Non sapevo che le responsabilità suonassero il campanello!, Zen x Takeshi

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Phemi
view post Posted on 21/3/2011, 22:20




Continuarono a parlare allegramente, dimenticandosi quasi di come Takeshi aveva trattato Zen ore prima e di come Zen si era vendicato sul fratello.. certo era che, quella "allegria" sarebbe durata poco.. probabilmente giusto il tempo di arrivare in centro per fare spese.
Scosse la testa quando il fratello scherzò sul fatto che non lo avessero buttato fuori di casa quando incendiò la cucina.. sua madre si era fatta venire una specie di collasso vedendo quella stanza nera di fumo.
Liberato il casco dall'involucro del pacchetto lo osservò al sole, raggiante, così felice di sapere che quel fratello che credeva perso, in realtà aveva pensato a lui per anni ed anni.. strano ma vero, lui lo aveva odiato con tutto se stesso, ora invece si sentiva riconoscente con la vita per averli fatti riavvicinare, anche se era costato la vita ai genitori..
Già, i suoi genitori.. si sentì perso per un istante.. senza di loro la vita non sarebbe stata più la stessa. Zen non era la sua mamma, non gli baciava la fronte ogni sera, prima di andare a dormire, non lo rassicurava quando qualcosa non andava.. Zen non era neppure il padre, quello con cui giocava a fare la lotta, quello che lo prendeva in braccio e lo riempiva di mollette per il bucato per fargliela pagare dopo uno dei tanti scherzi del ragazzino.
Poteva essere strano, solitamente i ragazzini a 16 anni non avevano un buon rapporto con la famiglia, ma a casa sua era tutto perfetto.. ed ora quella perfezione si era incrinata, totalmente.
Gli mancava un pezzo, come se qualcosa gli avesse divelto un pezzo di cuore dal petto.
Si portò una mano al torace.. no, il cuore batteva ancora, eppure gli faceva così male.
Si costrinse a non pensarci, buttandola sullo scherzo, ma le parole di Zen gli fecero tornare in mente la vita che non aveva più.
CITAZIONE
"Adesso che non ci sono più i nostri genitori te ne prendi di libertà, eh?"

Non disse nulla a quella frase, si limitò a salire sulla moto, facendo finta che la cosa non lo avesse minimamente toccato, cosa ovviamente impossibile.
Arrivati parcheggiarono e Zen diede una lunga sgommata sull'asfalto per bloccare la moto.
Takeshi si aggrappò a lui, stringendo le piccole dita sulla canotta del ragazzo più grande, impaurito dal poter cadere.. fortunatamente non accadde.
Scese, dando il casco al fratello che stava legando la moto <<Merda.. me la sono quasi fatta sotto. La prossima volta avvertimi prima di frenare a quel modo!>> lo rimproverò, portandosi una mano alla testa e scuotendola.
Gli disse della lettera e Zen in tutta risposta, si limitò ad alzare le spalle, con noncuranza. Ok, sapeva che voleva dire "discorso chiuso".. così non infierì oltre.
Ma ovviamente, non sarebbe stata quella scrollata di spalle a smontare il suo buon umore, se non l'arrivo di una persona a dir poco ingombrante e sicuramente invadente.. si appropriò delle labbra di suo fratello in un istante.. labbra che poche ore prima avevano sfiorato le sue.
Si sentì lievemente irritato dalla cosa.. no ok, terribilmente irritato.. ma ancor di più dal fatto che Zen non opponesse resistenza, quasi come se per lui fosse la normale prassi quotidiana.
Per cercare di far cessare quel contatto a dir poco troppo intimo, sfoderò le sue "arti marziali" in offesa del povero ragazzone che si piegò urlando, massaggiandosi le parti lese.
E andava bene che non gli dava calci o pungi nelle palle.
CITAZIONE
"Calma tigre"

Gli disse il fratello, ridacchiando, ponendosi dietro di se, con le mani posate sulle sue spalle.
<<Ma quale calma!! Quello non può baciarti così, come se niente fosse!>> lo indicò, senza staccarsi da Zen dietro di lui che continuava a ridersela <<Sai quanti germi poi?!>> si, il problema erano i germi u,u XD
Ok, non solo ma.. se lo faceva con tutti.. che schifo!
<<Guarda che sono sano..>> sbuffò l'altro, prima di scambiarlo per una ragazzina.. <,< maledetto vecchiaccio. Ma quale ragazzina, lui era un uomo bello che fatto!
Zen gli carezzò i capelli facendolo quasi fuseggiare sotto quel tocco. Assottigliò lo sguardo, e le guance si gonfiarono di beatitudine, ascoltando le parole del fratello maggiore.
CITAZIONE
"Kazuya, questo è mio fratello Takeshi. Starà da me d'ora in poi dal momento che ha perso i genitori in un incidente"

Kasuya osservò il nanetto, alzando un sopracciglio. Non somigliava per nulla a Zen <<Tua madre avrà avuto un amante..>> disse mortalmente serio, guadagnandosi uno scatto di Takeshi che lo voleva riempire di nuovo di cazzotti.
Questo fece un salto indietro.. quel bambinetto era pericoloso.
<<Zen, di a sto stronzo di moderare i termini, per favore!>> ok, di solito Takeshi era dolce e tenero, non quando si incazzava, no di certo.. e quel tizio aveva iniziato la loro conoscenza con il piede decisamente sbagliato.
CITAZIONE
"Comunque è da un sacco che non ci vediamo perchè non ti sei mai degnato di richiamarmi dopo quella notte. Che c'è? Il tuo culetto aveva bisogno di quattro mesi di riposo per riprendersi?"

O_O
Cosa aveva fatto il culo di quel tizio?
<<Eddai Zen.. per quanto tu mi possa piacere, lo sai che sono fidanzato, non posso starti sempre dietro.>> disse languido, avvicinandosi ancora, chiudendo Takeshi tra il suo corpo e quello del fratello.
Kazuya riprese da dove si erano interrotti con il bacio, infilando le dita tra i capelli lunghi di Zen.
Takeshi si sentiva un attimo in mezzo =_= almeno che lo lasciassero spostare.. però, quei gesti gli diedero modo di pensare una cosa.. che probabilmente sua madre non mentiva quando gli dipingeva il fratello come una specie di libertino che baciava tutti (si, ancora non aveva compreso l'antifona del culo di prima n.d.Phemi)
Staccatosi poi da quel bacio che presto era diventato rovente, cercando la lingua del rosso con la propria, provando anche a cercare un contatto fisico più intimo che si fermò quando si ricordò che in mezzo ai due c'era ancora il piccoletto, gli sorrise di nuovo <<Magari potremmo riprendere questa sera.. ho una voglia pazza di farmi dare una ripassata Zen.. potremmo provare qualche nuovo gioco assieme.>>
<<Zen..>> mormorò Takeshi, tirando la canottiera del fratello.
<<Magari proprio questa sera.. che ne dici?>>
Oh.. grandioso.. quell'idiota in casa quella sera.
<<Zen, oggi è il mio compleanno, avevi detto che saremmo stati assieme!>> si lamentò, iniziando a pensare che forse aveva sbagliato a dargli tutta quella fiducia.
 
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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 21/3/2011, 22:32




Era arrivato sgommando al centro commerciale, frenando bruscamente per parcheggiare la moto. Quella era sua normale routine non aveva pensato che, dal momento che adesso portava un minore, avrebbe dovuto ridurre i rischi per entrambi. Non ci aveva pensato e neppure lo fece adesso. Era fuori discussione che cambiasse il proprio stile di vita perchè adesso aveva Takeshi anche se, tutto sommato, stava valutando la possibilità di rimandare l'incontro con Onmiyoda quella sera. Giusto per dare il tempo al ragazzino di abituarsi e di accettare quelle visite notturne... in fin dei conti il piccolo non sapeva nulla a livello sessuale. Sua madre l'aveva cresciuto sotto una campana di vetro crescendolo totalmente ignorante e impreparato al mondo, alla fine, visto che quello schifo di palla va avanti grazie a soldi e sesso. Probabilmente, il ragazzino non sapeva neppure dell'esistenza del porno... ancora si ricordava con quanta insistenza i suoi genitori lo mandassero a letto prima delle 22.30 per paura che, guardando la TV, potesse vedere qualcosa di strano. Inutile dire che Zen aveva scoperto presto i canali che trasmettevano film osceni e che vi si era subito appassionato. Sorrise. Forse avrebbe fatto meglio a nascondere la propria collezione di porno gay e i filmini che ogni tanto girava... ma dopotutto erano nell'anta che aveva vietato a Takeshi di aprire quindi poteva stare tranquillo. Poi, anche se li avesse visti, male non gli avrebbero fatto! Almeno avrebbe scoperto qualcosa di vero e non le minchiate che i suoi genitori gli infilavano nel cervellino. <<merda.. me la sono quasi fatta sotto. La prossima volta avvertimi prima di frenare a quel modo!>> Sospirò. "Io mi fermo così. Ora lo sai, sei avvertito fin da subito, no?" disse retorico ridendo. Legò con cura la sua Harley e sistemò via i caschi. Non appena si voltò però venne baciato immediatamente da un ragazzo dall'aria familiare. Gli ci volle un po' prima di riconoscerlo, ma saggiare nuovamente la consistenza del suo culo sodo e rotondo gli diede una grande mano a recuperare la memoria. Suo fratello, però, non sembrava affatto entusiasta di quel saluto così intimo e passionale e non ci aveva pensato su due volte prima di calciare il povero Kazuya costringendolo a staccarsi da Zen. Il rosso, assai divertito dalla situazione, era andato a posizionarsi dietro il piccoletto cercando di riportarlo alla tranquillità. <<ma quale calma!! Quello non può baciarti così, come se niente fosse!>> rise ancora di più, incapace di trovare un contegno "Oh, Takeshi..." avrebbe voluto aggiungere che per lui era la normalità più assoluta ma si stava sganasciando troppo. <<sai quanti germi poi?!>> Quasi si sarebbe rotolato a terra da tanto stava ridendo. Passò ad accarezzargli dolcemente il capo e si stupì lievemente per la reazione del ragazzino, neanche un'ora prima gli avrebbe staccato la mano a morsi se solo ci avesse provato! Riuscì finalmente ad imporsi un controllo e presentò cane e gatto che ancora non smettevano di rimbeccarsi <<tua madre avrà avuto un amante..>> in effetti anche Zen aveva notato più e più volte l'assoluta assenza di somiglianza fra di loro, ma mai quella pia donna di sua madre avrebbe tradito l'unico uomo con cui era stata dai 16 anni in poi. Sospirò. "Fidati Kazuya, è impossibile! È già tanto che abbia allargato le gambe quel tanto che bastasse per fare me e lui" disse passando le braccia lungo il petto del ragazzino stringendoselo addosso quasi temendo che capisse l'ultima sua frase e gliela facesse pagare. Il piccolo, però, sembrava punto nel vivo a causa delle parole dell'altro che, comunque, non avevano fatto altro che evidenziare la loro non somiglianza. Zen gli accarezzò una guancia dolcemente prima di rivolgersi al moro ed informarsi sul perchè in quattro mesi non si fosse mai fatto sentire. Non gli era mancato affatto, semplicemente gli piaceva scopare e non era uno che disdegnava le seconde possibilità. <<eddai Zen.. per quanto tu mi possa piacere, lo sai che sono fidanzato, non posso starti sempre dietro.>> Arricciò il naso. Non gli piacevano i tradimenti, per questo lui non si sarebbe mai legato: non sarebbe stato in grado di essere fedele. "Quello è un problema tuo e comunque" aggiunse mentre Kazuya gli si avvicinava sempre di più schiacciando Takeshi fra di loro "non sembra che ti piaccia poi molto esserlo dal momento che riempi quel poveretto di corna" asserì ridendo mentre si lasciava baciare con foga. Il moro lo strinse passandogli le dita fra i capelli, cercando un contatto con la propria lingua che non gli negò. Sorrise appena quando lo vide spingersi maggiormente contro di lui, ricordandosi così del ragazzino ancora stretto fra le loro gambe. Certo che quella posizione non era affatto spiacevole... le poche volte che aveva provato un rapporto a tre non l'avevano entusiasmato più di tanto ma forse era soltanto perchè non aveva trovato le persone giuste con cui lasciarsi andare. Adesso, quella strana posizione gli faceva venir voglia di riprovare. Kazuya si staccò da quelle labbra calde e ormai gonfie non appena percepì la presenza del fratellino di Zen fra le gambe. <<magari potremmo riprendere questa sera.. ho una voglia pazza di farmi dare una ripassata Zen.. potremmo provare qualche nuovo gioco assieme.>> Zen rise e scosse la testa "Ma come? Non sei fidanzato?" gli domandò ridendo sprezzante e accarezzando ancora Takeshi che lo implorava tirandogli la canottiera attillata. <<magari proprio questa sera.. che ne dici?>> Certo che per essere uno impegnato insisteva parecchio! Zen scosse ancora il capo "Stasera non posso" asserì serio riferendosi al tizio che sarebbe dovuto venire quella sera per farlo divertire un po'. <<zen, oggi è il mio compleanno, avevi detto che saremmo stati assieme!>> abbassò lo sguardo su Takeshi e poi lo rialzò sul nerboruto di fronte a lui. "Hai sentito? Stasera non si può" disse serio prendendo il piccolo per mano e allontanandosi in direzione del centro commerciale. Il giovane era troppo indeciso per i suoi gusti, ma non per questo non ne avrebbe approfittato! In ogni caso non era una mossa intelligente accordarsi davanti ad un sedicenne che ti aveva appena riempito di calci!
 
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Phemi
view post Posted on 21/3/2011, 22:35




CITAZIONE
"Hai sentito? Stasera non si può"

Takeshi annuì, gonfiando le guanciotte rosse come mele.. aveva vinto lui.. ma una cosa lo lasciava perplesso, il comportamento di Zen.
Sembrava che per lui fosse la quotidianità ritrovarsi a baciare persone in mezzo alla strada, facendo loro proposte che rasentavano i limiti della decenza.. e nemmeno si scusava con lui per averlo fatto assistere ad una scena simile.
Strinse la mano in quella del fratello maggiore, tanto più grande della sua e si allontanò, lasciando lo spasimante di Zen con un nulla di fatto e la bocca affamata decisamente asciutta.
Takeshi intanto stava macinando con la sua mente ancora un po' acerba e infantile.
<<Zen.. è così che ti comporti di solito con le persone?>> chiese sottovoce, alzando la testa verso di lui, prima di avvicinarsi ad un negozio pieno di peluches di ogni forma e colore.. lui adorava i conigli, ma anche le giraffe non gli dispiacevano.
<<Infilando la lingua in bocca al primo che ti capita senza battere ciglio?>> chiese acido, strizzando un polpastrello del fratello maggiore.
Forse lo aveva sopravvalutato e la sua prima impressione su di lui non era sbagliata.. era un poco di buono.
Insomma.. non era bravo a giudicare le persone e con Zen si era lasciato intenerire da quelle lettere e da quei regali, pensando che forse aveva sofferto molto per essersi dovuto separare da lui, il suo fratellino minore..
Invece sembrava che si fosse fatto tante conoscenze, che non soffrisse affatto di solitudine come aveva pensato.
Lasciò la mano di Zen e si portò davanti a lui, tra la vetrina e l'uomo, alzando il mento per poterlo guardare negli occhi <<Hai baciato anche me prima!! E.. non so perchè lo hai fatto, se lo fai perchè saluti tutti in quel modo.. ma è sbagliato! Probabilmente tu volevi solo farmi incazzare e ce l'hai fatta benissimo, ma mi fa schifo pensare che le affermazioni di nostra madre su di te erano vere!
Non ti vergogni nemmeno un po'? Ti comporti come.. come..
>> e come si comportava? Non sapeva nemmeno lui come definirlo..
Si accigliò, sbuffando appena mentre scuoteva il capo.
Non aveva ben capito perchè si stesse incazzando così, se perchè aveva capito finalmente che sua madre aveva ragione.. o per qualche altro motivo, fiducia mal riposta etc..
Probabilmente avrebbe fatto meglio a non mostrare il fianco a Zen.. non prima di conoscerlo bene almeno.
C'era da dire però che almeno la sua promessa l'aveva mantenuta, avrebbe passato la serata con lui.. però a Takeshi ora non andava troppo sinceramente.
Si era riscoperto deluso dal comportamento di Zen, che addirittura si dimenticava di lui, anche quando era stretto tra il suo corpo e quello del nuovo "compagno/sconosciuto".. accorgendosi di averlo quasi stritolato solo in un secondo momento.
<<Probabilmente ho preso un abbaglio pensando che fossi diverso..>> mormorò abbassando il viso.
 
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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 21/3/2011, 22:37




Osservò con la coda dell'occhio Kazuya allontanarsi. Sicuramente si sarebbe fatto risentire e la cosa non gli dispiaceva per nulla. Ricordava i suoi gusti a letto e, anche se non erano perversi come quelli del ragazzo della sera prima, -Dio! perchè non riusciva a ricordarsi il suo nome?- era piuttosto piacevole scoparselo. Aveva ben in mente il ricordo delle sue unghie che si incidevano a fondo nella sua schiena durante l'amplesso. Amava quei segni rossi sulla sua pelle e, come ad alcuni era successo, gli piaceva che rimanessero per sempre sotto forma di cicatrice. Era una delle tante piccole perverse cose che aumentava il suo orgoglio e la sua stima nei propri confronti. Era perfettamente conscio di essere un ottimo amante, ma ogni tanto aveva bisogno di conferme, più per vanagloria che per altro, e quando quelle malinconie lo prendevano si rimirava la schiena percorsa da quei graffi bianchi allo specchio e sorrideva. Chiunque lo conoscesse lo reputava un pazzo, ma non per questo gli girava alla larga. Zen era il classico bel tenebroso maledetto dai gusti feticisti e malati che riusciva ad ammaliarti con un solo sguardo. Maschi e femmine gli andavano a presso senza sosta (manco fosse la reliquia di un qualche santo portata in processione!) e l'unica persona che, per ragioni pratiche, aveva necessità di addomesticare lo trattava con incostanza e, se la situazione lo richiedeva, non si tirava certo indietro dal tirargli un calcio dalle palle. Il suo sguardo cadde su Takeshi, ancora stretto alla sua mano. Nonostante non si fosse ancora staccato dal fratello appena ritrovato, c'era qualcosa nella sua espressione che non avrebbe saputo ben identificare. Gli sembrava stesse riflettendo su chissà quale mistero del mondo, ma la cosa lo colpiva solo superficialmente. L'unica curiosità che poteva avere al riguardo era sapere se, al centro di quei vorticosi pensieri, ci fosse lui. Tornò a volgere il capo nella direzione dell'entrata del centro commerciale che nel frattempo, era sempre più vicina. La varcarono ancora mano nella mano e, proprio in quel momento, la voce del più piccolo gli fornì la risposta al suo amletico dubbio.
CITAZIONE
<<zen.. è così che ti comporti di solito con le persone?>>

Lo guardò un istante senza capire. Per lui, l'avvenimento di poco prima era già acqua passata, recente come la verginità di sua nonna. Seguì Takeshi dapprima con lo sguardo, poi gli si avvicinò anche fisicamente. Si era accostato alla vetrina di un negozio di pelouche e teneva lo sguardo fisso sugli animali pezzati in esposizione. Da quant'è che non osservo neanche per sbaglio uno di questi cosi? Bizzarro come, nella calma prima della tempesta, pensieri così banali e non attinenti al contesto si formassero naturalmente nella sua testolina da depravato. Tuttavia, la seconda parte della domanda del fratello giunse senza essere chiamata e accompagnata da una specie di pizzico al polpastrello che lo costrinse a prestargli attenzione.
CITAZIONE
<<infilando la lingua in bocca al primo che ti capita senza battere ciglio?>>

Un ghignò beffardo gli increspò il volto atono e, per un solo istante, totalmente inespressivo. Quindi era quello il punto! "Sei stato fortunato, Takeshi" gli rispose sghignazzando. Cosa si aspettava? Che solo perchè si erano riappacificati per qualche ora il suo passato e il suo presente mutassero? Zen non aveva mai ingannato nessuno sulle proprie preferenze e sui suoi gusti e modi di comportarsi. Non aveva mai mentito circa le proprie inclinazioni e non avrebbe certo cominciato col fratello! Per quanto fosse una persona subdola e capace di qualsiasi cosa, era innegabile la sua "genuità": detestava sopprimere anche un solo misero dettaglio della sua personalità e tutto ciò che faceva lo faceva alla luce del sole. I riflettori non glieli concedono. "Ciò a cui hai assistito è il meno" disse quasi ridendo. La totale ignoranza del sedicenne nel campo in cui era più ferrato lo sconvolgevano e divertivano al contempo. Insomma, lui alla sua età godeva già di una discreta fama e non aveva problemi ad andare anche con uomini più vecchi di lui, ma senza alcuna spina dorsale. Quelli, come i graffi sulla schiena, erano l'ennesimo motivo di orgoglio per lui. Si sentiva un dio quando li possedeva e seviziava, incitato dalle loro grida di piacere e dolore confusi insieme al contempo miste agli ansimi. Col tempo, la sua passione per quel genere di uomo era in parte scemata, ma ricordava bene il senso di potenza e invulnerabilità che lo avvolgeva in quei momenti. Al pensiero sorrise. Beata gioventù! La sua mano venne lasciata e lo sguardo di Takeshi si fece così insistente che mise da parte le sue nostalgiche riflessioni per concentrarsi su di lei. L'espressione era ora mortalmente seria e... ferita? Non avrebbe saputo dirlo con certezza, ma gli sfuggiva il passaggio che aveva portato a quel momento dopo la situazione idilliaca di poc'anzi.
CITAZIONE
<<hai baciato anche me prima!! E.. non so perchè lo hai fatto, se lo fai perchè saluti tutti in quel modo.. ma è sbagliato! Probabilmente tu volevi solo farmi incazzare e ce l'hai fatta benissimo, ma mi fa schifo pensare che le affermazioni di nostra madre su di te erano vere!
Non ti vergogni nemmeno un po'? Ti comporti come.. come..>>

Zen sospirò. Ancora il piccolo si permetteva di riprenderlo sul proprio stile di vita. "Come un puttaniere?" concluse per lui fissandolo dritto negli occhi ora alteri e fieri. "Hai finito di farmi la paternale o pensi di continuare ancora per molto a dire a tuo fratello, più grande di te di ben 12 anni, cosa sia giusto o sbagliato?" Gli dava sui nervi. Dopo tanto tempo lontano dalla sua famiglia, aveva dimenticato cosa significasse avere delle responsabilità di tipo etico e morale e di come fosse denigrante essere ripresi per le proprie scelte. Peggio ancora se le accuse erano mosse da un moccioso ignorante riguardo ciò che criticava. Sapeva di aver avuto la sua buona dose di colpe, cosa che comunque non gli andava di ammettere, ma sentirsi dire che il suo modo di comportarsi non fosse corretto proprio non l'avrebbe tollerato. Si era cresciuto da solo e sempre da autodidatta aveva trovato il modo di adattarsi allo schifo di mondo nel quale era capitato. Tutto ciò che l'aveva portato a quel momento era stato frutto di una sua scelta personale che non avrebbe permesso a nessuno di criticare. Tantomeno da una persona allevata da quei due bigotti dei genitori! I suoi occhi non si erano spostati un solo secondo da quelli di Takeshi che, come preda di una delusione troppo profonda da sopportare si erano abbassati.
CITAZIONE
<<probabilmente ho preso un abbaglio pensando che fossi diverso..>>

Ascoltò il suo sussurro con un sopracciglio alzato. Possibile che proprio non ci fosse il modo di farsi accettare da lui per quello che era? Non che se ne preoccupasse, il parere degli altri non l'aveva mai interessato dopotutto, ma una minima parte di lui voleva che le cose potessero quantomeno trovare un equilibrio. Alla fine, avrebbero dovuto convivere almeno fino alla maggiore età di Takeshi, a somme fatte si parlava di due anni esatti, tanto valeva passarli quantomeno nella rassegnazione e nella pacifica accettazione l'uno dell'altro. "Probabilmente dovresti conoscermi prima di elargire giudizi come se fossi il capoccia che ci costringe a stare insieme" disse serio, tuttavia senza nascondere un sorrisetto divertito. Cazzo avesse da ridere in quel momento non lo sapeva nemmeno lui. "Come hai detto tu stamattina, io e te non sappiamo praticamente nulla l'uno dell'altro. Dalle minuzie alle cose fondamentali. Hai appena avuto la dimostrazione pratica del mio modo di salutare le persone che hanno avuto una qualche relazione intima con me. Tienilo a mente e vedrai che la prossima volta non ti sconvolgerà più così tanto" Perchè ci sarò sicuramente un'altra occasione, Takeshi! avrebbe voluto aggiungere, ma alla fine optò per tenere semplicemente la bocca chiusa. Non si mosse dalla sua posizione e gli tese una mano "Continuiamo il giro? Se non sbaglio ci sono un regalo da comprare, una torta da assemblare e una cucina da far esplodere in programma per oggi" asserì tranquillo aspettando che il fratello decidesse il da farsi. Non era del tutto sicuro di averlo convinto completamente, ma credeva nelle sue parole e nella propria "innocenza".
 
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Phemi
view post Posted on 21/3/2011, 22:42




Un sorriso. C'era da stupirsi per quanto un semplice gesto, un movimento spesso involontario dei muscoli facciali, un qualcosa che avrebbe dovuto trasmettere tranquillità e serenità in quel momento lo stesse letteralmente facendo ribollire dentro. Perchè in effetti, visto dal suo punto di vista, quel sorriso, anzi ghigno, era una mera presa per il culo.
Un sottile quanto eloquente spiraglio nei pensieri del fratello, aggiuntosi alle sue parole, irritanti, potè confutare. Gli occhi, solitamente enormi e dolci, si assottigliarono mutando in due piccoli sorrisini, anche se rivolti nel verso sbagliato Chiunque conoscesse il piccolo Takeshi abbastanza bene, poteva ben comrpendere quanto gli desse fastidio quel genere di discorso.
Si perchè odiava, da morire, le persone che percependo che qualcosa di loro infastidiva gli altri, perseveravano nel farlo, nonoastante la scelta contraria non fosse di per se un grosso peso per loro. Ovvero, quanto costava a Zen evitarsi effusioni simili davanti a lui? Ok, avrebbe "potuto vedere di peggio" <<Ma avresti anche potuto risparmiarmelo.>> disse secco, scuotendo la testolina chiara.
Aveva ragione no? Dopotutto Zen doveva prendersi cura di lui, cercare di "censurare" possibili pensieri e fantasie dalla testolina del più piccolo, continuare nel protare avanti l'educazione ferrea e pura che gli avevano inculcato i suoi genitori, con sani valori e principi, primo di tutti quello del "il mio corpo è un tempoi e come tale deve rimanere immacolato e sempre pulito"; non scioccarlo nel giro di pochi istanti con realtà che mai lo avevano sfiorato.
Era cresciuto nella bambagia il piccolo Takeshi, che per quanto potesse suonare male alle orecchie di qualsivoglia ascoltatore, era pur sempre vero.
Non sapeva nulla dello schifo che in realtà lo avvolgeva, ogni cosa per lui era perfetta nella sua "disarmonia", idilliaca probabilmente, e riscoprire invece cose tanto.. >w< strane e anche brutte all'apparenza, lo confondevano.
Si perchè, se da un lato il bacio che gli aveva dato suo fratello era stato "piacevole", dall'altro, non sapeva perchè, ma tutto ciò gli era sembrato sconveniente, sporco, ma soprattutto, tremendamente scandaloso, tanto che non poteva pensare lucidamente ad una cosa simile! Un bacio!! Insomma.. un bacio!! Cazzo!!
Probabilmente con questi pensieri gli uscirono quelle parole, plasmate dalla bocca di una donna ormai defunta, inchiodate nel suo cervello quando nemmeno ben sapeva che cosa volessero dire.
La risposta con la quale Zen concluse il discorso iniziato da lui lo stupì.. o forse lo lasciò interdetto.. comunque non la comrpese a fondo.
CITAZIONE
"Come un puttaniere?"

Inarcò un sopracciglio, perfetto e biondo, sottile, delicato, che perfettamente si sposava con la figura esile di Takeshi che alzò il musetto verso Zen, spalancando appena la bocca.
<<Puttaniere?>> e qui la domanda sorse spontanea nel piccolo laghetto cheto della sua mente.. che cazzo era un puttaniere? O-o Eh si, perchè come dicevo, ciò che gli era appena uscito dalla bocca era la replica perfetta delle parole della madre, quindi un concetto non elaborato da lui, ma da un'altra persona che poi ci si era impegnata con tutta se stessa nell'inculcarglielo a forza.
Storse la bocca, mostrando i denti mentre l'indice saliva a grattargli la guancia <<Aah..>> mugugnò vago, come a ricercare un significato di quella parola nel suo cervello <<forse.. si?>> e tornò a fissarlo, facendo finta di esser certo di ciò che significasse quella parola e quindi etichettando il povero Zen con essa. Insomma se l'era dato da solo del puttaniere, qualsiasi cosa fosse. u,u
Ma lo sguardo del fratello lo fece vacillare per qualche secondo, soprattutto le sue parole gli diedero da pensare.
Si presupponeva che, in effetti, avendo Zen 12 anni più di lui, dovesse essere più "maturo", più esperto di vita e quindi esser conscio di ciò che stava facendo, no?
Era plausibile come ipotesi.. ma non lo soddisfaceva, perchè a sua detta ciò non avveniva affatto..
<<A quanto pare l'età fisica non concerne anche quella celebrale! Se tu avessi realmente 12 anni più di me, anche mentalmente, di sicuro mi eviteresti cose come.. come.. aargh, che schifo nemmeno oso dirlo!>> due che si baciavano <,,< orroreee °A° <<Quindi mi sembra giusto e ovvio che ti rischiari un po' le idee! Anche se sono più piccolo di te ho già ben chiaro ciò che si deve e non si deve fare! Ho ricevuto una disciplina ferrea. Corpo e spirito temprati dal karate e dagli insegnamenti di mamma e papà>> e si soffermò un secondo su quel pensiero, mordendosi il labbro inferiore al ricordo dei due defunti <<indi per cui.. sono il più qualificato per farti la paternale e>> lo rpese per la maglietta, tirandolo giù con forza, ticchettando l'indice sulla sua fronte come si fa con un bambino che non vuole capire <<dovrei inculcarti un po' di sana disciplina in questa testa calda che ti ritrovi! Sei manesco>> ok, lo era anche lui ma <,,< dettagli <<parli in maniera troppo colorita e fai cose assolutamente indecenti per strada! Con tuo fratello davanti!! Capisci?? Ok, da oggi si cambia registro! Seguirai i miei insegnamenti!>> disse secco, voltandosi dall'altra parte, con le braccia incrociate al petto.
Che fosse stato troppo duro? Naah, non si finiva mai di essere rigidi con uomini come Zen, un po' di sana disciplina e sarebbe diventato un ragazzo a modo, con la testa sulle spalle e un alvoro, forse, decente! A.. ma poi che lavoro faceva quello? Non era sicuro di averglielo chiesto..
Quando tornò a guardarlo, sussurrando che forse aveva malriposto le sue "speranze" e abbassò lo sguardo e lo stesso fece con la voce, si rese conto probabilmente di aver ferito in qualche modo suo fratello..
O magari si sbagliava.. non gli tornò in effetti quel suo modo di fare stranamente comprensivo, nonostante avesse esordito con parole decisamente intelligenti, ma anche taglienti, almeno gli sembrò di cogliere una certa volontà difendersi ma anche attaccare in quel discorso.
Osservò la mano che Zen gli tendeva per qualche istante, indeciso sul se prenderla o meno, quando alla fine sbuffò, passò oltre senza prendergli la mano, mettendosi entrambe le braccia dietro la testa.
<<E sia.. ma non voglio regali. Mi basterebbe che tu ti comportassi in maniera decente..>> o che gli facesse capire che cosa gli piaceva in quella vita che sembrava, nonostante ancora ne avesse assaggiato solo la punta dell'Iceberg, così sregolata.
Gli era bastato poco per capire che erano agli antipodi.. ad iniziare dalle sue "attenzioni" poco gentili quando era arrivato a casa, fino a quell'incontro.. anche se, per quei pochi istanti in cui erano rimasti "tranquilli" assieme, seduti uno sulle ginocchia dell'altro, si era sentito bene, come in pace con il mondo, convinto di poter in qualche modo riprendere un rapporto altrimenti insaldabile.
Si fermò assaporando quell'idea, un'idea basata su una frivolezza infantile. Ovvero si cheise come sarebbe stata la sua vita con Zen a crescerlo, come avrebbe dovuto fare un qualsiasi fratello.. sarebbe stata diversa? Mento imbottita di bambagia ma forse più.. adatta a lui?
Fermandosi a pochi passi dal rosso gli passò davanti l'immagine di lui in una versione bislacca di Zen, vestito con i medesimi accessori, il medesimo sorriso sulle labbra, quell'aria da incurabile "cattivo ragazzo", misterioro e.. con un pizzico di qualcosa che non riusciva a comrpendere.. chissà come sarebbe stato?!
Si voltò vero il fratello, osservandolo a fondo.. il contrario, cioè una contaminazione di Zen da parte di Takeshi non ci sarebbe mai stata, era geneticamente impossibile. Si chiedeva anche come fosse venuto fuori uno come lui dopo un ragazzo come Zen.
Si avvicinò, alla fine gli prese la mano, lo tirò con forza e lo costrinse ad entrare nel supermercato, scapicollandosi per raggiungere subito la zona desiderata.. ovvero quella dei dolci.
 
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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 21/3/2011, 22:43




Non riusciva davvero a capire perchè Takeshi se la prendesse tanto. Per lui era la normalità, semplice routine quotidiana che gli piaceva mantenere tale. Non era un segreto per nessuno e non lo sarebbe stato nemmeno per suo fratello. Dopotutto, non aveva visto ancora niente. In una qualche maniera avrebbe annullato, seppure a malincuore, l'incontro di quella sera ma non avrebbe potuto rimandarlo per sempre. Neppure lo voleva! Aveva accettato, controvoglia e con fatica, la custodia di Takeshi e gli aveva addirittura liberato dello spazio in camera, ma era chiaro che ci fossero delle "regole" nella vita di Zen che non avrebbero subito un mutamento per qualcosa come l'arrivo di un inaspettato inquilino. Nemmeno nel malaugurato caso in cui l'ospite fosse stato il suo fratellino di sedici anni totalmente ignorante sul mondo a causa dell'educazione quasi clericale impostagli dai genitori. Non gliene fregava niente della loro stupida dottrina, delle loro convenzioni e tradizioni. Niente di tutto questo aveva mai rappresentato per lui qualcosa di importante o sincero. Se ne era andato di casa a 12 anni e aveva trovato da solo il modo di cavarsela, non aveva avuto bisogno di loro per un solo secondo aveva sempre trovato il modo di contare solo su sè stesso e tutto quello che aveva ora lo doveva ai suoi sforzi. Solo a quelli. La sua vita sregolata era un'altra delle sue scelte, decisioni importanti che troppo presto si era ritrovato costretto a prendere. Aveva agito sempre sotto coscienza e si era concesso eccessi, ma non abusi. Non si era mai comportato in modo sconveniente in situazioni delicate, certe ciò che aveva fatto era certamente da considerarsi preoccupante, ma non aveva mai fatto nulla che andasse contro le effettive aspettative dei suoi partner. Spesso non aveva rispettato qualche no ricevuto in intimità, ma mai nessuno si era lamentato... chiaro segno che il rifiuto era una bella farsa. Come ogni cosa, alla fine. Perfino quella situazione aveva un che di ridicolo e paradossale. Un moccioso che riprendeva un adulto! No, davvero quello non poteva accettarlo, ma Takeshi non sembrava capire l'assurdità della cosa e perciò continuava imperterrito. Convinto delle proprie ragioni. Se non fosse stato troppo impegnato a farsi valere, si sarebbe accorto di quella somiglianza fra loro: erano più testardi di un ciuco! Il piccolo continuava ad insistere su quanto sbagliato e poco consono fosse il suo comportamento e Zen se ne sbatteva. Facendo spallucce e ridacchiando. Quella era la sua natura, il suo essere, la sua prima essenza, come poteva risparmiargliela. Sospirò affranto. Si prospettava una convivenza veramente dura, più di quanto si sarebbe mai aspettato. Credeva di accogliere in casa un piccolo nerd brufoloso e frustrato, invece aveva una piccola peste che non coglieva l'equivocità nemmeno nel succhiare una banana! "Takeshi" esordì nuovamente, sperando di essere più chiaro. "Ciò che è appena successo fra me e Kazuya, che ti piaccia o no, è destinato a riaccadere con molte altre persone diverse. Il tuo parere, o quello dei due esaltati che ci hanno messo al mondo, non intralcerà il normale proseguire della mia vita. A me sta bene comportarmi come faccio e tu devi metterti nell'ordine di idee che questo è solo il meno, uno scarso e deludente anticipo. Fidati" aveva concluso fissandolo. Non sapeva quanto avrebbe effettivamente capito il ragazzino, era così innocente e puro. Probabilmente, non conosceva nullo a livello sessuale e non doveva avere molte idee su come esso si svolgeva. Ancora si ricordava i discorsi sul sesso dei suoi genitori, sempre più numerosi e fantasiosi dopo che era stato scoperto a seviziare e scopare un altro ragazzo, erano quanto di più divertente gli venisse in mente. Loro così restii a parlarne, mentre lui si coltivava già le sue esperienze che di casto non avevano nemmeno l'odore. Forse era vero, come Takeshi aveva implicitamente confermato, che era un puttaniere. Amava riempire le persone col proprio focoso essere e non tornava mai indietro per il bis. Era successo solo rare volte, proprio quando il bisogno di un culo caldo da farcire come la ciambella di un qualche grasso poliziotto in servizio si era fatto sentire prepotente e deleterio. Tuttavia, che rispondesse o meno alla definizione di "puttaniere" non gli importava minimamente. Poteva esserlo come no che a lui bastava farlo e aggiungere sempre nuove perversioni ai suoi eccitanti giochini. Si esaltava quando in negozio arrivavano dei nuovi prodotti, ciò gli dava la possibilità di valutare meglio le funzionalità dell'oggetto in questione e soprattutto di ricevere notizie circa lo stesso da clienti che ne erano già impossesso. Decisamente, il suo lavoro rispecchiava in pieno la sua personalità e le sue attitudini in genre. Quasi gli venne da ridere quando pensò a quando avrebbe detto a Takeshi dov'era impiegato. Tuttavia, visto l'andazzo della giornata, temeva gli avrebbe dovuto spiegare cosa fosse un sexy shop e probabilmente ciò gli avrebbe portato via ben più di qualche minuto. Suo fratello aveva largamente dimostrato di essere un completo ignorante in materia e la cosa lo divertiva assai. In ogni caso, non gli ci volle molto che la sua espressione tornasse seria e vagamente infastidita. Non tollerava che qualcuno si permettesse di dargli ordini o di criticare ciò che da solo si era costruito. Quella era la sua vita e non la divideva con nessun altro, non doveva dar conto a nessuno e soprattutto non l'avrebbe cambiata per nessuno. Quello era semplice, ma chiaro come acqua di sorgente. Peccato che Takeshi non fosse per niente d'accordo e perseverasse con quella mentalità bigotta che, ne era sicuro, doveva essere opera di quell'hacker di loro madre. La donna non capiva nulla di computer, ma con suo fratello aveva fatto davvero un ottimo lavoro e gli aveva installato il proprio impeccabile sistema operativo fin dalla nascita. Era convinto che, grazie a quel diabolico chip nel cervello, ogni volta che il ragazzino avesse provato a disubbidirle o a commettere qualcosa appena un po' fuori dall'ordinario avrebbe ricevuto la scossa. L'intensità sarebbe stata proporzionata alla pena, proprio come un eccellente Minosse avrebbe assegnato il dosaggio giusto di elettricità nel corpo ad ogni malefatta. Se quel trattamento fosse toccato a lui dubitava che avrebbe superato i dieci anni di vita e comunque, anche nel caso che un miracolo l'avesse portato fino ai dodici, sarebbe morto il giorno della sua prima volta o della seconda, tempestivamente interrotta da quella pia donna che l'aveva generato. Al ricordo gli scappava da ridere, ma si trattenne. Gli succedeva sempre. Anche quel giorno. Sua madre aveva aperto la porta, aveva urlato e lui non si era trattenuto dal ridere a crepapelle. L'altro ragazzo, rosso in volto, non appena era stato in grado di andarsene l'aveva fatto con la coda fra le gambe. Sì, era stato decisamente divertente osservare il viso dolce, ma severo di sua madre diventare paonazzo e gonfiarsi tanto che aveva pensato sarebbe scoppiato. Portò lo sguardo su Takeshi che stava ancora parlando. Quell'episodio estremamente divertente era stato la causa del suo definitivo e prematuro abbandono del nido e del piccolo che, per lo stesso motivo, tanto lo detestava. Sospirò, ma ciò che udì gli strappò tutte le risate che aveva trattenuto poc'anzi.
CITAZIONE
<<a quanto pare l'età fisica non concerne anche quella celebrale! Se tu avessi realmente 12 anni più di me, anche mentalmente, di sicuro mi eviteresti cose come.. come.. aargh, che schifo nemmeno oso dirlo!>> <<quindi mi sembra giusto e ovvio che ti rischiari un po' le idee! Anche se sono più piccolo di te ho già ben chiaro ciò che si deve e non si deve fare! Ho ricevuto una disciplina ferrea. Corpo e spirito temprati dal karate e dagli insegnamenti di mamma e papà>><<indi per cui.. sono il più qualificato per farti la paternale e>> <<dovrei inculcarti un po' di sana disciplina in questa testa calda che ti ritrovi! Sei manesco>> <<parli in maniera troppo colorita e fai cose assolutamente indecenti per strada! Con tuo fratello davanti!! Capisci?? Ok, da oggi si cambia registro! Seguirai i miei insegnamenti!>>

Quelle risate gutturali e fragorose erano decisamente la via giusta per prendersi un altro calcio nelle palle, ma non gli riusciva davvero di trattenersi. Era serio? Si calmò un attimo e lo fissò negli occhietti affilati ed estremamente duri. Le braccia conserte al petto e un'espressione risoluta. La risposta affermativa che da solo si diede lo fece ridere ancora più forte. Troppo divertente! "Ma sentitelo!" esordì non appena si fu ripreso quel tanto che bastasse per parlare con un tono chiaro e non rotto da spasmi di ilarità. "Come se fossi io l'unico manesco qui!" esordì scherzosamente, per poi parlargli seriamente a sua volta. In fondo, almeno quello glielo doveva. Erano fratelli, ma non si conoscevano affatto. Avevano passato troppo tempo distanti e, soprattutto, Takeshi aveva assorbito gli insegnamenti da bravo puritano di sua madre e ciò li rendeva più differenti che mai. Zen si era fatto le sue esperienze. Aveva sbagliato e si era rotto la testa da solo, l'altro aveva vissuto fino a quel momento coccolato e riverito e tutta la realtà del mondo gli era giunta modificata e terribilmente ovattata. Ora ci era dentro e il maggiore non era proprio sicuro che se la sarebbe potuta cavare. Non senza una mano. Arto che, per legge dettata da quell'irremovibile giudice, sarebbe dovuto essere il suo. Nell'attesa che l'occasione si presentasse, dal momento che non si era accorto che accoglierlo in casa e occuparsi di lui era già quel tipo di occasione, gliel'avrebbe tesa veramente e non in senso figurato. Tuttavia fu costretto, almeno in un primo momento, a ritrarla visto che il piccolo non sembrava per niente intenzionato a prenderla. Si mise a seguirlo, le mani in tasca e un'espressione atona in volto. Tutto quello era così strano. Fissava Takeshi, ma non c'era segno visibile di attività cerebrale in corso. In realtà, i suoi pensieri vorticavano senza sosta. Non riusciva davvero a credere che, dopo tutti quegli anni passati lontani e in un'indifferenza assoluta e obbligata, ora si ritrovassero insieme, costretti a convivere e a conoscersi in modo da potersi sopportare a vicenda. Aveva già avuto modo di farsi un'idea molto approssimativa di lui. Dal contenuto della sua sacca doveva essere uno studente diligente e amante della lettura... Non vedeva le somiglianze neppure nelle unghie dei piedi! Era terribilmente ingenuo e totalmente fiducioso nei confronti del mondo e ciò, nonostante l'età, faceva di lui ancora un bambino. Zen non ricordava perfettamente i propri sedici anni, ma sapeva che erano stati diversi. Non andava a scuola, ma lavorava per vivere e abitava in un centro d'accoglienza. Se ne sarebbe andato da lì in capo all'anno, quando finalmente avrebbe guadagnato abbastanza soldi per permettersi un appartamento decente. Lo stesso in cui ancora viveva. Aveva sempre lavorato sodo e non si era mai lamentato, non aveva mai ricevuto sconti o goduto di lussi particolari. Ciò che aveva era tutto merito suo e ne andava fiero ed orgoglioso, forse anche per quello gli dava tanto fastidio essere ripreso sul proprio stile di vita. Mentre era perso in tali pensieri, Takeshi tornò indietro e gli prese la mano trascinandolo nel reparto dei dolci. Si guardò intorno confuso. Cosa diamine serviva per fare una torta? Bella domanda. Così nuova per lui. Non se l'era mai posta. "Allora?" chiese a sua volta al fratello, inarcando un sopracciglio. "Cosa ci serve?" puntualizzò aspettando ordini.
 
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Phemi
view post Posted on 21/3/2011, 22:46




E di nuovo, un mare di risate lo avvilupparono. Iniziava a pensare che risate e sorrisi fossero le uniche due facce della medaglia di quello Zen tanto ostico per lui.. eppure era certo ci fosse altro sotto quella coriacea armatura, qualcosa da lucidare, da rendere splendente e degno di nota.
Sua madre gli aveva sempre insegnato che nessuno è un "cattivo uomo" o un pessimo elemento.. ci sono solo insegnamenti sbagliati e strade sbagliate.. Zen per quanto fuori dall'ordinario fluire della vita, doveva essere esattamente come gli altri. Nessuna eccezione, nessun numero virgolato, nessuna frazione.. solamente un puntino in quella valle di disperati che camminavano sul mondo. Probabilmente per questo si limitò a scuotere le spalle e ad abbassare gli occhi e il suo "volo pindarico" sulla vita di Zen si interruppe li, a metà delle sue congetture.
Non ci voleva un genio a capire che, nonostante si riempisse la bocca di tante belle parole, Takeshi aveva paura di conoscere a fondo Zen.. paura probabilmente di doversi ricredere ancora.. o più semplicemente paura di affezionarsi ad una figura che non rispecchiava i suoi canoni di vita..
Questo era già più "plausibile", per quanto contorto e stupido.. eppure già si ritrovava a pensare a come sarebbe stata la sua vita con il fratello a fianco, a che genere di influenze l'uomo avrebbe potuto avere su di lui..
Sarebbe stato felice? Beh, in una situazione mentale diversa, probabilmente si. Ma come porsi tali domande se era ovvio, e chiaro, che non poteva, ora come ora, ripercorrere quelli che sarebbero stati i suoi passi se Zen fosse stato nella sua vita anche solo un decimo in più di quello che non aveva fatto.
Insomma.. non si costruisce nulla con i "se" e con i "ma" e questo Takeshi lo sapeva, fin troppo bene. Era sempre andato avanti, cocciuto come un mulo, e aveva sbattuto varie volte nell'impalcatura delle sue convinzioni, ma mai si era voltato indietro a chiedersi che cosa sarebbe successo se non avesse fatto la tal cosa.
Ora invece, per quel rosso dall'aria vissuta, stava ripercorrendo la sua vita a ritroso, aggiungendo quel tassello mancante per cercare di comprendere che peso avrebbe avuto nella sua esistenza quell'unico pezzo.
Rifiutò quella mano che gli sembrava volerlo tirare in quella nuova realtà, almeno all'inizio, per poi riprenderla successivamente, sviando ad inutili commenti ai quali non si voleva lasciare andare.
Perchè lo aveva fatto? Sinceramente, nemmeno lui lo sapeva con chiarezza. Forse per tutta la confusione che aveva in testa, forse per quell'insolita serie di meccanismi che si stava attivando per grazia o colpa di Zen.
Stava rivalutando se stesso, la sua vita intera.. non per chissà quale strampalata teoria.. ma solo per quell'unico imput, per quella casualità che gli era capitata. Era un'anomalia, come una cellula difettosa all'interno di un organismo che, di punto in bianco, manda in tilt l'intero ingranaggio. Il cosìdetto "sassolino nella scarpa", quello per il quale sei costretto a fermarti, magari a ridosso di un pericoloso incrocio, scampando ad uno scontro frontale con il primo metrobus che ti taglia la strada, il cui guidatore, per certo, ha litigato con la moglie e ora sta cercando di raccogliere i cocci in una lunga telefonata al cellulare.
Ecco cos'era Zen.. un'anomalia nel codice "genetico" della sua vita.
Sospirò a quel pensiero, mentre stringeva le piccole dita sulla mano del più grande, testandone la ruvidezza, segno che comunque era un uomo che si era dato da fare. Mani grandi e forti, ruvide, di certo non potevano appartenere a un mantenuto o a un nullafacente. Ecco un punto a favore di suo fratello maggiore.
Altro punto? Beh.. sembrava essere sinceramente preso da quella faccenda del compleanno, tanto che si stava dando da fare per lui, senza lamentarsi in quel momento, mentre indugiavano nel reparto dolci del supermercato.
<<Non so..>> mormorò, rialzando il viso. La sua testa stava macinando troppi pensieri. Confuso, passò al vaglio ogni prodotto sulla scaffaliera bianca, con piccoli batuffoli di polvere a colorarla <<penso.. per fare una torta.. ci voglia la farina.. e.. mh, acqua?>> e poi che altro?
Era la madre di solito che gli faceva torte, biscotti e altre delizie simili. Come non fosse diventato un piccolo botolo rotolante lo doveva solo al fatto di essere un grosso appassionato di karate.
<<Mamma mi faceva sempre delle torte buonissime.. alle carote, alle fragole.. al limone..>> sussurrò, riabbassando gli occhi che si velarono appena.
Dopo quel "torrente" di novità che gli si era riversato addosso, tra un appello in giudizio e l'altro, non aveva avuto modo di "elaborare il lutto". Non aveva nemmeno avuto troppo tempo per pensare al fatto che ora, anche se con Zen, era pur sempre solo.
Le persone che lo avevano cresciuto se ne erano andate. Assurdo pensare al fragile equilibrio che si era rotto. Dai per scontate tante cose nella tua vita e poi, senza troppe cerimonie, la scontatezza diventa mancanza, perchè tutto ti viene strappato, prima o poi. Solo ora se ne rendeva conto, mentre stringeva con più forza la mano di Zen e la bocca rosea si stirava appena. I muscoli si irrigidirono alla base del collo, segno che stava probabilmente per cedere, quando entrò in suo aiuto il suo orgoglio, murando gli occhi, impedendo al piccolo Takeshi di piangere.
Inspirò profondamente, costringendosi a pensare ad altro. Lasciò la mano del fratello per avvicinarla allo scaffale, allungandosi verso una scatola dal "contenuto già pronto" per torte.. saltellò, dal moento che non ci arrivava e poi se la fece cadere addosso, dandogli, mentre saltava, qualche colpetto per smuoverla dalla sua posizione.
Cadendo lasciò un segno più scuro sullo scaffale, punto in cui sostava e nel quale era impossibile che la polvere si formasse.
<<Allora.. qui dice.. latte, uova, lievito, farina, vaniglina.. <,,< cos'è la vaniglina?>> scosse la testa <<Scorza di limone grattuggiata.
...
Tutta questa roba solo per l'impasto??
>> sbottò, spalancando la bocca.
Per la farcitura invece non c'era scritto nulla.. eppure sulla confezione c'era una bella torta farcita al cioccolato, panna e fragole.. qualcuno l'aveva farcita no??
Mica la mettevi in forno con un'improbabile forma e ti usciva così figa!
<<Tu sai come si farcisce una torta, vero?>> chiese. E anche se glielo aveva appena domandato aveva seri dubbi sul fatto che Zen lo sapesse. Aggrottò la fronte, voltandosi a destra e sinistra alla ricerca di qualche commessa/o, quando trovò una bella donna sulla trentina, che stava rimettendo a posto alcuni pacchi di zucchero.
Le si avvicinò <<Mi scusi..>> chiamò, attendendo pazientemente che la donna si voltasse a guardarlo.
I biondi capelli ricaddero sull'esile spalla mentre si piegava per poter osservare quel ragazzo che la stava interpellando.
<<Dimmi.>>
<<Dove trovo la roba per farcire una torta?>>
O_O la commessa lo guardò per qualche secondo e poi alzò l'indice.
<<La trovi qui..>> disse con una nota di ovvietà nella voce.
=_= Bene.. ora erano di nuovo al punto di partenza.
Si voltò di nuovo verso Zen, posando la scatola che aveva ancora tra le mani, in quelle del fratello e.. cominciò a far manbassa di roba. Fecola di patate, farina, zucchero, semolato e non, uova, latte, cioccolato, cannella, zuccherini, vaniglia in stecche, zucchero a velo, coloranti (una svagonata di coloranti, candeline, coniglietti di zucchero, cagate per i compleanni, lievito di ogni tipo..
Alla fine, soddisfatto, guardò gli scaffali mezzi vuoti +w+ si, così poteva andare. In qualche modo potevano fare una torta.
<<Dici che ci vuole anche una terrina?>> chiese poi infine, preso da un raptus geniale, mentre si massaggiava il mento ancora morbido, privo di peluria.
 
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