Come cazzo era pensabile che potessero frequentarsi o anche solo andare d'accordo dato tutto il risentimento che covavano l'uno nei confronti dell'altro!
C'era un divario gigantesco fra loro. Uno incolpava l'altro di essere semplicemente sè stesso e l'arcangelo dell'umanità a sua volta rispondeva colpo su colpo, senza risparmiarsi. Era egoista. Sapeva da solo di esserlo, ma non poteva frenarsi dal provare invidia quando vedeva altri stringere nelle mani tutto ciò che avrebbe voluto lui e che, prima di votarsi alla magia nera, aveva creduto di meritarsi.
Sua moglie e suo figlio erano morti.
Astaroth aveva preferito un altro a lui. Un uomo che l'aveva sempre trattato come una sgualdrina e che non si era dato pena di capirlo davvero, non subito quantomeno.
Raymond rifiutava persino di guardarlo negli occhi, non riconoscendo in lui alcuna autorità.... e nemmeno poteva dargli torto. L'aveva creato ed abbandonato senza una parola. Aveva lasciato che imparasse a badare a sè stesso da solo e che scoprisse le tentazioni delle carne senza alcun aiuto.
Rimase a guardare l'arcangelo in silenzio, riflettendo sulle sue parole.
Aveva ragione. Continuava a volgere lo sguardo indietro, ad un passato che non era stato capace di migliorare quando ancora poteva definirlo presente.
Aveva cercato disperatamente di cambiarlo, di frenare il suo corso implacabile ma non ci era riuscito.
Aveva perso tutto ciò che amava, si era spontaneamente allontanato da Ray ed ora giustamente non aveva più nulla in mano che potesse farlo sentire felice. Il suo problema era non riuscire ad andare seriamente avanti.
Con Astaroth ci aveva provato perchè nel suo volto e nella sua passione rivedeva ciò che l'aveva fatto innamorare di sua moglie molti anni prima. Era come se quella fragile donna fosse rinata nel corpo di un uomo, come se quella fosse la sua seconda chance ma non lo era stata. Il principe dei demoni aveva preferito il re dei crocevia a lui, uno stregone con l'animo avvizzito e scuro quanto la magia che praticava.
Guardò Gabriel ancora una volta.
Il suo sguardo riluceva di rabbia e di furia, ma c'era altro sotto quel fuoco imperituro. C'era la delusione e la sensazione di esser stati feriti forse troppo a fondo. Quell'arcangelo aveva creduto in lui. Non era forse così? Se non l'avesse fatto non si sarebbe mai innamorato, eppure l'aveva fatto e ciò voleva per forza dire che lo credesse migliore di quanto lui stesso pensava di essere.
Aveva ragione. Non riusciva a guardare avanti. Gli era inconcepibile pensare alla propria vita senza sua moglie o qualcuno che ne potesse validamente prendere il posto e nella figura che gli stava dinnanzi non c'era nulla che gliela ricordasse.
Eppure, pur sapendo che per poter essere nuovamente felice avrebbe dovuto voltare finalmente la pagina di quel triste libro, non ne aveva il coraggio.
Buttarsi in un futuro formato solo da incognite faceva paura, molta più di quanta fosse disposto ad affrontare.
"
Hai ragione" sospirò infine, rialzando gli occhi nei suoi "
vivo ancora nel passato e non ho ancora ricevuto la spinta giusta, quella che mi proietti definitivamente in avanti."
Concluse, osservandolo ora che sembrava aver dato sfogo a tutto ciò che gli albergava dentro, tutte quelle parole e sensazioni che magari aveva sperato lui capisse e John non si era dato minimamente la pena di afferrare. Dava l'idea di essersi completamente svuotato, di essere esausto e stanco... una stanchezza millenaria che nel suo caso era più di una semplice metafora.
Non c'era più niente che potessero fare, l'uno per l'altro. Invitarlo fuori era stato stupido. Non aveva davvero voglia di conoscerlo, nè di cominciare a frequentarlo... gliel'aveva chiesto soltanto per dargli il contentino ed ora che finalmente riusciva a scorgere il suo animo si sentiva in colpa.
Sospirò, abbassando gli occhi, improvvisamente si sentiva indegno di sostenere lo sguardo di una simile creatura. Non durò che un istante, tuttavia. Il secondo dopo rialzò fieramente il capo, puntando gli occhi chiari nei suoi.
"
Non posso prometterti che riuscirò ad andare avanti... ma se mai ciò accadrà mi vedrai davanti la tua porta. Sarò lì soltanto in quest'eventualità, sappilo"
In fin dei conti se davvero voleva voltare pagina, cominciare a frequentarlo sarebbe stata la scelta migliore, ma non aveva idea di quando ciò sarebbe seriamente avvenuto. Per il momento era semplicemente un futuro troppo lontano o peggio un'utopia destinata a rimanere tale.
Si aspettava che gli urlasse addosso di tutto, reagendo male come la prima volta che gli aveva chiesto di uscire, invece gli si avvicinò lentamente e posò una mano sul suo petto che sembrò quasi incendiarsi a quel contatto. Non era un dolore insopportabile, era come una leggerissima pressione... quando l'arcangelo ritirò la mano si aprì velocemente la camicia, osservando quel piccolo cerchio sul suo petto. Ad una prima occhiata sommaria sembravano ghirigori senza senso posti circolarmente, ma osservandolo meglio si rese conto che richiamava a sè la forza, l'impetuosità e la mutabilità del mare. Era come se Gabriel avesse iconizzato parte di sè stesso.
CITAZIONE
"Quando vorrai veramente capire, quando smetterai di credermi solamente una povera vittima posa la mano su questo e chiedi di sentire. Capirai se non hai troppa paura di quello che puoi sentire, quello che io sento ogni giorno, ogni ora, minuto e secondo della mia esistenza."
"
Non sono veramente sicuro di volerlo scoprire sulla mia pelle... ma grazie"
Il suo ultimo sussurro fu come spazzato via da un'improvvisa quanto inattesa folata di vento. In fin dei conti erano in uno degli ultimi piani di un imponente grattacielo, mica all'aria aperta! I contorni si fecero sfocati davanti ai suoi occhi, come se la stanchezza l'avesse colpito all'improvviso o fosse sul punto di perdere i sensi, e lo scenario cambio.
Non era più lo stimato ed ammirato avvocato John Marshall, ora era semplicemente uno dei tanti inservienti in un grande ospedale... ed ancora una volta tutte le persone che conosceva erano sparse chissà dove, impegnate in chissà quale situazione ai limiti dell'assurdo! L'unico che riconobbe fu Gabriel, ancora calato nel suo doppione femminile, ma anche lui sparì velocemente lasciandolo solo... non così a lungo come aveva immaginato!
Astaroth attraversò come una furia l'atrio e il corridoio dell'ospedale, gli passò accanto tanto velocemente che dubitava l'avesse visto e si diresse come una furia al reparto pediatria, invocando a gran voce l'aiuto di un Crowley evidentemente più furioso di lui!
Nei suoi occhi si dipinse la confusione non appena le mani sottili di Francesca gli strinsero la gola e la sua voce si levò alta. Un grido di rabbia che tanto ricordava il ruggito di una leonessa i cui piccoli sono appena stati attaccati da un predatore nell'ombra. Le sue parole furono accompagnate da una risata sprezzante che ormai conoscevano bene e un sospirò si liberò dalla gola del principino degli inferi, mentre le sue mani staccavano con vigore quelle della donna dal suo colletto e le attaccavano al muro su cui la spinse con ben poca grazia. Le invase la bocca con la lingua con decisione, portando un ginocchio fra le sue gambe come a volerla tenere ferma.
Al contrario di ciò che era accaduto prima, nello studio legale, questo bacio fu diverso... molto più sentito e passionale, veramente sincero. Qualcosa nel suo cervello era scattato sapendolo attorniato da uomini ben più interessati alle donne di quanto non lo fosse lui. Poco importava che di solito fosse lui il più femminile della coppia, in quel preciso momento sembrava aver preso su di sè parte della virilità del fratello e la stava velocemente esaurendo in quel contatto indecente di lingue e labbra bramose. Francesca era bellissima e molto accattivante e, sebbene non l'avrebbe toccata di nuovo per il ribrezzo che il sesso femminile esercitava su di lui, era comunque la sua donna e nessuno poteva permettersi di metterle le mani addosso!
"
Almeno così dovresti stare tranquilla per un po'..."
La fissò dritta negli occhi aspettandosi una sua reazione, ma fu invece la voce fin troppo esaltata di Deanna a raggiungerlo. A quanto pareva le cose non dovevano andarle male in quel mondo. Sospirò allontanandosi da Crowley quel tanto necessario a voltarsi e a guardare la nuova arrivata in volto.
"
Come mai tanto contenta?"
Chiese prima che l'arrivo di un'infermiera non li distraesse nuovamente. A quanto pareva soltanto la moglie di suo fratello era contenta di quella nuova situazione! Sospirò pesantemente, scuotendo la testa prima che un'altra voce entusiasta non si facesse sentire.
"
Hey! Avete visto che razza di figata! Sono il capo di Crowley Muahahahah e anche di Kevin, ma non lo trovo! Mica l'avete visto, eh?"
Astaroth si voltò verso Invidia, fulminandolo con lo sguardo. Soltanto lui poteva essere veramente contento di essere il principale del reparto di pediatria!
"
È in bagno, vedi se riesci a farla uscire..."
Sospirò affranto, ma il sorriso malizioso che ricevette in cambio non lo rassicurava affatto!
"
Vuoi scherzare, vero? Se è un ospedale come quelli che si vedono in TV quel bagno resterà occupato molto a lungo!"
Corse infatti nella giusta direzione e si accanì con forza sulla porta della latrina, ordinando all'infermiera, sua ragazza e "sottoposta", di aprire immediatamente la porta.
Ast si posò affranto una mano sul volto. Quando sarebbe finita tutta quella storia? Voleva tornare a casa sua!
Non ci poteva credere! Avrebbe dovuto aspettarselo da Gabriel, ma quello era troppo! Non era colpa sua, nè degli altri se si era preso una cotta per un figlio di puttana eppure erano sempre loro a finire nei suoi stupidi giochi!
Il grande divertimento di quella settimana sembrava essere
prendi tutta la famiglia e trasportale nel mondo delle serie televisive e se c'era un genere di serial che non poteva sopportare quello era proprio il genere medico!
Ma porca troia! Non solo doveva riprendersi dallo shock di essere sposato con Chuck e di avere con lui un figlio, cosa che in fondo lo faceva persino felice, ma doveva anche recitare il ruolo di medico!
Chiamò sua moglie a pieni polmoni e quando quella arrivò le porse l'agenda di malagrazia.
"
È successo che a causa di quel pezzente di Marshall oggi devo partecipare a tre interventi, di sei ore ciascuno, come anestesista! Non solo quale esaltante occupazione sia toccata in sorte a te, ma dobbiamo pure far presto perchè siamo già in ritardo e Carvel è da portare all'asilo!"
Inoltre, fra un intervento e l'altro avrebbe dovuto uccidere quel maledetto stregone, nascondere il suo corpo ed infine spaccare la testa di Gabriel per tirarne fuori unicorni e seghe mentali varie, sperando che così tornasse finalmente a funzionare per il verso giusto!
Ma che vita di merda!