"Vuoi venire a cena con me? ... Questo è un ricatto bello e buono!", John MarshallxGabriel

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•Khaleesi
view post Posted on 19/5/2013, 00:32




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Come cazzo era pensabile che potessero frequentarsi o anche solo andare d'accordo dato tutto il risentimento che covavano l'uno nei confronti dell'altro!
C'era un divario gigantesco fra loro. Uno incolpava l'altro di essere semplicemente sè stesso e l'arcangelo dell'umanità a sua volta rispondeva colpo su colpo, senza risparmiarsi. Era egoista. Sapeva da solo di esserlo, ma non poteva frenarsi dal provare invidia quando vedeva altri stringere nelle mani tutto ciò che avrebbe voluto lui e che, prima di votarsi alla magia nera, aveva creduto di meritarsi.
Sua moglie e suo figlio erano morti.
Astaroth aveva preferito un altro a lui. Un uomo che l'aveva sempre trattato come una sgualdrina e che non si era dato pena di capirlo davvero, non subito quantomeno.
Raymond rifiutava persino di guardarlo negli occhi, non riconoscendo in lui alcuna autorità.... e nemmeno poteva dargli torto. L'aveva creato ed abbandonato senza una parola. Aveva lasciato che imparasse a badare a sè stesso da solo e che scoprisse le tentazioni delle carne senza alcun aiuto.
Rimase a guardare l'arcangelo in silenzio, riflettendo sulle sue parole.
Aveva ragione. Continuava a volgere lo sguardo indietro, ad un passato che non era stato capace di migliorare quando ancora poteva definirlo presente.
Aveva cercato disperatamente di cambiarlo, di frenare il suo corso implacabile ma non ci era riuscito.
Aveva perso tutto ciò che amava, si era spontaneamente allontanato da Ray ed ora giustamente non aveva più nulla in mano che potesse farlo sentire felice. Il suo problema era non riuscire ad andare seriamente avanti.
Con Astaroth ci aveva provato perchè nel suo volto e nella sua passione rivedeva ciò che l'aveva fatto innamorare di sua moglie molti anni prima. Era come se quella fragile donna fosse rinata nel corpo di un uomo, come se quella fosse la sua seconda chance ma non lo era stata. Il principe dei demoni aveva preferito il re dei crocevia a lui, uno stregone con l'animo avvizzito e scuro quanto la magia che praticava.
Guardò Gabriel ancora una volta.
Il suo sguardo riluceva di rabbia e di furia, ma c'era altro sotto quel fuoco imperituro. C'era la delusione e la sensazione di esser stati feriti forse troppo a fondo. Quell'arcangelo aveva creduto in lui. Non era forse così? Se non l'avesse fatto non si sarebbe mai innamorato, eppure l'aveva fatto e ciò voleva per forza dire che lo credesse migliore di quanto lui stesso pensava di essere.
Aveva ragione. Non riusciva a guardare avanti. Gli era inconcepibile pensare alla propria vita senza sua moglie o qualcuno che ne potesse validamente prendere il posto e nella figura che gli stava dinnanzi non c'era nulla che gliela ricordasse.
Eppure, pur sapendo che per poter essere nuovamente felice avrebbe dovuto voltare finalmente la pagina di quel triste libro, non ne aveva il coraggio.
Buttarsi in un futuro formato solo da incognite faceva paura, molta più di quanta fosse disposto ad affrontare.
"Hai ragione" sospirò infine, rialzando gli occhi nei suoi "vivo ancora nel passato e non ho ancora ricevuto la spinta giusta, quella che mi proietti definitivamente in avanti."
Concluse, osservandolo ora che sembrava aver dato sfogo a tutto ciò che gli albergava dentro, tutte quelle parole e sensazioni che magari aveva sperato lui capisse e John non si era dato minimamente la pena di afferrare. Dava l'idea di essersi completamente svuotato, di essere esausto e stanco... una stanchezza millenaria che nel suo caso era più di una semplice metafora.
Non c'era più niente che potessero fare, l'uno per l'altro. Invitarlo fuori era stato stupido. Non aveva davvero voglia di conoscerlo, nè di cominciare a frequentarlo... gliel'aveva chiesto soltanto per dargli il contentino ed ora che finalmente riusciva a scorgere il suo animo si sentiva in colpa.
Sospirò, abbassando gli occhi, improvvisamente si sentiva indegno di sostenere lo sguardo di una simile creatura. Non durò che un istante, tuttavia. Il secondo dopo rialzò fieramente il capo, puntando gli occhi chiari nei suoi.
"Non posso prometterti che riuscirò ad andare avanti... ma se mai ciò accadrà mi vedrai davanti la tua porta. Sarò lì soltanto in quest'eventualità, sappilo"
In fin dei conti se davvero voleva voltare pagina, cominciare a frequentarlo sarebbe stata la scelta migliore, ma non aveva idea di quando ciò sarebbe seriamente avvenuto. Per il momento era semplicemente un futuro troppo lontano o peggio un'utopia destinata a rimanere tale.
Si aspettava che gli urlasse addosso di tutto, reagendo male come la prima volta che gli aveva chiesto di uscire, invece gli si avvicinò lentamente e posò una mano sul suo petto che sembrò quasi incendiarsi a quel contatto. Non era un dolore insopportabile, era come una leggerissima pressione... quando l'arcangelo ritirò la mano si aprì velocemente la camicia, osservando quel piccolo cerchio sul suo petto. Ad una prima occhiata sommaria sembravano ghirigori senza senso posti circolarmente, ma osservandolo meglio si rese conto che richiamava a sè la forza, l'impetuosità e la mutabilità del mare. Era come se Gabriel avesse iconizzato parte di sè stesso.

CITAZIONE
"Quando vorrai veramente capire, quando smetterai di credermi solamente una povera vittima posa la mano su questo e chiedi di sentire. Capirai se non hai troppa paura di quello che puoi sentire, quello che io sento ogni giorno, ogni ora, minuto e secondo della mia esistenza."

"Non sono veramente sicuro di volerlo scoprire sulla mia pelle... ma grazie"
Il suo ultimo sussurro fu come spazzato via da un'improvvisa quanto inattesa folata di vento. In fin dei conti erano in uno degli ultimi piani di un imponente grattacielo, mica all'aria aperta! I contorni si fecero sfocati davanti ai suoi occhi, come se la stanchezza l'avesse colpito all'improvviso o fosse sul punto di perdere i sensi, e lo scenario cambio.
Non era più lo stimato ed ammirato avvocato John Marshall, ora era semplicemente uno dei tanti inservienti in un grande ospedale... ed ancora una volta tutte le persone che conosceva erano sparse chissà dove, impegnate in chissà quale situazione ai limiti dell'assurdo! L'unico che riconobbe fu Gabriel, ancora calato nel suo doppione femminile, ma anche lui sparì velocemente lasciandolo solo... non così a lungo come aveva immaginato!
Astaroth attraversò come una furia l'atrio e il corridoio dell'ospedale, gli passò accanto tanto velocemente che dubitava l'avesse visto e si diresse come una furia al reparto pediatria, invocando a gran voce l'aiuto di un Crowley evidentemente più furioso di lui!
Nei suoi occhi si dipinse la confusione non appena le mani sottili di Francesca gli strinsero la gola e la sua voce si levò alta. Un grido di rabbia che tanto ricordava il ruggito di una leonessa i cui piccoli sono appena stati attaccati da un predatore nell'ombra. Le sue parole furono accompagnate da una risata sprezzante che ormai conoscevano bene e un sospirò si liberò dalla gola del principino degli inferi, mentre le sue mani staccavano con vigore quelle della donna dal suo colletto e le attaccavano al muro su cui la spinse con ben poca grazia. Le invase la bocca con la lingua con decisione, portando un ginocchio fra le sue gambe come a volerla tenere ferma.
Al contrario di ciò che era accaduto prima, nello studio legale, questo bacio fu diverso... molto più sentito e passionale, veramente sincero. Qualcosa nel suo cervello era scattato sapendolo attorniato da uomini ben più interessati alle donne di quanto non lo fosse lui. Poco importava che di solito fosse lui il più femminile della coppia, in quel preciso momento sembrava aver preso su di sè parte della virilità del fratello e la stava velocemente esaurendo in quel contatto indecente di lingue e labbra bramose. Francesca era bellissima e molto accattivante e, sebbene non l'avrebbe toccata di nuovo per il ribrezzo che il sesso femminile esercitava su di lui, era comunque la sua donna e nessuno poteva permettersi di metterle le mani addosso!
"Almeno così dovresti stare tranquilla per un po'..."
La fissò dritta negli occhi aspettandosi una sua reazione, ma fu invece la voce fin troppo esaltata di Deanna a raggiungerlo. A quanto pareva le cose non dovevano andarle male in quel mondo. Sospirò allontanandosi da Crowley quel tanto necessario a voltarsi e a guardare la nuova arrivata in volto.
"Come mai tanto contenta?"
Chiese prima che l'arrivo di un'infermiera non li distraesse nuovamente. A quanto pareva soltanto la moglie di suo fratello era contenta di quella nuova situazione! Sospirò pesantemente, scuotendo la testa prima che un'altra voce entusiasta non si facesse sentire.
"Hey! Avete visto che razza di figata! Sono il capo di Crowley Muahahahah e anche di Kevin, ma non lo trovo! Mica l'avete visto, eh?"
Astaroth si voltò verso Invidia, fulminandolo con lo sguardo. Soltanto lui poteva essere veramente contento di essere il principale del reparto di pediatria!
"È in bagno, vedi se riesci a farla uscire..."
Sospirò affranto, ma il sorriso malizioso che ricevette in cambio non lo rassicurava affatto!
"Vuoi scherzare, vero? Se è un ospedale come quelli che si vedono in TV quel bagno resterà occupato molto a lungo!"
Corse infatti nella giusta direzione e si accanì con forza sulla porta della latrina, ordinando all'infermiera, sua ragazza e "sottoposta", di aprire immediatamente la porta.
Ast si posò affranto una mano sul volto. Quando sarebbe finita tutta quella storia? Voleva tornare a casa sua!

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Non ci poteva credere! Avrebbe dovuto aspettarselo da Gabriel, ma quello era troppo! Non era colpa sua, nè degli altri se si era preso una cotta per un figlio di puttana eppure erano sempre loro a finire nei suoi stupidi giochi!
Il grande divertimento di quella settimana sembrava essere prendi tutta la famiglia e trasportale nel mondo delle serie televisive e se c'era un genere di serial che non poteva sopportare quello era proprio il genere medico!
Ma porca troia! Non solo doveva riprendersi dallo shock di essere sposato con Chuck e di avere con lui un figlio, cosa che in fondo lo faceva persino felice, ma doveva anche recitare il ruolo di medico!
Chiamò sua moglie a pieni polmoni e quando quella arrivò le porse l'agenda di malagrazia.
"È successo che a causa di quel pezzente di Marshall oggi devo partecipare a tre interventi, di sei ore ciascuno, come anestesista! Non solo quale esaltante occupazione sia toccata in sorte a te, ma dobbiamo pure far presto perchè siamo già in ritardo e Carvel è da portare all'asilo!"
Inoltre, fra un intervento e l'altro avrebbe dovuto uccidere quel maledetto stregone, nascondere il suo corpo ed infine spaccare la testa di Gabriel per tirarne fuori unicorni e seghe mentali varie, sperando che così tornasse finalmente a funzionare per il verso giusto!
Ma che vita di merda!
 
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view post Posted on 22/5/2013, 17:54
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C'era chi credeva che fossero i demoni le creature che non potevano amare, coloro a cui quel sentimento non poteva nemmeno avvicinarsi, ma tutti sbagliavano. Essere angeli, creature celesti che dovevano essere pieni d'amore pietoso, era diverso da quello che tutti pensavano.
Gli angeli non amavano che loro padre.
Gli angeli non amavano nessuno al di fuori che loro stessi.
Lucifer aveva tradito per questo, perché non poteva nascondere l'amore che nutriva per il proprio padre, altri erano stati più ipocriti, forse uno dei pochi per cui covava ancora un pò di rispetto, per quanto fosse sbagliato ed impuro, un caduto, oltre il fratello a cui aveva voltato le spalle, era Belial, incapace di nascondere tutto il disprezzo e l'indifferenza che provava nei confronti degli esseri umani.
E poi c'era lui.
Lui, Gabriel, arcangelo creato da una goccia di pioggia, come da una lacrima, arcangelo imperfetto che come tramite aveva avuto un demone e che era capace di amare quei nuovi figli del proprio padre a tal punto da metterli avanti a chiunque, a sé stesso ed a suo Padre. Capace di amarli a tal punto da sacrificare ogni cosa per loro, o meglio, anche solo per uno di loro.
Si era innamorato di John Marshall appena i suoi occhi si erano posati su di lui, appena era riuscito a scorgere un anima dilaniata, un anima debole e fin troppo fragile, un anima che non avrebbe dovuto soffrire in quella maniera, nessuno avrebbe dovuto soffrire in quella maniera. E lo aveva amato anche quando era stato felice, o credeva di esserlo, troppo intrappolato in un passato che aveva creato tutte quelle crepe che si portava ancora appresso. Peccato che non sapesse mostrarsi se non essendo come era in realtà, peccato che lo stesso uomo che gli aveva rubato il cuore lo stava calpestando in quella maniera, lo aveva preso in giro in quella maniera.
John Marshall non lo trovava degno del suo tempo, non aveva mai preso in considerazione l'idea di andare avanti, non con lui in qualsiasi caso.
E continuava a prenderlo in giro. Sorrise dolcemente, gli occhi però tristi, feriti, mentre scuoteva la testa.
"No, John, non ci sarà nessuno ad aprire quella porta, non io in qualsiasi caso. Tutto questo è stato abbastanza chiaro, da ora in avanti se ci incontreremo sarà solamente il caso."
Non stava mentendo, non stava giocando come al solito, non sarebbe stato che l'ennesima ferita a cui sarebbe sopravvissuto nella sua lunghissima vita. Ma gli voleva lasciare qualcosa, anche se rise appena a quelle parole, una risata amara, mentre gli occhi si rialzavano nella sua direzione pieni di sfida.
"Hai paura di scoprire che c'è chi ha sofferto molto più di te, riuscendo però ad andare avanti lo stesso, stregone che è riuscito ad ingannare la morte?"
Lo provocò prima di effettuare un altro cambio scena che sapeva non sarebbe stato gradito ai più.
Soprattutto a Crowley, per meglio dire, a Francesca, pediatra apprezzata più di padri che dai bambini che doveva curare. E bisognava dire che la mora era abbastanza infuriata almeno fino a quando il suo ragazzo, quello che solamente poco prima gli aveva detto di non riuscirsi avvicinare a lui in quel corpo, la sbattesse al muro invadendogli la bocca con tanta passione, immediatamente ricambiato, anzi, i attaccò maggiormente a lui, mugugnando contrariata quando si staccò dalle sue labbra.
"Eh?"
Lo fissò con occhi languidi, completamente persa in quel bacio. Si era completamente dimenticato di tutto quello che aveva intorno, troppo presa e cercare ancora quelle labbra, anche se aveva idea che Ast non gliele avrebbe più concesse in quella maniera... un vero peccato!
Dean storse il delicato nasino, stampandosi sul visetto da monella ricoperto di lentiggini un sorriso malandrino ed esultante.
"Sono la donna del primario!"
Almeno in quel mondo non lo stava tradendo, era sua come avrebbe sempre voluto, nessuna presa per il culo! Sbuffò sentendo la voce dell'idiota. Invidia sarebbe sempre e solo rimasto tale ai suoi occhi.
"Goditi i tuoi momenti di gloria in silenzio, Invidia."
"Per una volta sono pienamente d'accordo con Dean."
Sibilò un infuriata regina dei crocevia, in quel caso non aveva paura a definirla in quella maniera, cercando di abbatterlo con un occhiata al vetriolo.
Kevin, rinchiuso nel bagno, invece sembrava stare meglio, almeno fino a quando i richiami del suo uomo non lo fecero sussultare.
"Ma non ci penso nemmeno ad aprirti! Vai a fare il tuo lavoro e togliti dalle palle!"
E si assicurò che la porta fosse ben chiusa, in maniera di impedire a quel cretino di entrare. cretino che fu raggiunto da uno scopaccione sulla nuca da un infermiera porno. Nate aveva davvero qualche problema da donna. La gonna troppo corta, la maglia troppo scollata ed un espressione dura sul volto.
"Mi spiegate perché siamo in un ospedale? E dov'è Lili?"
Domandò a qualcuno che aveva un pò di cervello, avvicinandosi ad Ast, Crowley e Dean, quest'ultima alzò le spalle, divertita. Si vedeva che in quel mondo dovevano esserle andate meglio le cose da come sorrideva.

Era corsa da quello che era suo marito, Gabriel aveva un perfido senso dell'umorismo, lasciando il piccolo a mangiare la colazione, in seguito al suo richiamo degno di uno a cui era appena caduto il mondo sulle palle, inarcando un delicato sopracciglio quando le aveva porto in quella maniera l'agenda, sospirando mentre leggeva quelle poche righe ed annuiva alle sue parole.
A lui non dispiacevano per nulla quel genere di serie, in fondo essere finiti in un telefilm medico era meglio che essere finiti in un telefilm da adolescenti.
"Guarda il lato positivo... almeno non sei un paziente."
Decisamente la vista di quello che in quel mondo era suo figlio e dell'angelo che aveva di fronte aveva migliorato di molto il suo umore. Sorrise radiosa, il corpo che Gabriel aveva scelto per lui non era di una bellezza eccessiva, ma quando sorrideva era davvero irresistibile, si illuminava e le si formavano un paio di delicate fossette sulle guance, davvero adorabile.
"Meglio prepararsi, Carvel sta finendo la colazione."
Annunciò prima di prendere abiti comodi e chiudersi in bagno a doppia mandata, va bene che il suo umore era migliorato, ma non era ancora così rincoglionita!
 
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31 replies since 22/12/2011, 00:05   1272 views
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