma si trattenne. Si avvicinò a lui con lentezza, scrutandolo dall'alto della sua imponenza senza fare altro che scrutarlo. "
Sai, potrei anche pensare che tu ti sia letto tutto il foglietto illustrativo e che abbia deliberatamente deciso di condannarmi dopo aver letto le parole <<se il sintomo persiste il demone sentirà il bisogno sessuale ancora più vivo e forte a causa della fame>> Come devo dirtelo che se vuoi scopare basta dirlo?" gli domandò retorico iniziando a slacciarsi piano, ma sensualmente, la camicia azzurra che si era infilato quel giorno. Una volta a petto nudo, si chinò col capo verso di lui guardandolo sorridendo, ma in realtà fremendo dalla voglia di spaccargli quella testa di cazzo che si ritrovava. "
Devi ritenerti fortunato: questo è il mio giorno libero! Sai, grazie a te ho un esaltante posto fisso alle poste cittadine. Un vero spasso!" asserì sedendosi sul letto, vicino a lui quel tanto che bastava per iniziare a lambirgli il collo con le labbra e ad accarezzargli una guancia con una mano. Aveva una missione da compiere adesso, prima ancora di scoparlo, ovvero trovare l'altra runa! Invidia era stato chiaro: se non trovava l'esatta posizione della gemella sul corpo del cacciatore non poteva procedere con il
suo incantensimo. Fortunatamente, non gli ci volle molto. Bastò andare a stuzzicare l'orecchio con denti e lingua per scovarla. Davvero un bel nascondiglio, doveva dargliene atto. Gli passò le mani lungo il petto accarezzandolo, sentendo rinascere pian piano anche il desiderio sessuale che, in quei giorni, era stato sostituito dalla rabbia. "
Mmh... sei stato davvero bravo. Su, streghetta, ammettilo che nei tuoi piani era tutto calcolato" gli sussurrò ridendo mentre una mano si serrava sulla sua intimità da sopra il cavallo dei pantaloni e iniziava a stuzzicarla con vigore. Ora era il momento anche di una piccola vendetta personale, prima di quella clamorosa che gli avrebbe inflitto alla fine. Per attuarla, doveva soltanto portarlo a desiderarlo come mai in vita sua e, da quelle belle premesse, non doveva essere un compito tanto difficile.