La magia è una dote di famiglia... basta guardare la madre!, RaymondXAlien

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view post Posted on 23/3/2012, 02:21
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Non si aspettava che gli regalasse il lettore, però sorrise.
"Non serve, davvero comunque grazie. Ho fatto solo quello che pensavo giusto."
Soprattutto per lei, in fondo non ci vedeva niente di male ad essersi preso una cotta per lei, almeno non più. Era stato difficile ammettere con se stesso che MaryLi Winchester gli piaceva parecchio ma ormai ammetteva che era proprio così. Annuì ancora alla sua proposta per portargli i compiti e tutto.
"Finisco alle sei... turno lungo."
Avrebbe fatto anche le pulizie, sperava andasse tutto bene in seguito, lo sperava davvero. La salutò aspettando che uscisse prima di tornare nella propria stanza ed infilarsi nuovamente a letto, addormentandosi dopo pochissimo, era stanco morto e niente gli avrebbe impedito di dormire ancora, cosa che fece quasi immediatamente, crollando nel mondo dei sogni.

Era tornato a casa per aiutare sua madre, voleva assicurarsi che tutto andasse per il meglio, di certo non si aspettava che Samael gli si avvicinasse in quella maniera. Tutto in lui sperava che fosse la verità, che suo padre volesse davvero scusarsi ma fu lo sguardo di sua madre che lo convinse che non era così. Si morse un labbro abbassando lo sguardo sul pavimento, tutto gli ricordava che quello non era il suo papà, quello che non preferiva nessuno anche se lui pensava il contrario, il papà che gli raccontava le storie.
Scosse la testa rialzando lo sguardo nel suo.
"Parlerò con te quando vorrai davvero farlo, adesso è inutile visto che lo stai facendo solo per fare contento la mamma, non sforzarti tanto, non ti riesce per nulla bene. Tranquillo, tanto MaryLi sta a casa domani... e si, io sono il suo gemello... come dice Lilith una su due ti è riuscita bene, non fingere che adesso tu non la pensi nella stessa maniera. Mio padre è molto meglio che te! Ed anche se in fin dei conti sei sempre tu, prima non avresti mai fatto una cosa del genere, non mi avresti trattato così, non lo hai mai fatto. Parlerò con te solo a condizione che tu non mi guardi come un essere mal riuscito e dubito che ci riuscirai tanto presto... Il te in versione principe degli inferi mi fa proprio schifo papà, ti preferisco quando agli occhi di tutti i demoni sei solo un coglione... adesso non mi avvicinerei nemmeno a te se non fosse per mamma, non dopo ieri sera, mi dispiace. Dopo devo parlare con il nonno."
No, non riusciva davvero a trattenersi mentre correva su e si chiudeva in bagno, aveva sentito sua madre chiamarlo con voce dura, probabilmente non gli era piaciuto per nulla quella risposta e lo avrebbe sgridato ancora, lui si sarebbe sentito ancora peggio ma era proprio perchè si sentiva male che aveva parlato in quella maniera. Rivoleva il suo vecchio papà, quello che guardava mamma come se fosse la cosa più bella del pianeta, che lo trattava come se fosse cristallo per paura di fargli del male e che gli scompigliava i capelli tutte le volte che passava e lui era seduto a tavola o sul divano, ridendo appena quando gli diceva che non era più un bambino... insomma, il papà a cui voleva davvero bene e non quello... quello era un demone ringhiante che aveva faticato a non farlo anche prima e che faceva stare male la sua mamma.
Si lavò in fretta prima di asciugarsi e rivestirsi in fretta, scendendo velocemente nella camera del nonno, chiudendosi la porta alle spalle. Jhon non era lì ma lo avrebbe aspettato di sotto, non sarebbe sceso nessuno.

Sospirò passandosi una mano sugli occhi, Alien sembrava davvero ferito da quello che stava succedendo, Sam però non ne aveva colpa, la colpa era stata solamente sua, non era riuscito a tenere a freno la lingua con Lilith.
Guardò Sam sorridendo stancamente, aveva provato a fermare Alien ma sapeva che purtroppo quel lato del suo carattere lo aveva preso da lui, erano entrambi dei testoni che nascondevano in quella maniera il dolore.
"Grazie per averci provato, Sammy... Ti chiedo scusa per lui ma sta male, purtroppo ha preso da me in queste occasioni. Non è un cattivo ragazzo ma gli manchi..."
Sussurrò facendogli segno di andare in cucina, aveva bisogno di mangiare e poi avrebbe messo a posto il divano.
"Hai fame? vuoi qualcosa per colazione?"
Si sentiva un idiota, tutto crollava e lui gli chiedeva se voleva fare colazione! In realtà stava cercando di non crollare del tutto davanti a lui. prese le uova iniziando a praparare, posando le mani sul ripiano della cucina, sospirando afflitto. Se fosse stato più intelligente avrebbe chiuso la bocca prima, avrebbe evitato tutto quello... si passò la mano sul ventre leggermente, proprio in quel momento doveva succedere tutto, non poteva aspettare almeno un pò, no... sorrise mettendo in tavola del succo d'arancia, sentendo i passi di suo figlio correre di sotto, ottimo posto dove nascondersi, nemmeno un demone superiore sarebbe sceso lì sotto senza temere per la propria vita, avrebbe dovuto parlargli ma non in quel momento, doveva riprendersi prima lui e poi avrebbe anche preso a calci in culo il proprio figlio, dopo, con calma.
 
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»Donnie
view post Posted on 28/3/2012, 21:52




demonsam4
Se era così che quel ragazzo era solito parlargli si meravigliava di non averlo ancora gonfiato a dovere! Secondo Invidia si era rammolito di brutto da quando si era impegnato seriamente con Dean ed era peggiorato ancora dopo la nascita dei loro figli, ma Sam dubitava che avrebbe comunque permesso che gli ci si rivolgesse a quel modo. "Modera i termini, giovanotto! Sono tuo padre ed esigo rispetto da te! Cos'è questa novità?" gli occhi gli erano tornati verdi, cancellando il nero che li aveva animati fino a quel momento, persino la voce aveva perso la sua sfumatura ostile, ora c'era solo rimprovero. Lo sguardo era fermo e severo, ma non cattivo, per un attimo era tornato ad essere il Samael di sempre, il marito premuroso ed attento, il padre apprensivo e pronto a correre immediatamente in aiuto dei suoi ragazzi.
Era tornato a casa dal cantiere piuttosto tardi. Il sole era già tramontato da un pezzo e Dean gli stava riscaldando la cena nel microonde. L'aveva salutato con un bacio sulle labbra, poi gli aveva indicato con un cenno del capo il tavolo del soggiorno, ingombro di libri su cui Alien, il loro primogenito, era chino da ore. "È li da questo pomeriggio. Lili ha finito i compiti da un pezzo, ma lui non permette nè a me nè a lei di aiutarlo. Prova a parlarci tu. Sono le otto passate, deve andare a letto." Samael non ci aveva pensato su due volte e si era subito diretto verso il figlio, scompigliandogli dolcemente i capelli. "Tutto bene, piccolo?" il bambino aveva sollevato gli occhioni stanti e vagamenti imploranti in quelli del genitore. Si vedeva che stava cascando dal sonno. "Papà... mi aiuteresti coi compiti?" era la prima volta in assoluto che glielo chiedeva. Alien era definito dalle maestre un po' lento nell'ammprendimento e non era strano che ci impegasse molto tempo a svolgere qualche semplice esercizio o che avesse bisogno di aiuto per portarli a termine. Sam però era felice lo stesso. Il piccolo aveva sempre preferito Dean a lui, ma quella sera non aveva voluto l'aiuto di nessuno, l'aveva aspettato perchè era con lui che voleva fare i compiti. Si sedette al suo fianco, incurante della cena già pronta, e gli rispiegò con calma tutto da capo, spronandolo poi a risolvere da solo l'equazione che gli aveva fatto perdere tanto tempo. Gli riuscì al primo tentativo. Quando Samael vide lo sguardo del figlio illuminarsi per qella piccola conquista seppe con certezza che quella serata non l'avrebbe mai dimenticata.
Era rimasto attonito e stupito mentre quel breve flashback si svolgeva nitidamente davanti ai suoi occhi. Lo sguardo era ancora fisso sul ragazzo tornato bambino in un secondo e poi cresciuto di colpo. Non sapeva cosa dire... non era nemmeno sicuro che quella visione fosse reale. "Hai ancora bisogno coi compiti?" chiese dopo un momento di silenzio. Non era certo una perla di saggezza, ma così su due piedi non aveva proprio idea di cosa dire. Lo osservò sparire di sopra, incurante esattamente come il ragazzo delle parole del cacciatore, rivolse lo sguardo ancora un po' confuso a Dean. "Nostro figlio ha avuto parecchi problemi con lo studio, vero?" Nostro figlio... non il ragazzino... non il biondo, il maschietto... neppure Alien... nostro figlio... e mai espressione gli era sembrata più giusta. Ora una parte di sè, sebbene piccola, lo riconosceva tale ed avvertiva come familiare anche quell'atmosfera casalinga che in un primo momento gli aveva dato soltanto una sesazione di "già visto". I ragazzi erano i suoi figli, Dean sua moglie, ma... "Quando pensavi di dirmelo?" chiese indicando il suo ventre col mento. Quell'uomo emanava un profumo inconfondibile che aveva già annusato in qualcuna delle sue precedenti vittime: era incinto. "Probabilmente speravi di dirmelo in una situazione diversa... ma adesso sono totalmente demone e percepisco bene il tuo odore... secondo Invidia molti dei miei sensi si sono attenuati da quando mi hai incatenato a te con il marchio, ora però è sparito e lo sento distintamente." Una minima parte di lui si era riscaldata a quella nuova consapevolezza, ma complessivamente non provava nulla se non tristezza per quella condizione. Avrebbe voluto reagire davvero, dargli riprova che sotto il nero innaturale degli occhi c'era ancora suo marito, ma non gli era possibile. Si avvicinò a lui posandogli le mani sulle spalle, guardandolo dritto in viso. "Ti prometto che non appena riavrò la memoria sarò entusiasta di questa notizia, sento che sarà così, perciò non restarci troppo male se adesso non salto fino al soffitto" aveva cercato di alleggerire quell'atmosfera opprimente con una battuta, ma non provava davvero la voglia di scherzare. Le mani che ancora erano posate su di lui davano l'impressione di bruciare per quel calore che gli sembrava tanto conosciuto. Sospirò accarezzandogli lentamente il viso, mentre sentiva tornargli alla mente un'altra piacevole sensazione di familiarità. "Sai credo che tu mi abbia reso veramente felice, vorrei sapere se per te è stato lo stesso..." chiese abbassando di nuovo le braccia lungo i fianchi.

CITAZIONE
"Hai fame? vuoi qualcosa per colazione?"

Si zittì di colpo, seguendolo in cucina anche se in realtà non aveva particolarmente fame... non di cibo almeno! Ciò che bramava possedere era la conoscenza che era stata sua fino a quarantott'ore prima e di cui era stato bruscamente privato. Lo vide comunque preparare da mangiare nonostante non avesse risposto e rimase muto finchè non sentì dei passi concitati che riconobbe subito. Uscì dalla cucina e si appostò contro lo stipite della porta. "Alien, fermati un solo secondo" la voce era calma, ma comunque ferma e ancora una volta non minacciosa. In essa era chiaro l'utilizzo dell'autorità paterna e sperava che il figlio la cogliesse e decidesse di sottostarvi. "Non mi è piaciuto il modo con cui ti sei rivolto a me prima e neppure come hai ignorato Dean, ma non è per questo che ti ho chiamato. Ti sei sbagliato. Non è per fare un favore a tua madre che voglio parlarti. Mi è stato chiesto di trattarti con meno freddezza e disprezzo, non di scambiare quattro chiacchiere con te. Vglio conoscerti visto che adesso non ho memoria nè di te nè di tua sorella. Iera sera le ho parlato perchè ho riconosciuto in lei una discendenza demoniaca più marcata. Il puzzo dell'inferno su di te è più fiebile, ma non credere che non lo percepisca. Siete entrambi miei figli e non darò giudizi su di te finchè non ti avrò parlato quindi dammi l'opportunità di farlo non appena ti sentirai pronto. Non c'è altro, puoi andare." Non aveva perso tempo a spiegare al ragazzo cosa realmente volesse da lui, ma gli era sembrato giusto insistere sul fatto che quello fosse un suo desiderio e non una cortesia nei confronti di Dean. Tornò da quest'ultimo solo quando il figlio imboccò le scale per il regno privato ed off limits di John Winchester.


Aveva accompagnato la ragazza a scuola e aveva fatto lezione come al solito, anche se dentro di sè era in pensiero per il piccolo mezzosangue. Il casto bacio che gli aveva dato quella mattina gli bruciava ancora sulle labbra e ne desiderava ardentemente un altro anche se era sicuro che avrebbe dovuto aspettare un bel po' per averlo. Quel cucciolotto gli faceva un effetto assurdo e non vedeva l'ora di poterlo rivedere e stringere fra le proprie braccia. Erano quelli i pensieri che lo accompagnarono per tutta la giornata scolastica e di cui non mise a parte, nemmeno col proprio atteggiamento, studenti e insegnanti. Al termine delle lezioni aspetto MaryLi all'uscita sul retro, come da patti precedentemente convenuti, e insieme si incamminarono verso casa in silenzio. Esso venne rotto solo una volta che furono nelle immediate vicinanze della villetta. "Alien ti ha detto dove aspettarlo?" Lili stava guardando verso la finestra ancora chiusa della camera del fratello e scuoteva la testa. "Un'altra cosa... sai teletrasportarti?" Raymond scosse il capo seguendo il suo sguardo. "No, posso volare però. Comunque Alien mi ha detto che mi avrebbe presentato a vostro nonno oggi... vuole trovare un modo per tenermi fuori dal libro..." disse sovrappensiero, accorgendosi solamente in un secondo tempo dell'effetto che le sue parole avevano provocato nella sua interlocutrice. La ragazza si girò di scatto nella sua direzione; gli occhi erano sbarrati e la bocca spalancata. "Non ci posso credere! È più cotto di una pera!" sbottò scrutandolo poi con attenzione. "Mi sono accorta di come vi guardate a vicenda... sarà meglio che le intenzioni di entrambi siano sincere o ti decapiterò personalmente prima di dar fuoco a te e al tuo libro!" Raymond non ebbe nemmeno il tempo di replicare che una finestra rasoterra si aprì. Era la camera di Bobby, ma il cacciatore era a Flagstaff quella settimana per sbrigare un caso importante... quindi potevano essere solo John o Alien visto che vedeva i suoi genitori assieme a Kevin ed Invidia attraverso le finestre. Che Dio ce la mandi buona! pensò Lili mostrando a Raymond il pertugio. "Entra da lì e aspetta... ci vediamo dopo!" ordinò aspettando di vederlo calare all'interno della finestrella prima di entrare in casa e unirsi alla famiglia.

ç_____ç Ho ricopiato questa con "Viaggia insieme a me" degli Eiffel 65 sotto... ç______ç
 
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view post Posted on 14/4/2012, 01:37
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Non ci aveva creduto quando suo padre lo aveva bloccato in quella maniera, quello era il suo papà. quello che era si severo ma si faceva in quattro per la famiglia, era tremendo adesso. Quando tornò giu e lo chiamò ancora lo fissò a lungo negli occhi, mordendosi il labbro inferiore, non sapeva nemmeno cosa rispondergli ma poi le parole uscirono di nuovo dalla sua bocca, come un fiume in piena!
"Non mi piaci, non mi piaci per nulla! Io voglio mio padre, quello di prima, quello che mi sgridava in quel modo, a lui non mi permetterei mai di rispondere in quel modo, ma adesso non so chi sei. Non voglio... parlarti... per dirti cosa? Che mi manchi? Lo sai... lo hai sempre sapuro quanto ti voglio bene... io capisco tutto ma è stata colpa mia se alla fine sei senza ricordi! Se io fossi venuto fuori come Lili, la figlia perfetta del principe degli inferi, allora mamma non litigherebbe sempre con la nonna, non avrebbe litigato per colpa mia nemmeno ieri! Ed invece ora tu non ricordi nulla e sei lo stronzo che eri prima di conoscere la mamma! Non voglio parlarti... cosa vuoi che mi importi del fatto che anche io ho l'odore dell'inferno addosso... sai una cosa? Io me ne sto bene così, perchè quando sei davvero tu ti sono sempre andato bene... però adesso non è vero che ti vado bene... Mi dispiace averti risposto così ma non so nemmeno cosa fare... non sono come mi vorresti... scusa... è che... ti voglio bene ma tanto non te ne ricordi...parliamo un altra volta, adesso ho un vampiro di cui occuparmi!"
Concluse osservandolo come per sfidarlo a dirgli qualcosa, correndo di sotto ed aprendo la finestra, vedendo entrare Raymond. Sorrise immediatamente vedendolo, non aveva senso che anche lui stesse male per una cosa che provava lui.
"Scusa se ti ho lasciato andare a scuola da solo, è andato tutto bene?"
Domandò osservandolo dolcemente, avrebbe quasi avuto voglia di piangere ma si manteneva tranquillo anche per Ray, non meritava di preuccuparsi sempre per lui, era un bravo vampiro.
"Nonno è ancora fuori, dovrebbe tornare presto..."
Mormorò sedendosi sul letto.

Non ci credeva... Sam sembrava essere tornato quello di sempre, come al solito. Sorrise triste alle sue parole, annuendo.
"Alien ha sempre avuto dei problemi, gli insegnanti dicevano che era ritardato, nessuno di noi due ci ha mai creduto... infatti è solo un pochino più lento degli altri ma è intelligente e sveglio quanto sua sorella, se non di più qualche volta..."
Abbassò il viso per non guardarlo, non sapeva nemmeno cosa dirgli o fare per lui in quel momento... Sussultò però quando gli disse che aveva scoperto che era incinto. Si passò una mano sul ventre, provando poi la sensazione di strusciare il viso sulla sua mano, osservandolo negli.
"So che sarai felice, Sammy... lo sei stato anche la prima volta. Quando tornerai del tutto tu allora lo sarai... hai gia tanto di cui preuccuparti... non metterti pensieri anche per me..."
Mormorò chiudendosi poi in cucina... scoppiò a piangere. Suo marito, l'uomo che amava più di qualsiasi cosa al mondo, la persona più importante della sua vita, colui per cui avrebbe dato la vita... non ricordava nulla, nulla di nulla, della sua famiglia, di lui, dei suoi figli, degli amici, di niente e tutto per colpa della sua linguaccia che non riusciva mai una volta a tenere a freno, non riusciva a stare zitto quando suo figlio stava male. Si posò una mano sulla bocca per non farsi sentire, almeno fino a che non sentì Sammy tornare, si ripulì in fretta prima che entrasse nella stanza, cucinando come al solito, la testa completamente scollegata. Lo amava così tanto... era innamorato follemente di quel demone che all'inizio lo aveva solamente preso per il culo in ogni senso. aveva cacciato il principe dei demoni fino ad imprigionarlo in una trappola ben più devastante di quella che aveva immaginato, trovandosi intrappolato anche lui a sua volta. Non rimpiangeva nulla, nemmeno una scelta, avrebbe rifatto tutto sempre, avrebbe sbagliato ancora solo per sentirsi stringere di nuovo fra le sue braccia.
Non si accorse nemmeno di essersi tagliato affettando un pomodoro fino a quando non recepì una piccola fitta, era un taglietto da nulla ma lo fissò come se fosse ancora da meno, niente di importante in fondo per quello che provava al cuore in quel momento. Quello era vero dolore, il dolore autentico... la mano sanguinava ma sarebbe durato poco, quella tortura invece non aveva idea di quanto sarebbe andata avanti.
 
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»Donnie
view post Posted on 10/2/2013, 22:22




demonsam4
Non riconosceva pienamente quella vita di cui stava pian piano accettando di far parte. Ogni cosa sembrava familiare, ma era come se lo fosse perchè si era affacciato nei ricordi di qualcun altro. I ragazzi, quelli che ormai aveva capito essere i suoi figli, non li conosceva affatto, riusciva soltanto a distinguere il proprio odore su di loro e questo gli bastava per rendersi conto, con un misto di orrore per quella sua nuova condizione, che erano veramente sangue del suo sangue e che probabilmente fino a quel momento li aveva amati davvero senza fare alcuna distinzione fra loro, cosa che invece adesso stava facendo.
La ragazza, MaryLi, conservava in sè il calore delle fiamme e l'acre e disgustoso odore dell'inferno, mentre Alien ne possedeva soltanto una ventata che all'inizio gli era persino stato difficile percepire perchè attutita dal profumo tipico dei vampiri. Quel ragazzo ne frequentava uno, ma non si era sbottonato più di tanto sull'argomento e sua sorella aveva cercato, senza molti risultati, di fargli credere che ne avessero combattuto uno a scuola. Non si era bevuto una sola parola, ma una parte di sè che non riconosceva aveva gioito nel vedere i due giovani così uniti, pronti a sostenersi e aiutarsi in qualunque circostanza. Forse avrebbe fatto meglio a conoscerli davvero, ma se MaryLi aveva provato ad interagire con lui pur sentendosi morire lentamente dentro, Alien rifiutava ogni contatto con lui con cocciutaggine e determinazione. Non importava quante volte provasse ad approcciarsi a lui, il ragazzino lo respingeva sempre.
Quei due dopotutto avevano appena perso il padre e lui continuava ad alimentare il dolore per questa perdita momentanea con la sua sola presenza e non poteva farci assolutamente nulla. Non era stato lui a scegliere di dimenticare. Sam non avrebbe mai voluto scordare cosa volesse dire parlare coi suoi figli o baciare ed abbracciare sua moglie. Sentiva quell'anima dibattersi in un punto imprecisato del suo io, ma non riusciva a sbloccarla e a permetterle di uscire, nè lei aveva ancora trovato il modo di erompere all'esterno.
Sospirò sentendosi improvvisamente sconfitto ed arrabbiato con sè stesso e si rivolse a Dean con gentilezza, cercando di associare la sua precedente visione alla realtà. A quanto pareva era un fatto avvenuto sul serio, un fatto forse ordinario e banale a cui Sam era però legato all'inverosimile. Annuì con fare un po' assente alle sue parole, riscuotendosi soltanto quando percepì l'odore dell'altro stuzzicargli le narici e riconobbe una sfumatura a cui in precedenza non aveva dato molto peso. Non aveva idea di come fosse successo, probabilmente aveva ancora a che fare con la storia del marchio che gli aveva raccontato la sera prima, ma nel suo ventre si agitava una nuova vita che entrambi avevano contribuito a creare. I suoi figli. Stava per arrivarne un terzo e non provava assolutamente nulla al riguardo, se non la consapevolezza che se fosse stato sè stesso sarebbe scoppiato in urla di gioia. Accarezzò dolcemente il viso del cacciatore e sentì la propria mano avvampare, riconoscendo il calore e la sensazione del contatto. La ritrasse lentamente e con attenzione, quasi temesse che il volto dell'altro potesse sbriciolarsi davanti ai suoi occhi.
"Da quando sono quì l'unica cosa che sento abbastanza mia è preoccuparmi per te... a tratti è quasi istintiva, come se mi appartenesse da sempre e l'avessi soltanto rimossa... è così, vero? Normalmente io ho a cuore ciò che ti succede e ciò che pensi, giusto? Forse è meglio che me ne vada... potrei stare da Invidia per un po'... non credo che a te e ai ragazzi faccia bene vedermi ogni giorno, sapendo che non sono più colui che conoscevate..."
La sua voce era distante e bassa, quasi non gli appartenesse. Era sicuro che in quel momento fosse Sam a parlare, usando però la sua voce... eppure era una sensazione diversa da quella che aveva provato durante il flashback. Per un istante era tornato davvero lui, ma adesso aveva ancora coscienza di sè sebbene dicesse parole che non sentiva proprie. Si staccò dalla moglie non appena udì dei passi farsi più vicini.
Alien.
Uscì dalla cucina lentamente, parandosi davanti al giovane ed osservandolo con attenzione, prima di spiegargli che voleva davvero parlargli e conoscerlo. In fondo era suo figlio sebbene non ne avesse memoria ed aveva curiosità di scoprire dalla sua bocca com'era stata la loro vita fino a quel momento.
Qualcosa gli diceva che lui e la sorella condividessero la stessa visione delle cose anche se con alcune sfumature differenti e voleva conoscerle entrambe. Il giovane però non sembrava dello stesso avviso.
Le parole che gli stava rivolgendo erano infatti piene di rabbia e di frustrazione e con un moto di raccapriccio si rese conto che probabilmente uscivano in quel momento perchè era da troppo che se le teneva dentro. Non credeva di esser stato lui a fargli tante pressioni sulla sua diversità, non volontariamente almeno, ma era ovvio che covasse del risentimento verso sè stesso da quando aveva capito che fra lui e la sorella non c'era parità. Lei sarebbe sempre apparsa al mondo dei demoni come una di loro, lui invece non rappresentava altro che un notevole spuntino.
Ingoiò a vuoto, improvvisamente incapace di rispondere come avrebbe voluto a quel ragazzo che lo guardava con una nota di sfida che, era sicuro, gli appariva sul viso per la prima volta.
"Da quanto ti tieni dentro tutto questo?"
Domandò, fissandolo gentilmente, ma con la fermezza di chi si aspetta una risposta seria e pertinente.
"Non so da cosa derivino tutte queste tue insicurezze, ma sono insensate. Io non mi ricordo nulla, Alien, ma ti riconosco come mio figlio ed una parte di me in questo momento sta soffrendo di pari passo con il dolore che c'è in te e credo che tu sappia chi sta male... è la stessa persona che ti ama da sempre per quello che sei e che non ti ha mai voluto diverso ed è per questo che non dovresti mai sentirti sminuito o inappropriato. Sei un mezzodemone, ragazzo, nulla cambierà ciò che sei nè i sortilegi di Lilith nè la magia e allo stesso modo non potranno mai mutare nemmeno l'affetto che tuo padre ha per te perchè in minima parte avverto il suo amore ogni volta che il mio sguardo si posa su di te."
Il piccolo non era il solo a non sapere come comportarsi, lui stesso ignorava quale fosse il modo giusto di agire in quella situazione, sapeva solo che forse sarebbe stato davvero meglio se avesse levato le tende fino a che non fosse tornato in sè stesso. Peccato ignorasse come fare, altrimenti l'avrebbe fatto in quel momento esatto.
Sospirò e ritornò in cucina, sperando che magari Dean conoscesse qualche rimedio in proposito, ma la vista dei suoi occhi gonfi lo bloccò dal chiedergli qualsiasi cosa. No, sarebbe stata una domanda stupido. Era sicuro che se avesse saputo qualcosa l'avrebbe fatta già la sera prima senza pensarci su nemmeno due volte. A quanto pareva erano proprio nella merda. Persino Invidia non aveva idee su come fare per riportare tutto alla normalità. Sospirò pesantemente, pronto a defilarsela con una scusa qualsiasi quando la distrazione del cacciatore lo portò a tagliarsi un dito. Arretrò d'istinto, appoggiandosi al muro mentre sentiva il suo intero essere reagire a quell'odore esattamente come avrebbe fatto un vampiro.
Mio!
Voleva saltargli addosso e strappargli le carni di dosso, pranzare col suo corpo fino ad esserne sazio, ma, prima che potesse muoversi nella sua direzione o che la raccomandazione del vizio capitale si facesse sentire, una porta sbattè violentemente riscuotendolo dallo stato di trance nel quale era appena caduto.
"Mamma! Sono a casa!"
MaryLi era appena tornata e, dopo aver abbandonato la tracolla sotto al tavolo del soggiorno, era entrata in cucina ed era quasi ghiacciata alla scena che le si era parata dinanzi agli occhi.
"Credo sia meglio tu vada a prendere una boccata d'aria, papà. Quì ci penso io."
Il suo sguardo e la sua voce erano duri quanto lo erano stati quelli del fratello poco prima. Nessuno dei due ragazzi riusciva a confrontarsi bene con quella situazione per quanto ci provassero e lui non voleva dargli più grattacapi di quanti ne avessero. Annuì ed uscì in giardino come gli era stato ordinato senza fare storie, lasciando che la ragazza si occupasse di medicare la madre e di preparare la tavola per il pranzo.
Non sapeva cosa fare nè come comportarsi e stava quasi accarezzando l'idea di andarsene sul serio, quando la porta di casa si aprì rivelando la figura di Invidia. Senza una parola, il demone si affiancò a lui, appoggiandosi alla parete esterna dell'abitazione, e si accese una sigaretta passandogliene una che per una volta accettò, inalandone a fondo il sapore acre e denso.
"Lili mi ha detto dell'incidente in cucina... forse è meglio che tu e io andiamo da me stasera. Quì ci pensa Kevin, quello che non credi sia il mio uomo. Suppongo che io e lui faremo dei turni, così lo conoscerai anche tu, ma ti avverto: principe dell'inferno o no, toccalo e io trovo il modo di farti a fette!"
Un sorriso divertito e triste comparì sulle labbra di Samael a quelle parole, mentre si affrettava ad annuire.
"Grazie!"
Invidia fece un cenno col capo e spense la sigaretta in un vaso vicino alla sigaretta, rientrando dopo averlo avvisato che si mangiava fra meno di dieci minuti.
Ai suoi occhi tutto era cambiato e lui non faceva parte di quella vita, ma invece non era così. Stando a quel che il vizio gli aveva detto il giorno prima era stato proprio lui il primo a far girare il mondo in quel nuovo verso che ormai aveva dimenticato e sentiva distante più di ogni altra cosa al mondo.
Sbuffò fuori il fumo della paglia e la spense nel vaso, rientrando a sua volta in quella che non riusciva più a chiamare casa.

Stava aspettando che la finestra si aprì assieme a MaryLi, ma non aveva smesso un solo secondo di pensare ad Alien.
Era preoccupato da quando l'aveva lasciato solo quella mattina, ma purtroppo il suo compito era quello di obbedire al master e lui non poteva in alcun modo opporvisi per quanto invece avrebbe voluto restargli al fianco in ogni momento della sua giornata.
Finalmente però sembrava che potesse nuovamente parlargli e non tardò infatti a calarsi nella feritoia nel muro non appena venne aperta, lasciando libera Lili di rientrare a casa ed occuparsi della madre.
Calarsi all'interno del pertugio non fu difficile, ma al contrario lo fu evitare di stringere subito a sè il proprio padroncino quando quello gli sorrise a quel modo. Si vedeva che era contento di vederlo, ma al contempo percepiva la sua stanchezza e la sua tristezza. Tutta quella storia logorava parecchio gli animi e lui avrebbe voluto essere davvero utile, invece di essere costretto ad andare a scuola ad insegnare per mantenere le apparenze ed obbedire agli ordini del piccolo Winchester. Si spazzolò gli abiti dalla polvere con le mani, poi rivolse il proprio sguardo su Alien, sorridendogli dispiaciuto.
"Non devi preoccuparti per me, signorino. È andato tutto bene, ma lo stesso non sembra sia successo a te. Posso?"
Domandò ignorando le successive parole su suo nonno, sedendosi accanto a lui sul letto ed attirandolo poi fra le proprie braccia, stringendolo dolcemente.
"Tu non hai colpe e se vuoi puoi sfogarti. Nessuno ti biasimerà per questo"
Sussurrò al suo orecchio, baciandogli dolcemente una tempia mentre gli accarezzava lentamente la schiena, sperando di infondergli un po' di sollievo e soprattutto di comprensione. Voleva essergli d'aiuto per quanto gli sarebbe stato possibile e non solo perchè quel ragazzo era il suo master, ma perchè sentiva il cuore riempirsi tutte le volte che posava gli occhi su quel figurino tenero e dolce come il miele più pregiato.
 
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view post Posted on 11/2/2013, 16:22
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Tutta quella storia era assurda, lo faceva completamente uscire di testa. Era tutta la vita che si sentiva inferiore, che lo facevano sentire sbagliato, tranne che sua madre, suo padre e suo nonno, alle volte anche sua sorella aveva quello sguardo superiore, lo stesso di sua nonna, per non parlare dello zio Invidia. Non aveva mai negato che tutti loro gli volessero bene, che avrebbero dato la vita per lui come lui avrebbe fatto per loro, ma era sbagliato. Parlare con Samael era la cosa che gli faceva più male, soprattutto se lui si comportava in quella maniera. Lo fissò diffidente, lasciandolo finire di parlare, bloccandolo solamente alla fine.
”Mio padre mi ha sempre e solamente amato, è stato un buon padre, non mi ha mai fatto sentire diverso ma io non sarò mai un mezzo demone come vorrebbero tutti. Mamma, papà ed i nonni John e Bobby non hanno mai preteso che io fossi diverso da quello che sono. Ma per tutta la mia vita è sempre arrivato qualcuno che mi ha detto che sono diverso, che sono inferiore. Tu non puoi capire, Samael, tu sei il fottutissimo principe dell'inferno!”
Sbottò, sentendosi gli occhi innondarsi di lacrime, sembrava essere forte ma non era così. Lui era debole, lo era sempre stato ed aveva bisogno che lo capisse, che capisse che aveva davvero bisogno di suo padre.
“Mio padre avrebbe capito, perchè per sedici anni è stato un demone a metà per colpa del marchio che mamma gli aveva messo. Ma tu sei tornato indietro, come puoi capire? Avevo tre anni quando Lilith è comparsa per la prima volta qua, la cosa più carina che ha detto riferendosi a me è stata potrebbe essere gustoso! io non sono mai stato arrabbiato con papà, non mi ha mai fatto mancare nulla, ma tu non puoi venirmi a dire che non sono diverso, ok?”
Non riusciva più a tenere a freno la lingua.
”Quando ieri mi hai insultato, perchè si, mi piace un vampiro ed ho il suo odore addosso, mi sono sentito ancora peggio, perchè mio padre non lo avrebbe mai fatto, mai! Papà mi avrebbe chiesto chi fosse, magari avrebbe anche voluto conoscerlo, tu hai preferito avere vicino Lili. Io voglio bene a mia sorella, davvero, ma lei ha tutto, lei non ha il disprezzo di Lilith, non causa liti fra lei e mamma, io si, cazzo! Ed è per questo che mi faccio un culo durante gli allenamenti con nonno John, che voglio essere più bravo almeno lì, il motivo per cui ho imparato prima il latino di tutte le altre cose, facendomi dare del ritardato a scuola, io non voglio essere un cazzo di mezzo demone figlio di Samael, io voglio essere il figlio di Sam e Dean Winchester e farmi abbracciare da te, farti conoscere il vampiro che mi piace, non voglio sentirmi diverso e soprattutto non voglio che tu mi faccia sentire diverso! Ma la verità è che se tu fossi sempre stato così, se tu per pura sfiga mi avessi avuto mentre eri solamente Samael, io sarei stato un impiccio e me lo hai dimostrato! Io sarei un ottimo spuntino per quelli come te!”
non riusciva a starsene zitto, avrebbe voluto andarsene, ma ormai aveva sciolto la lingua e tutto quello che aveva covato dentro fino a quel momento, quel cocente senso d'inferiorità che lo aveva soffocato per tutti quegli anni, quando non capiva che cosa ci fosse di sbagliato, quando vedeva i demoni di famiglia fissarlo preoccupato o con pietà, quando capiva che qualcova stonava, ecco, ora stava uscendo tutto e non riusciva a fermarlo. Perchè prima o poi si arriva al limite e non si può evitare, anche se si è dolci o si è pazienti.
”E so anche di stare facendo male al mio papà, che è dentro di te da qualche parte, ma non sono mai riuscito a mentirti, non ci riesco nemmeno adesso. Tu sei la persona da cui ho sempre e solo desiderato sentirmi accettato e ci sono sempre riuscito, riesci a capire che cosa provo se proprio tu mi dai le spalle? E lo hai fatto, cazzo! Perchè per me sei sempre il mio papà, il solo papà che ho sempre avuto e che è sempre stato il mio punto di riferimento, quello che aspettavo sveglio la sera per farmi dare il bacio della buonanotte. E so anche che Lilith avrebbe trovato il modo di fare una cosa simile lo stesso, per fare del male alla mamma, ma ha colpito me! Mamma non sa tenere la bocca chiusa quando si tratta di me, hanno litigato a causa mia, papà.”
stava singhiozzando? Si, decisamente, non gli avrebbe permesso di avvicinarsi, poco ma sicuro, però stava piangendo come un cretino lì di fronte al principe degli inferi. Non sapeva se Samael avrebbe davvero capito una cosa simile, se gli sarebbe interessato.
”Perchè colpire me è semplice, a meno che non ci sia di mezzo la caccia, allora lì si può dire qualcosa di bene di me, io sono un peso, ok? E me lo hai fatto capire tu, ieri! Me lo hai sbattuto in faccia! Scusa, scusa se sono così, mi dispiace, ma ti sono andato bene fino adesso e scoprire che al vero te invece sarei sembrato quello che sembro a tua madre di solito è stato tremendo. Io voglio solo il mio papà, posso anche avere una sua sgridata, sono disposto anche a prendermi uno schiaffone da lui, ma voglio il mio papà che mi dica che va tutto bene. E non poterti aiutare in alcun modo mi fa male, tu mi hai sempre aiutato ma io non sono capace, scusa.”
Si asciugò il viso, ricacciando indietro tutto quello che avrebbe voluto dirgli, tutto quello che gli era successo, tutto. Avrebbe voluto raccontargli che da piccolo Invidia lo prendeva in giro, scherzando ovvio, perchè non aveva poteri, che aveva sempre desiderato avere un quarto dell'intelligenza di sua sorella, la capacità che aveva Lili di essere sempre solare ed apprezzata, invece di essere così timido e riservato. Avrebbe voluto gettargli le braccia al collo e restare lì, come faceva quando aveva paura del mostro sotto al letto, essergli completamente inutile faceva malissimo.
”Vado giù... dammi un po' di tempo, per favore. Prometto che dopo sarò più disposto a parlare.”
Gli diede le spalle, scendendo velocemente le scale per infilarsi in camera di suo nonno, sorridendo a Raymond quando lo vide.
”pensavo che fossi passato ad Alien.”
Mormorò, osservandolo, prima di farsi abbracciare e stringere da lui, avrebbe voluto essere più forte, avrebbe voluto avere un po' di palle come tutti nella sua famiglia avevano, invece era buono solamente a piangere. Come in quel momento. Si era abbarbicato sul vampiro, attaccandosi al suo collo e stringendosi forte contro di lui. Per lui era colpa sua, per lui era stata a causa sua che stava succedendo tutto quello, non riusciva a smettere di pensarlo. Si, Lilith si sarebbe attaccata a qualsiasi altra cosa se lui fosse stato diverso, ma non lo era ed era semplice che lui fosse la scintilla che finiva sulla benzina.

Sorrise alle parole di Sam, annuendo nonostante tutto. Si, Sam aveva sempre ascoltato le sue parole, avrebbe mosso mari e monti per vederlo sorridere, lui che alle volte era così lunatico, così imbecille, così permaloso era però riuscito a tenerselo accanto, forse anche Sam aveva sempre capito che si sarebbe ucciso piuttosto che ferirlo seriamente.
”Si, lo hai sempre fatto. Ti è sempre venuto naturale preoccuparti prima di me che di te stesso e da quando sono arrivati i ragazzi prima di noi che di te, non lo so. Se fosse solo per me ti direi di rimanere, non so sarebbe la cosa migliore per MaryLi ed Alien.”
Era stato onesto come al solito, prima di andarsene in cucina, dove scoppiò a piangere, asciugandosi le lacrime quando lo sentì parlare con il ragazzino. Non aveva mai davvero capito cosa provasse suo figlio, il senso di inadeguatezza che si portava addosso, quella sensazione di non andare mai bene, di essere inferiore. Abbassò il capo, origliare non era la cosa che faceva più spesso ma in quella situazione si ritrovava con i sensi completamente all'erta, sentire le parole prima del principe dell'inferno, quello che aveva sempre e solo chiamato amore ma che ora non ricordava di esserlo e succesivamente quelle del figlio. Alien era troppo fragile, alle volte, ma covava tutte quelle sensazioni da sempre, nonostante avesse sempre cercato di proteggerlo. Gli veniva più facile che con Lili, lei sapeva cavarsela, non aveva paura quando usciva, Alien era ingenuo, dolce ed indifeso. E non era riuscito a proteggerlo da quello che stava succedendo, non ci sarebbe mai riuscito, lo sapeva perfettamente, il vero problema era che non sapeva cosa fare in quella situazione. E questo lo portava a fare solamente stronzate, come tagliarsi. Osservò il sangue, prima di sussultare quando la porta si chiuse, voltandosi. Lanciò uno sguardo a quello che era suo marito, prima di spostarlo sulla figlia, abbassando il capo colpevole. Non aveva riflettuto sul fatto che il suo sangue doveva essere una vera tentazione in quel momento.
”Scusa.”
Sussurrò, forse rivolto a Lili, forse a nessuno, si sentiva schiacciato, annullato. Trasse un respiro, così non andava, per nulla. Era un cacciatore, doveva tornare ad essere se stesso e cercare di uscire da quella situazione, almeno per i propri ragazzi, ragazzi che si stavano dimostrando più in gamba di quanto avesse anche solamente sperato. Inclinò appena il viso, osservando la sua bambina, avvicinandosi a lei ed accarezzandole la guancia, prima di baciarle la fronte, un gesto che aveva smesso di fare da parecchio, avrebbe dovuto farlo più spesso. La verità era che faticava di più con quella ragazza, era più indipendente e quindi ci si trovava a scontrarsi più spesso che con suo fratello, ma la verità era che adorava Lili al pari di Alien, non gli importava nulla di quale fosse il migliore ed in cosa, erano i suoi figli ed erano stupendi e fantastici entrambi.
”Vai ad apparecchiare, ci penso io al taglio, eviterò certe stronzate, promesso.”
Le mise in mano i piatti, spingendola verso la sala da pranzo, prima di mettersi a fasciare il dito, in maniera che l'odore del sangue non infiltrasse attreverso le garze, avrebbe evitato di stuzzicare appettiti decisamente pericolosi in Samael, doveva prestare attenzione. E soprattutto non sarebbe più crollato, non poteva permetterselo. Aspettò quando Invidia tornò dentro, prima di avvicinarsi alla porta e spingere fuori il demone, posandogli una mano sulla stomaco e tirandosi dietro la porta. Rimase un attimo in silenzio, osservandolo, si era difficile, almeno per lui, non doveva però dimenticarsi che aveva anche due figli di cui occuparsi.
”Ok, questa situazione è difficile, per entrambi immagino, visto che non deve essere facile per te ritrovarti con sensazioni che non senti tue, ma Sam, se sono sicuro di una cosa è che tu ti sei innamorato di me anche per la mia testa dura e forse perchè sono semplicemente così psicotico e tu hai serie tendenze masochiste che ora non ti ricordi, ma ti assicuro che ci sono!”
Ecco un altro problema del gene dei Winchester, la capacità di sparare cazzate in ogni situazione, come quella, soprattutto quando stavano cercando di evitare di crollare a picco, o forse era solamente lui che le presentava.
”Ma il punto della questione non è questo, il punto è che ho bisogno di sapere realmente una cosa, da questa risposta io agirò di conseguenza. Tu vuoi davvero ricordare, Samael? Vuoi davvero tornare Sam oppure vuoi continuare per la tua strada e basta così, riprendere il tuo posto? Perchè se non sei sicuro tutto questa è una perdita di tempo ed una sofferenza inutile per tutti quanti.”
ed era sicuro che avrebbe capito di non trovarsi davanti ne all'uomo distrutto di poco prima ne al suo compagno/moglie, si trovava davanti alla vecchia versione di se stesso, con un piccolo particolare: aveva due figli da proteggere e quei ragazzi stavano soffrendo. Se Sam non aveva realmente intenzione di ricordare allora era disposto a lasciarlo andare, perchè sarebbe stato solo un lento logorarsi dei suoi cuccioli e quello non poteva permetterlo, mentre era più sicuro che avrebbero saputo superare meglio il fatto che loro padre avesse preso quella decisione.

Era rientrato dalla porta di servizio, almeno avrebbe evitato di vedere suo figlio con quel cazzo di demone che giocava all'amnesia, non era mai stato un bravo padre ma non sopportava di vedere Dean in quello stato, soprattutto non sopportava di vedere i suoi nipoti soffrire. Scese in camera propria, inarcando un sopraciglio a quella scena. Alien era stretto ad un altro uomo e piangeva, il ragazzo alzò lo sguardo, per un attimo soltanto rivide Mary in suo nipote. Era la ragazza che portava il nome di sua moglie, ma era il ragazzo che era identico a lei.
”nonno...”
”Che succede?”
Certo non si aspettava quella spiegazione! Aveva detto mille e più volte ai suoi nipoti di non giocare con formule magiche trovate nei libri che aveva in casa, invece ecco il risultato! Sospirò, passandosi una mano sugli occhi. Alien aveva spergiurato che il vampiro non fosse pericoloso, qualcosa che non era sicurissimo ma fece lo sforzo di riportare lo sguardo sulla creatura.
”Quindi tu sei il demone, chiamiamoti così al momento, del libro? E sei qua per esaudire il desiderio di Alien, consinderandolo il tuo master? Hai un legame di sudditanza con lui?”
Era proprio cambiato! Un tempo lo avrebbe ucciso immediatamente ma per un paio di occhioni bagnati di lacrime che non riusciva a sopportare era disposto a parlare ed aiutare un vampiro a restare fuori da polverose pagine antiche.
 
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