| Era ammirevole vedere con quanta passione l'altro cercasse di non fargli fare stronzate, ma la verità era ben diversa e si ritrovò a scuotere immediatamente la testa, scacciando le sue parole. “Tu non puoi capire.” Commentò solamente, non si sarebbe arreso, non poteva farlo, non aveva abbastanza controllo per opporsi alla volontà della bestia, lo governava completamente nei giorni di luna piena e lei era completamente furiosa. Non sarebbe riuscito a controllarsi, avrebbe semplicemente agito senza pensare. “anche se riuscissi a controllarmi non potrei mai smettere di cercarla. Evie era la mia compagna, il mio lupo ha avuto l'imprinting con lei, noi lupi possiamo avere un mucchio di compagni occasionali, ma quando si ha l'imprinting non ci si può fare nulla. Ha strappato un pezzo di me, lei era mia.” Sussurrò, sentendosi gli occhi riempirsi di lacrime che trattenne con tutto se stesso mentre nel suo intimo si alzava un ringhio feroce, no, il lupo non si sarebbe mai fermato e lui non avrebbe mai potuto farci nulla. “Quando eravamo umani eravamo solo amici, stavamo bene insieme ma tutto qua, a me piacciono gli uomini ed Evie lo capiva e lo accettava, ma nel branco era tutto diverso. Avrei dovuto proteggerla, avrei dovuto salvarla ed invece ho fallito, il lupo non lo accetterà mai.” e con quello chiudeva il discorso, aveva paura di piangere o di scoppiare ad urlargli addosso per non avere ancora detto altro di lei, di dove si trovasse. Per questo cambiò argomento, spostandolo sui suoi genitori, sorridendo intenerito quando vide lo sguardo del ragazzo. Era bello che fosse così attaccato alla propria famiglia, sembravano tutti così uniti e felici ed i suoi genitori erano una coppia salda, se ne sarebbe accorto chiunque anche senza le spiegazioni di Robin. Si azzardò a lanciare un occhiata ai due sul divano, il biondo aveva posato la testa sulla spalla del demone, rimanendogli comunque a cavalcioni ma in una maniera tenera, non maliziosa. Si, erano davvero una coppia stile fiaba, e si vedeva che ne avevano superato tantissime insieme. Si riscosse solamente quando gli chiese della sua famiglia, inarcando un sopraciglio. “Io ho solo mia madre e lei non sa nulla, anche se penso sospetti qualcosa, visto che...” prese le tazze, ringraziandolo con un sorriso. “Io non dovrei essere qua. Vedi, soffrivo di un aritmia cardiaca che mi avrebbe ucciso se Doc, il mio capobranco, non fosse stato anche il mio dottore. Tre anni fa mi ha morso e mi ha salvato la vita, per mamma è stato un miracolo ma... è strano.” Si portò la tazza alle labbra, leccandosele immediatamente dopo il primo sorso. Gli piaceva la cioccolata calda, soprattutto se cremosa al punto giusto, proprio come quella. “Io la vedo invecchiare, non ci facevo caso quando ero umano, ma ora lo sento in tutto. Arriverà il momento in cui dovrò andarmene per forza, non voglio tirarla in mezzo a tutta questa storia, quindi dovrò inventarmi qualcosa. Però mamma è una forza della natura, quando le ho detto che mi piacevano gli uomini per poco non mi portava ad incontri al buio per gay! È fuori come un balcone ed ha sempre dato l'anima per me, anche se non ha fortuna con gli uomini. È una che ti guarda seria mentre ti spara la più grossa cazzata del mondo, tu ci cadi e ti accorgi di avere fatto una stronzata solo quando scoppia a ridere, è una tipa tosta.” Si, sapeva di essere sembrato un idiota ma adorava sua madre. E doveva ammetterlo di starlo dimostrando. “Da piccolo passavo un mucchio di tempo all'ospedale, odiavo i medici ma lei arrivava dopo il lavoro e faceva dei pupazzatti di carta. Ora penserai che li ritagliasse e basta, invece no, li faceva proprio tridimensionali, strappava i pezzi e li incollava in maniera che fossero dei pupazzetti veri e proprio, poi si metteva a raccontarmi una storia. Ci voleva un po' perchè fossero pronti ma mi incantavo anche solo a guardarla, quando poi uscivo mi preparava una cheese cake con la nutella e la panna, cose per cui i dottori la cazziavano.” Non c'era tristezza nella voce, solo trasporto, in effetti aveva sempre trovato sua madre una forza della natura, la donna più forte che avesse mai incontrato, lasciarla sarebbe stato straziante ma non voleva pensarci troppo. Rizzò le orecchie quando parlò di basket. La verità era che non aveva mai giocato, era sempre stato costretto a fingere di continuare a stare male, a tenersi la rinuncia per educazione fisica, nemmeno Jake gli aveva mai insegnato, giustificandosi con il fatto che qualcuno potesse vederli, peccato che la vera storia fosse che durante la prima lezione che gli aveva dato, giustificandosi con un placcaggio, aveva cercato di farselo, beccandosi un lancio abbastanza forte e la palla sui coglioni! Da allora nessuno aveva mai provato a giocare con lui! “Basket?” Domandò con gli occhi vivaci e divertiti. “Non ho mai giocato, ma se non hai paura di beccarti una pallonata nei gioielli di famiglia possiamo provare.” In fondo un po' d'aria fresca gli avrebbe fatto certamente bene, no? Finì di bere la cioccolata, posando poi la tazza nel lavello e ripulendosi la bocca, osservandolo. Si, decisamente voleva giocare, poco ma sicuro.
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