Non sapevo che le responsabilità suonassero il campanello!, Zen x Takeshi

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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 18/2/2011, 20:42




Zen

Era fatta. La vita da scapolo è finita. Si diceva tristemente mentre sistemava la propria stanza in modo che potesse accogliere un ospite in più. Il proprio appartamento non era grande. Non aveva camere degli ospiti da poter mettere a disposizione e, in quel caso così particolare, sistemare il divano decisamente scomodo per dormirci del salotto non gli sembrava appropriato. Sospirò. Era successo tutto così in fretta per i suoi gusti. Solo una settimana prima gli era arrivata una lettere dello zio che lo informava della morte dei suoi genitori. Aveva alzato un sopracciglio a quella missiva, mugugnando un "chissene frega!". La parte interessante, se così la si poteva definire, era quella che lo informava che suo fratello, un moccioso che non vedeva da dodici anni...età che li separava, era stato affidato dal tribunale che si era occupato di lui dopo la morte dei vecchi proprio a lui, Zen. Aveva lottato parecchio affinchè il marmocchio potesse stare con gli zii e l'amato cugino Kagami, ma nessuno aveva voluto sentire ragioni. In linea di sangue, lui era il parente maggiorenne più prossimo e quindi era sua responsabilità occuparsene. Il ragazzino, ora sedicenne, sarebbe arrivato in giornata. Zen sbuffò ancora una volta mentre finiva di rimboccare le lenzuola pulite tirate fuori per l'occasione...in fin dei conti non solo per quello visto che le altre erano ancora macchiate dello sperma e di qualche goccia di sangue della sera prima. Ohssì! quella si che era stata una scopata violenta e soddisfacente! Il fatto che il suo partner fosse pure masochista non faceva altro che rendere il tutto più eccitante. Per un solo istante, si pose il problema di come fare con Takeshi quando si sarebbe portato un nuovo amante a casa. Fece spallucce. Perchè preoccuparsi? Se voleva guardare che facesse pure altrimenti avrebbe aspettato davanti alla TV che finissero. Quando tutta la camera fu pronta si fermò un attimo ad osservarla. Sembrava irriconoscibile. I suoi vestiti erano piegati e a posto e molti cassetti e un'anta dell'armadia erano state svuotate per far spazio alle cose del fratello. Anche il bagno, piccolo e con una doccia veramente stretta, aveva subito una drastica rivoluzione. Era pulito per la prima volta dopo secoli e contava già uno spazzolino nuovo per Takeshi e un tubetto di dentifricio intero. Tutto, in casa sua, venne a poco a poco reinventato per far spazio al ragazzino. Quando ebbe finito prese una birra dal frigo, riempito quella mattina così come la dispensa, e iniziò a tracannarsela avido seduto su una delle sedie del tavolo della cucina. Mentre beveva non poteva non pensare al fratello. A quello che aveva lasciato quando non aveva neanche un anno. Il ricordo di quel poppante che gli girava sempre intorno era piuttosto sfocato, ma non aveva rimosso quegli occhi grandi e penetranti sempre fissi su di lui. Si domandò, con un briciolo di curiosità, come potesse essere adesso. Probabilmente era un ragazzino petulante e brufoloso più fissato con i videogame e il computer che con le ragazze...o, sogghignò, con i ragazzi. Ridacchiò sommessamente. Chissà se aveva preso da lui per quel verso...chissà in cosa gli somigliava, in effetti. Sperava vivamente in niente. Non sarebbe stato affatto divertente dividere le conquiste serali con un moccioso sedicenne. Probabilmente sarebbe stato solo un peso per lui...un'altra bocca da sfamare e una palla al piede. Tutto lì. Finì la birra e la buttò nel rusco, assieme a tutto il resto. La raccolta differenziata era qualcosa oltre la sua capacità di comprensione! Si sedette sul divano accendendo la TV. Mentre faceva zapping tra un canale e l'altro si domandava quando le sue responsabilità avrebbero suonato al campanello e gli avrebbero gettato addosso un fardello di vestiti oltre che di guai. Din Doon! Eccolo...si alzò e andò ad aprire la porta. La vita da scapolo era ufficialmente finita.
 
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Phemi
view post Posted on 19/2/2011, 08:34




Takeshi Usagi Yamamoto

Ed eccolo li, con il cugino Kagami che lo teneva per mano, lui imbronciato con il cappuccio della tuta, con due enormi orecchie da coniglio penzolanti, calato sulla testa.
<<Sei agitato?>>
<<Dovrei?>> chiese scorbutico, abbassando il visetto. Tutti i bagagli li stava trasportando Kagami.. il cugino era iperprotettivo nei confronti del più piccolo, e non voleva che facesse il minimo sforzo.
<<Dovresti, dopotutto sono dodici anni che non vedi tuo fratello.>>
Takeshi fece spallucce, tirando fuori la linguetta, stretta tra le labbra, e arrossì appena <<Se è per questo avrei benissimo atteso altri dodici anni prima di vederlo. tu non sai le cose tremende che mamma mi raccontava di lui. Stento a credere che da piccolino io gli girassi sempre attorno.>>
<<Eppure era l'unico che riusciva a farti smettere di piangere quando eri nella culla.>>
Takeshi imprecò, chissene fregava se un tempo lui e quell'idiota del fratello erano legati.. ora la cosa era cambiata e molto.
Non lo vedeva da troppi anni.. e sinceramente non ci teneva affatto a sapere come fosse cambiato o anche solo a condividere una casa con lui.
Kagami lo fermò, proprio quando arrivarono dinnanzi alla porta dell'appartamento di Zen, lo guardò negli occhi e gli sorrise <<Facciamo così.. il mio numero ce l'hai, se qualcosa non va mi telefoni e io sono subito da te.>>
Takeshi alzò lo sguardo liquido, che stranamente si fece più dolce.. quasi da cucciolotto <<Kagami.. posso venire da te?>> chiese piagnucoloso, allacciandosi alla vita del cugino.
Questi lasciò le valigie, lo prese in braccio carezzandogli i capelli chiari e gli baciò la fronte e poi le guanciotte <<Piccolo.. lo sai che non posso. Si, ora che vivo solo mi farebbe piacere averti sempre con me, sarebbe meno noioso, ma io non sono tuo fratello.. non è a me che ti hanno affidato.>>
<<Ma.. tu per me sei come un fratello, Kaga-nii..>>
<<Takeshi, lo so ma.. veramente, non posso. Vedrai che qui ti troverai bene. Zen è adulto, sarà molto più responsabile ora. E poi le persone cambiano, dagli una possibilità.>>
Takeshi fulminò Kagami con lo sguardo, affilandolo sulle sue iridi con istinto omicida.. quando si parlava di Zen cambiava totalmente faccia, sembrava un piccolo demonio.
<<Non penso che una pietra, se lucidata, possa diventare oro.. rimane sempre una pieta Kagami.>> mormorò, facendogli segno di lasciarlo a terra.
Alzò il mento, osservando la casa dinnanzi a se.. non era molto grande.. ma non era quello che gli importava. La cosa brutta era che l'avrebbe dovuta dividere con quel Zen.. che non sentiva affatto come fratello.
Probabilmente anche il maggiore pensava la stessa cosa, allora perchè non fare un accordo? Lui cedeva la sua possibilità di accudirlo a Kagami.. e in cambio il piccolo Usagi non gli spezzava le zampe.
Digrignò i denti.. che razza di persona doveva essere uno che portava a casa un sacco di amanti e trattava la madre come un'estranea? Se ne era andato senza dire nulla.. e lo aveva lasciato solo per anni, fregandosene di come stava o non stava.
Per lui poteva pure essere morto, non gli interessava.
<<Takeshi.. sarebbe ora di andare. Forza, vai a suonare il campanello.>>
Scosse il capo <<Non voglio incontrarlo.>>
<<Senti..>> Kagami dal sorriso smagliante, si abbassò, inginocchiandosi per arrivare all'altezza del ragazzino. gli carezzò il viso da bambino e sorrise <<Se ora vai la dentro, ti prometto che domani mattina presto vengo a prenderti e festeggiamo come si deve il tuo compleanno.. Anche se sarebbe oggi che compi sedici anni.. noi posticipiamo un po', ok? Domani ti compro un bel gelato e poi.. scegli il regalo che vuoi!>>
<<Voglio restare con te..>> mormorò, capriccioso, tornando ad abbracciarlo. Nel frattempo Kagami aveva alzato il braccio e suonato il campanello.. ci volle poco che qualcuno aprì la porta.
Takeshi mosse il viso per guardare verso la porta.. eccolo suo fratello..
Sbuffò, lasciando il collo di Kagami che si alzò in piedi, poggiando le valigie davanti al cancello.
<<Zen, te lo affido!>> urlò con un sorriso verso Zen, poi tornò a Takeshi <<Ci vediamo domani. Mi raccomando fai il bravo e non fare dannare tuo fratello.>> gli carezzò la testa, coprendolo bene con il cappuccio da coniglietto <<Ancora buon compleanno cucciolo.>> detto ciò, con un cenno del capo salutò Zen e si dileguò.
Takeshi rimase a debita distanza dall'uomo.. Alto, decisamente altissimo confronto a lui. Capelli rosso scuro dal taglio irregolare e un viso che.. si bello ma, non prometteva nulla di buono. Poi cos'era quell'affare sulla faccia? Una benda? Non sapeva avesse perso un occhio..
Con il visino schifato si avvicinò, tenendosi con una mano il cappuccio e con l'altra trascinandosi le valigie fino al fratello.
<<Ohi..>> non disse nemmeno "ciao".. si limitò a stare con il viso basso e, qualche istante dopo, sorpassò quel bestione per intrufolarsi in casa, senza chiedere il permesso.
Sapeva che se apriva bocca iniziava ad infamarlo.. meglio evitare visto che dovevano per forza convivere.
Decisamente.. quello sarebbe stato un compleanno di merda.
 
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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 19/2/2011, 14:52




Zen

Eccoli lì. Dietro il cancelletto tutto arrugginito e rovinato. Due ragazzi. Uno alto e decisamente somigliante a Zen. I capelli rossi, le iridi scure e la corporatura muscolosa, ma slanciata intuibile anche sotto i vestiti. Aggrappato a lui...un ragazzino. Zen lo squadrò da capo a piedi. Non è cambiato molto da quando era un moccioso in pannolino, osservò sghignazzando, ma evitando di darlo a vedere. Era alto un metro e uno sputo e la sua statura minuta sarebbe stata ancora più evidente accanto al fratello. Anche di corporatura era esile e un po' androgino, i tratti del viso erano grandi, morbidi e dolci. Sembrava quasi un bambino o una ragazzina. Zen sorrise. Era meglio di quanto si fosse aspettato, magari si sarebbe pure potuto divertire. Non c'entrava niente che fossero parenti. A vederli non l'avresti mai detto, troppo diversi! e poi nulla li accumunava...non si conoscevano affatto era passato troppo tempo dall'ultima volta che si erano visti. Salutò il cugino con un sorriso e un cenno della mano mettendo, così, in evidenza il suo avambraccio muscoloso completamente visibile dal momento che indossava soltanto una canottiera nera attillatissima e un paio di jeans lunghi sopra le All Star classiche. Kagami gli affido ufficialmente Takeshi per poi aggiungere <<ci vediamo domani. Mi raccomando fai il bravo e non fare dannare tuo fratello. Ancora buon compleanno cucciolo.>> Cazzo! Che giorno era? gettò con nonchalance un'occhiata al suo orologio con calendario incoporato. 15 luglio. Beh se era il suo compleanno tanti auguri! Doveva già ringraziare che se lo fosse preso a casa e che avesse comprato per lui un vasto assortimento di cibi e prodotti che mai si sarebbe sognato di acquistare. Osservò nuovamente il fratello e per poco non gli scappò da ridere. Takeshi non sembrava per niente più felice di lui per quella convivenza forzata. Lo salutò a malapena e si fiondò in casa senza problemi. "Ma prego..." mugugnò. Era piccola, se la sarebbe dovuta far bastare. Chiuse la porta rientrando anche lui e notò le lunghe orecchie da coniglio attaccate al cappuccio della sua t-shirt. Alzò gli occhi al cielo. La fissa di sua madre, rilevabile anche dal secondo nome che aveva affibbiato al piccolo, doveva aver contagiato anche lui. Si appoggiò contro il frigo, dopotutto la prima stanza in cui si arrivava entrando era la cucina "Quindi oggi è il tuo compleanno, eh? Beh auguri... Che succede domani visto che Kagami torna a prenderti?" si grattò pensieroso la testa. Quanti anni li separavano?... Dodici. Quindi, a conti fatti, il moccioso ne doveva avere sedici. Buono a sapersi. Indicò il cappuccio. Visto che erano lì era già tanto che parlassero almeno il minimo sindacale "Ha attaccato la mania anche a te, eh Usagi?" gli chiese con un sorrisetto ironico sul volto. Gli era in casa da cinque minuti e già lo sfotteva un po'. Tornò serio per poi allargare le braccia col chiaro intento di mostrargli un po' l'appartamento. "Beh, è tutto qui. Questa è la cucina e lì il salotto" disse indicando una stanza annessa a quella dove si trovavano, separata soltanto da una porta scorrevole, ora aperta "in fondo al corridoio c'è il bagno che dovremo condividere, così come la camera da letto. Ti ho già liberato cassetti e spazio necessario e sei pregato di non aprire ante diverse dalle tue" disse secco. Nei suoi mobili conservava tutte le sue cose, compresi i suoi giochini sessuali e non voleva certo che il fratello ci andasse intorno. Non perchè ne sarebbe potuto rimanere sconvolto, ma perchè non voleva che li rovinasse. "Ieri ho fatto la spesa. C'è qualsiasi cosa tu voglia e nel caso mancasse l'andremo a prendere, così ti mostro pure il quartiere" si grattò nuovamente la testa. Era stato esaustivo, no? "Domande?" chiese ancora con il tono di un professore che spera di non dover rispiegare la lezione.
 
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Phemi
view post Posted on 21/3/2011, 18:32




Quando Takeshi entrò, senza chiedere il minimo permesso, sentì la voce del fratello entrargli nelle orecchie con un "ma prego" del tutto sarcastico.
Aveva una voce bassa e roca.. tutta il contrario della sua..
Fece spallucce, non gli interessava essere cortese con lui, men che meno rispondere al suo"ma prego", magari chiedendogli scusa.
Anzi, se c'era qualcuno che doveva scusarsi la dentro, quello era proprio Zen, per aver abbandonato una famiglia intera fregandosene delle conseguenze.
La prima cosa che incontrò entrando fu la cucina.. niente male, in radica e metallo.. bellina, doveva ammetterlo.. pensava che la casa di un uomo scapolo fosse più spartana.
CITAZIONE
"Quindi oggi è il tuo compleanno, eh? Beh auguri... Che succede domani visto che Kagami torna a prenderti?"

Zen attaccato al rigorifero sembrava più imponente di quanto realmente fosse.. muscoloso, alto, con un mare di tatuaggi sulla pelle.. il piccolo gli arrivava solo all'ombelico.. decisamente erano l'uno il contrario dell'altro.
Alla domanda, Takeshi poggiò le valigie a terra, alzando il visetto verso Zen con un sorriso che voleva dire "fatti i cazzi tuoi, vecchiaccio dall'aspetto improponibile". Piegò il collo con fare innocente e poi aprì la boccuccia <<Oh grazie.. pensavo che a uno che se ne è sbattuto di me e della mia famiglia per tutti questi anni non interessasse il mio compleanno.. invece mi fai anche gli auguri..>> disse sarcastico, con il tono di voce più dolce che sapeva fare.. ma poi cambiò espressione.
<<Puoi evitarti i convenevoli Zen.. non me ne faccio nulla dei tuoi auguri.. comunque, quello che faccio domani con Kagami non ti deve interessare.>> peccato che Takeshi non sapesse che Kagami di tanto in tanto, telefonasse a Zen, anche solo da parte degli zii. Si erano tenuti in contatto per anni, anche dopo che il più grande aveva lasciato il "nido".. a Kagami, Zen piaceva, anche se non si erano praticamente più visti, un sacco.. gli era simpatico e comunque non lo giudicava troppo. Era probabile quindi che gli avrebbe spifferato tutto prima o poi.
Takeshi osservò il fratello.. sembrava, come dire, imbarazzato, come se non sapesse come comportarsi.
Al suo cenno al cappuccio, Takeshi alzò le manine, trattenendolo sulla testa, imbronciato <<Non chiamarmi Usagi.. solo mamma può farlo!>> e Kagami, ma Zen proprio no! Gli era vietato.. e poi che voleva? I coniglietti erano belli e a lui quelle orecchiette stavano troppo bene.. lo rendevano ancor più carino.
Si voltò di scatto.. se ne voleva andare.. ma Zen iniziò ad elencargli le stanze della casa.. una cosa lo sconvolse.. dividere la stanza assieme?
Proprio mentre parlavano di quella, Takeshi affacciò alla camera da letto, lasciando Zen poggiato al suo frigorifero, lanciando le valigie in mezzo alla stanza, decisamente bella.
Aspettò che Zen lo raggiungesse e lo guardò, trapassandolo con gli occhioni azzurri <<No.. io non divido la stanza con te. Pretendo un posto mio! Nemmeno ti conosco, già è tanto che sia venuto qui.. dovrei anche dormire con te? Ma stiamo scherzando?>>
-Come minimo lo uccido mentre dorme se mi costringe a dormire con lui- pensò, incrociando le braccia al petto.
<<Il divano.. dormo sul divano!>> e non accettava repliche! non voleva dormire assolutamente con quel tizio.. era come porgere il fianco al nemico.
<<Penso che anche tu la penserai come me, no? Sai che palle avere il fratellino più piccolo sempre in giro? Meglio che mi fai dormire sul divano Zen!>> alzò un sopracciglio e si sedette sul letto.. i vestiti comunque poteva sistemarli li, perciò aprì una delle valigie sparpagliandone il contenuto sulle lenzuola.
Libri su libri, una palla e un guantone da baseball, vestiti di tutti i colori, ognuno con orecchie annesse, due divise scolastiche estive e due invernali.. scarpe, fumetti e quant'altro.
Alzò il viso e poi si tirò su, avviandosi verso l'armadio e.. senza farlo apposta aprì l'anta sbagliata.
Takeshi guardò il contenuto.. c'erano tante cose ma.. non capiva che cos'erano e a che cosa servivano.. richiuse, facendo spallucce, non aveva intenzione di chiederglielo.. quando trovò l'anta e i cassetti giusti si mise a mettere a posto vestiti e il resto.
CITAZIONE
"Ieri ho fatto la spesa. C'è qualsiasi cosa tu voglia e nel caso mancasse l'andremo a prendere, così ti mostro pure il quartiere"
"Domande?"

<<Si.. non capisco perchè ti prodighi tanto. Non c'era bisogno che facessi la spesa.. nemmeno che mi liberassi un armadio.>> si fermò e lo guardò storto <<Stai tranquillo, tanto tra qualche giorno riuscirò ad andarmene da Kagami.. devo solo convincere il giudice.. quindi ci dovremo sopportare per poco.>> e ne era convinto.. peccato non sapesse che il giudice non era intenzionato a cambiare la sentenza.. sentenza irremovibile.. quelle parole erano marchiate sui documenti dati a Zen e agli zii dei due.. ma Takeshi non voleva arrendersi.
 
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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 21/3/2011, 21:31




Era lì da meno di un'ora e già era combattuto su cosa pensarne. Da un lato l'avrebbe volentieri appeso al muro pretendendo il rispetto che si confaceva ad una persona più grande, tutalpiù uno sconosciuto! Perchè era inutile asserire il contrario, loro non si sentivano fratelli e non sapevano proprio nulla l'uno dell'altro. D'altra parte, però, gli piaceva quel suo caratterino ritroso. Lo stuzzicava. La convivenza si prospettava più divertente del previsto. Osservò cercando di non ridere i suoi cambi di espressioni, sicuramente voluti con il preciso intento di farlo incazzare, cosa che non riuscì a fare. <<puoi evitarti i convenevoli Zen.. non me ne faccio nulla dei tuoi auguri.. comunque, quello che faccio domani con Kagami non ti deve interessare.>> Rise, non riuscendo più a trattenersi. "Mi dispiace per te, fratellino" disse imponendosi controllo e accentuando l'appellativo solo per farlo innervosire di più. Perchè così come Takeshi non riusciva a far arrabbiare Zen, a lui veniva facile farsi detestare dal più piccolo "Ma tutto quello che ti riguarda, da adesso in poi, dovrà interessarmi e non certo per mio volere, ma vivi in casa mia" pose un accento sul possessivo, voleva davvero fargli capire che tutto quello che vedeva lì dentro, lui compreso, se l'era guadagnato da solo senza mai chiedere l'aiuto di quelle due merde di genitori che aveva lasciato con gioia anni prima. Ascolto quasi con noia tutto quello che il fratellino gli sputava addosso, come se fosse superiore come se conoscesse davvero la storia. Certo... Lo osservò con la coda dell'occhio spostarsi e dirigersi verso la camera da letto. Aspettò qualche momento prima di decidersi a raggiungerlo tanto per controllare che non si facesse gli affari suoi. Alzò gli occhi al cielo con un sorrisetto stanco: si era aspettato una tale contromossa, ma non aveva voglia di replicare. Si limitò a muovere una mano come se la cosa non fosse importante "Se vuoi star scomodo affari tuoi. Il letto c'è, appena ho finito di scopare si intende." disse senza troppi preamboli anche se era convinto che suo fratello fosse a conoscenza dei suoi gusti. Dopotutto, era quello uno dei motivi per cui aveva lasciato la famiglia "A meno che tu non preferisca guardare e assicurarti il posto al termine. Non restano mai per la notte" disse ridacchiando. Prima il moccioso si abituava al suo stile di vita meglio sarebbe stato per entrambi. Lo osservò svuotare una delle valigie sul letto e storse il naso quando notò tutti quei libri. Pure il fratellino secchione! Era così impegnato a catalogare i suoi effetti che non fece caso a quali ante il ragazzino aprisse. <<si.. non capisco perchè ti prodighi tanto. Non c'era bisogno che facessi la spesa.. nemmeno che mi liberassi un armadio. Stai tranquillo, tanto tra qualche giorno riuscirò ad andarmene da Kagami.. devo solo convincere il giudice.. quindi ci dovremo sopportare per poco.>> rise. Quante volte aveva sperato in quella soluzione! Quante volte si era recato in tribunale e dagli zii in gran segreto per scaricarsi di dosso la responsabilità del minore! Ormai ne aveva perso il conto! Non era valso a niente affermare di non poter essere un bravo educatore per il ragazzo. Le testimonianze negative, ma scherzose di amici intimi che lo conoscevano discretamente bene non erano bastate a convincere il giudice che lui non era la figura adatta a crescere un ragazzino di sedici anni. Niente. Non un suo tentativo aveva smosso quella roccia seduta sulla sua bella poltrona in tribunale dalla sua decisione, purtroppo, definitiva. Si frugò in tasca e si accese una sigaretta aspirando a lungo il fumo prima di alzare il suo sguardo leggermente ambrato sul fratellino. Il labbro era piegato all'insù in una smorfia mista a disgusto e ironia. "Sei veramente patetico e ingenuo! Pensi che non abbia tentato io stesso di smollarti a Kagami? Tu non hai idea di quante volte questa settimana io sia passato in tribunale ogni volta con uno stratagemma diverso per pregare il giudice di affidarti a qualcuno che potesse farti stare bene sia economicamente che emotivamente, ma tu, per quanto ti riesca difficile accettare, sei mio fratello e pertanto sei sotto la mia custodia" disse dando un altro tiro alla sua Malboro rossa. "Quindi cerca di abituarti alla cosa e di non crearmi troppe grane che 'sto trattamento di favore non lo riservo neanche alle mie puttane" gli disse sprezzante, quasi ridendogli in faccia. Ma cosa credeva? Di essere una presenza benvenuta? Che fosse rimasto tutta la settimana a preoccuparsi per il suo arrivo studiando il modo di fare bella figura? Ma andiamo! Aveva sistemato la casa solo il pomeriggio prima, quando ormai non poteva fare altro che arrendersi dal momento che rischiava di essere arrestato per molestie ad un pubblico ufficiale tanto aveva rotto i coglioni al giudice!.
 
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Phemi
view post Posted on 21/3/2011, 21:34




Oh quanto lo faceva innervosire.
Quel suo sorrisino idiota, quel suo etichettare ogni cosa come una sua proprietà.. e i suoi occhi stavano facendo lo stesso su di lui, il piccolo Takeshi.
anche quell'appellativo, quel "fratellino" utilizzato probabilmente solo per infastidirlo, gli rese difficile controllarsi, per non saltargli al collo e utilizzare ogni tecnica di Karate conosciuta.
<<Non chiamarmi "fratellino".. per te sono solo Takeshi, punto e basta. Ne Usagi, ne fratellino.. ne altri nomignoli, sia chiaro capellone!>> altrimenti ne andava della salute del fratello maggiore.
In quel momento si ricordò di una cosa, dei suoi primi anni di vita, quando Zen se ne era andato da casa, l'immagine ovviamente sfocata di lui che lo cercava dappertutto, gattonando e cercando di camminare in qualche modo. La prima parola.. "Zen" che poi non aveva più ripetuto.
Si, si era giocato la possibilità di essere chiamato fratellone da lui, probabilmente un giorno, se fosse riuscito a farsi perdonare in qualche modo, lo avrebbe chiamato ancora a quel modo.
Nelle sue fantasie capitava spesso che chiamasse fratellone una figura non ben distinta, che non aveva volto, perchè incapace di ricordarlo.. ma ormai era passato anche quel tempo. Kagami aveva preso il posto di Zen, in tutto e per tutto, anche se non era il suo vero e proprio fratello.
CITAZIONE
"Ma tutto quello che ti riguarda, da adesso in poi, dovrà interessarmi e non certo per mio volere, ma vivi in casa mia"

Incrociò le braccia al petto, osservando quell'uomo grande e grosso che si prodigava per farlo incazzare.. cosa che gli riusciva tremendamente bene. Probabilmente lui, troppo infantile e con poca esperienza, non era ancora arrivato a sviluppare un sarcasmo tale da fare incazzare un adulto, quindi mentalmente, segnava un punto per Zen a suo sfavore.
<<Gia..>> disse semplicemente, abbassando poi il visino contratto in una strana espressione a metà tra l'amareggiato e il confuso.
Pensare che proprio lui, tra tutti, dopo la morte dei suoi doveva prendersi cura di lui.. beh, era a dir poco stravagante.
Scappato poi in camera del fratello, seduto sul letto, attese che Zen lo raggiungesse. La cosa strana però.. era che comunque, in ogni caso, attendeva sempre la sua presenza, come quando era piccolo. Era certo che se lui si spostava a destra, Zen facesse lo stesso. Probabilmente in lui, qualcosa della sua infanzia, ancora viveva. Quanto si sbagliava..
Osservò quel gesto svogliato, come se le sue parole non gli interessassero e aggrottò la fronte, pronunciando le labbra.. stava per dirgli di finirla di prenderlo per i fondelli con la sua teatralità, quando Zen parlò.. facendolo arrossire, proprio come una caffettiera in procinto di soffiare perchè il caffè, bollente, è arrivato al limite.
CITAZIONE
"Se vuoi star scomodo affari tuoi. Il letto c'è, appena ho finito di scopare si intende."

<<Sc..>> si tappò la bocca con le manine, allargando gli occhioni già enormi, che sembrarono mutare in piccole pozzanghere di acqua <<Non si dice la parola con la "s"!! Non ti vergogni?>> troppo puro per dire certe parole, nemmeno poteva nominarla in un contesto che non appartenesse a quella particolare parola. Colpa della madre che lo aveva mantenuto integro ed ingenuo per tutto il tempo, facendogli capire cosa non si poteva dire e fare, e cosa invece si poteva dire e fare.Ovviamente tutto ciò che aveva fatto Zen da piccolo, anche quel particolare incidente in cui l'aveva trovato a sottomettere un altro ragazzo, era male.
A Takeshi aveva raccontato solo che il fratello era stato beccato a baciare un altro uomo, non era scesa nei particolari..
CITAZIONE
"A meno che tu non preferisca guardare e assicurarti il posto al termine. Non restano mai per la notte"

Zen ridacchiò e Takeshi invece si fece ancora più rosso in viso, sbattendo gli occhioni sconvolti. Non rispose a quella provocazione, non sapeva in effetti come ribattere, quello non era un campo in cui era ferrato.
Si limitò a chinare il visetto, scossando il capo energicamente prima di iniziare a smontare la valigia. Che razza di uomo era quello? Ancora peggio di come se l'era immaginato per tutti quegli anni.. Certo che usare il suo letto dopo che.. ehm.. quello ci aveva fatto i suoi porci comodi.. ora più che mai l'idea non gli anadava per nulla a genio.
Eppure, anche l'idea di dormire in un divano freddo e solitario, in una casa che non conosceva, ora che i genitori erano morti.. non gli piaceva per nulla. Alzò gli occhioni, guardando Zen <<Poi le cambi le lenzuola? Vero?>> chiese, cercando di valutare ancora la possibilità di dormire con lui.. non per prendere il posto di qualcuno e soddisfare il fratello, solo per non rimanere solo di notte. Non che avesse ben in mente le dinamiche degli atti che si svolgevano li.. ma sapeva che ci si doveva spogliare per fare certe cose.. e sinceramente, dormire su una chiazza di sudore che non ci appartiene fa ancora più schifo che dormire sulla propria. Ma di nuovo tornò a farsi sentire una vocina nella sua mente.. dormire con il proprio nemico naturale era cento volte peggio che farsi "cullare" dai propri incubi.. o forse no?
Alla sua ultima domanda Zen sorrise.. o rise.. non comprese bene quell'espressione. Si frugò nella tasca dei pantaloni tirandone fuori un pacchetto di sigarette e la accese, prendendone una grossa boccata.
Takeshi osservava tutto di quello strano individuo.. come le labbra si piegassero lievemente all'insù ogni volta che lui ribatteva alle sue parole, come si muoveva, addirittura come teneva la sigaretta in bocca.
Come parlava.. come era abbigliato.. ancora si chiedeva a cosa servisse quella benda sull'occhio sinistro.
CITAZIONE
"Sei veramente patetico e ingenuo! Pensi che non abbia tentato io stesso di smollarti a Kagami? Tu non hai idea di quante volte questa settimana io sia passato in tribunale ogni volta con uno stratagemma diverso per pregare il giudice di affidarti a qualcuno che potesse farti stare bene sia economicamente che emotivamente, ma tu, per quanto ti riesca difficile accettare, sei mio fratello e pertanto sei sotto la mia custodia

Ah.. ecco, tentava di smollarlo anche in quella situazione.. o perlomeno, aveva tentato, senza riuscirci. Si sentì profondamente offeso da quella dichiarazione, ma comunque, sarebbe stato un bene per entrambi se lui non fosse stato sbattuto dentro quella casa.
<<Se ti fossi comportato in maniera diversa non mi sarebbe tanto difficile da accettare.. pensaci Zen.>> mormorò, continuando a mettere a posto le sue cose, ripondendole ordinatamente nei vari scompartimenti. Ma la sua seconda affermazione lo fece ribollire, tanto che si voltò di scatto, avvicinandosi a lui.
Di nuovo si accorgeva dell'imponenza dell'uomo, troppo grande e grosso per essere suo fratello.. non si somigliavano per nulla, a partire dall'espressione; la sua dolce ed ingenua.. quella di Zen invece spavalda e menefreghista.
Takeshi sorrise, dolcissimo, allungò un piccolo braccio prendendolo per il tessuto della canottiera nera, facendolo abbassare <<Non dovresti dire queste cose al tuo fratellino, Zen..>> sussurrò, mimando un tono triste e dolcissimo.. nel frattempo la gamba partiva per dare un calcio in mezzo alle palle del caro fratello, prendendolo in pieno <<Altrimenti te la faccio pagare>> continuò <<Questo è solo un avvertimento, permettiti ancora di dirmi una cosa simile e ti stacco quei sacchettini che ti ritrovi in mezzo alle zampe!>> e lo lasciò li, dopo un bel calcio nelle palle.
Trotterellò verso la cucina, aprì il frigorifero cercando qualcosa da mangiare.
Trovò dei succhi all'arancia in brik e delle carote.. prese una carota, un brik e di nuovo trotterellò verso il salotto, tirandosi nuovamente su fin la fronte, il cappuccio da coniglio, che gli era caduto proprio quando calciava il povero Zen.
Si sedette, posando i piedini sul tavolino dinnanzi al divano e accese la tv, canticchiando mentre si mangiava la sua carotina e faceva zapping tra i cartoni animati.
 
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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 21/3/2011, 21:38




Zen

Era rimasto sullo stipite della porta a guardarlo tutto il tempo, lasciandosi scappare solo qualche commento sarcastico tanto per punzecchiarlo e per ricordargli continuamente la nuova realtà dei fatti. Era suo fratello, questo quasi stentava lui stesso a crederlo visto quanto erano diversi, ed erano costretti a vivere insieme almeno fino a quando Takeshi non fosse stato abbastanza grande da poter decidere di vivere per conto suo. Con un sorriso tendente all'ironia si chiese se fra loro le cose sarebbero potute cambiare grazie a quella convivenza forzata... probabilmente no... <<non si dice la parola con la "s"!! Non ti vergogni?>> Si limitò a ridacchiare per quanto in realtà avrebbe voluto sconquassarsi il petto dalle risate. Degno figlio di quella puritana di loro madre! Come avevano fatto a resistere dodici anni sotto lo stesso tetto? Talvolta si meravigliava pure che quella pia donna si fosse sposata e avesse aperto abbastanza le gambe da concepire e far nascere due figli. Quei pensieri ovviamente li teneva per sè. Con nessuno sentiva il bisogno o il dovere di estraniarli, men che meno con Takeshi visto come il dolore della scomparsa dei genitori era ben intuibile nel suo volto di ragazzino. Per un attimo si fece strada in lui anche una domanda che l'aveva colto solo nei suoi primi anni lontano da casa: cos'avevano detto i suoi per giustificare la sua fuga e, specialmente, cosa ne sapeva il fratello? Decise di lasciar perdere, per ora. Forse un giorno gliel'avrebbe chiesto, ma in quel momento non gli interessava praticamente nulla. Era solo una curiosità labile nata da un pensiero improvviso. La cosa che lo stupì di più, però, furono gli occhioni, quasi imploranti del ragazzino <<poi le cambi le lenzuola? Vero?>> sorrise quasi con tenerezza, trattenendo anche questa volta l'impulso di ridere. "Che c'è, Takeshi? Ci stai ripensando, mmh?" si era acceso una Malboro con calma e lo scrutava quasi con divertimento. Quel ragazzino era veramente uno spasso. Ingenuo e dall'aspetto infantile, il figlioletto perfetto insomma! Aveva sedici anni, ma Zen era sicuro che non avesse mai avuto esperieze sessuali, forse qualche bacio ma nulla di più. Ancora una volta si ritrovò ad indagare in silenzio su quali potessero essere i gusti del più piccolo. Da come si era posto con lui, quando accennava alle sue scopate, tutto faceva pretendere per bollarlo come "eterosessuale" quasi dovette trattenere una smorfia di disgusto. Come aveva appena confermato, se il giudice avesse ascoltato le proprie ragioni e le avesse prese seriamente in considerazione, senza farsele entrare da un orecchio e uscire dall'altro, ora non sarebbero lì con mille bizzarri pensieri nella testa scegliendo quelli a cui dare voce. <<se ti fossi comportato in maniera diversa non mi sarebbe tanto difficile da accettare.. pensaci Zen.>> Come diavolo si permetteva di fargli la paternale?!?! Per poco non lo aggredì fisicamente "Cosa cazzo ne sai tu dei motivi che mi hanno spinto a lasciare quella casa e te? Quasi sicuramente nessuno si è mai preso la briga di dirti con esattezza cosa sia successo, ma anche se adesso te lo dicessi probabilmente non cambieresti opinione e continueresti a pensarla così" quasi gli urlò addosso, pur restando fermo appoggiato allo stipite "Quindi evitiamo di raccontarci fesserie: per te, come per gli altri due, è stato un bene che io me ne sia andato quando tu ancora non avevi cervello per capire la situazione! Se fossi rimasto saresti molto diverso da come sei ora e, fidati! non avresti tutta questa riconoscenza e questo affetto verso di loro" Per tutto quel discorso, Zen non aveva mai ammesso ad alta voce di star parlando dei propri genitori. Non una sola volta dalle sue labbra erano usciti gli appellativi "mamma" e "papà", erano dodici anni che quelle parole non gli sfuggivano di bocca neppure nei suoi incubi. Non sentiva quelle persone degne dei nomi che si facevano fregio di portare e avere; se Takeshi fosse cresciuto con lui sicuramente avrebbe smesso lui stesso di considerarli dei veri genitori. Il nuovo atteggiamento del ragazzino l'aveva messo in guardia, non si fidava di un così rapido e radicale modo di porsi. <<non dovresti dire queste cose al tuo fratellino, Zen..>> il tono era dolce, quasi mellifluo e, per uno come lui che aveva conosciuto gente della peggior specie, fin troppo palesemente finto. C'era l'inganno per forza! Doveva esserci! Infatti non aveva torto. Una ginocchiata ben mirata alla sua virilità ebbe quasi il potere di contorcerlo. <<altrimenti te la faccio pagare. Questo è solo un avvertimento, permettiti ancora di dirmi una cosa simile e ti stacco quei sacchettini che ti ritrovi in mezzo alle zampe!>> ora sì che lo riconosceva quel piccolo... Brutto... mugugnò appena portandosi le mani alla sua intimità ferita mentre Takeshi correva rapido in cucina. Fortunatamente il piccolo era di costituzione minuta altrimenti ci sarebbe rimasto secco! Il colpo era stato abbastanza forte, ma anche il più lieve dei calci in quel punto sarebbe stato capace di fargli provare dolore. Rimase un lungo istante fermo in quella posizione meditando vendetta verso quel maledetto sedicenne indisponente. Quando si fu ripreso, scosso ancora da degli impercettibili fremiti di rabbia, era tornato nella sala principale notando il piccolo seduto sul divano a guardare la TV. Sembra già perfettamente acclimatato! Non ha perso tempo a saccheggiarmi il frigo e a impossessarsi del telecomando! Stava quasi per inveirgli e saltargli addosso quando osservò un particolare che gli fece increspare le labbra in un sorrisetto mefistofelico. Takeshi aveva appoggiato con irriverenza le gambe sul tavolino, una posizione che Zen stesso assumeva ogniqualvolta si sedeva sul divano. Gli si avvicinò con calma, conscio che il miglior modo per fargliela pagare era agire d'astuzia. Sorrise, guardandolo con finto orgoglio. In quei momenti si sentiva un attore perfetto. "Il mio fratellino!" esordì con esultanza nella voce. Oh sì che l'avrebbe fatto innervosire adesso! "Così piccolo eppure già così simile al più grande. Solo il mio piccolo Takeshi, il bambino che mi tendeva le braccine esili dalla culla invocando il nome del suo adorato fratellone, sarebbe entrato in casa di un perfetto sconosciuto senza cortesia e avrebbe poi appoggiato i piedi ancora coperti dalle scarpe sul tavolino del soggiorno" non mutò mai quell'espressione di piena soddisfazione e orgoglio mentre lo guardava. Dentro di sè stava già cantando vittoria per la rabbia che avrebbe scatenato nel più piccolo. Riprese "E soltanto il mio fratellino avrebbe preso una carota gustandosela con tanto piacere. Verdura dalla forma curiosa non trovi? Per non parlare delle dimensioni! Guarda quanto è grossa quella che ti porti con tanta goduria alle labbra! Oh sì! Non c'è dubbio! Sei proprio mio fratello!" esclamò arretrando però di un passo, non voleva davvero rimetterci le palle, ma non riusciva a trattenersi dal fargliela pagare per il tono e l'atteggiamento usati prima da quel moccioso. Fece il giro del divano andando a posizionarsi dietro di lui, circondandogli il collo con le braccia e avvicinando il proprio volto al lato della sua testa. "Mmh..."aveva sussurrato languido "mi viene da pensare che forse più che guardare tu stesso vorrai aggiungerti agli spettacolini nel mio letto" disse con tono da cospiratore che però non tradiva tutta la sua ironia. Sì, era uno stronzo e ne andava assai fiero. Si spostò da lui prima che quello potesse morderlo o fargli chissà cosa "Forse persino ti eccita l'idea di dormire in lenzuola sporche di sudore e sperma, così sature del maschio odore di due uomini appagati e stanchi" disse guardandolo fisso negli occhi con un sorrisetto di sfida. "Inoltre, Takeshi, io parlo come mi pare a chi mi pare da sempre, te compreso!" asserì tranquillo trapassandolo col suo sguardo ambrato. La curiosità nel vedere la reazione del ragazzino stava prendendo piede in lui.
 
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Phemi
view post Posted on 21/3/2011, 21:43




Suo fratello maggiore non era di molte parole.. più lui ribatteva a ciò che diceva, più Zen se ne stava zitto zitto a sogghignare. Takeshi si chiese che cosa stesse pensando, che cosa quegli occhi stessero registrando di lui.. e soprattutto perchè se la rideva a quel modo.
Che pensasse di potersi divertire alle spalle del più piccolo? -Te lo puoi scordare vecchiaccio..- pensò. Gliene avrebbe combinate di tutti i colori.. la sola sua presenza lo rendeva irritabile.. non riusciva proprio a stare buono con quel poco di buono dinnanzi al naso.
Quando si arrivò a parlare di sistemazioni e lui pensò che magari, era meglio dormire con qualcuno, almeno all'inizio, quel bastardo di nuovo ne approfittò per sfotterlo.
CITAZIONE
"Che c'è, Takeshi? Ci stai ripensando, mmh?"

Il piccolo assottigliò lo sguardo. Anche se aveva intravisto una nota di tenerezza nel sorriso del più grande, ciò non toglieva che quel sorriso fosse di pieno scherzo.
<<Meglio la morte <,<>> mormorò, incrociando le braccia al piccolo petto. Benissimo, lui lo prendeva per i fondelli? allora Takeshi nemmeno la soddisfazione di assecondarlo, gli avrebbe dato!!
Gli occhi di Zen si posarono palesemente su di lui.. di nuovo il minore storceva il visino, quasi cercasse di carpire qualche cosa da quella mente a lui preclusa.
Non aveva mai capito a fondo il motivo della sua scomparsa da casa. Sapeva solo che aveva fatto cose che a mamma non piacevano, come baciare svariati ragazzi.. e.. bho, aveva detto qualcos'altro quella donna, come ad esempio picchiarne uno proprio in casa loro.. ma la cosa che lo aveva ferito realmente era che Zen alla fine non l'aveva mai più cercato.
Insomma.. lui che c'entrava con quello che era successo tra lui e la mamma? Era una vittima dei loro litigi.. nessuno aveva il diritto di togliergli il fratello.. men che meno il fratello stesso di sotrarsi al suo sguardo.
Abbassò il viso.. chissà perchè stava congetturando quei concetti proprio ora.. mentre in sedici anni non aveva mai elaborato nulla di simile.
Forse la vicinanza con lui gli faceva provare una specie di rimorso per i tempi andati.. o forse semplicemente lo shock per la scomparsa di mamma e papà lo aveva solamente rammollito.
CITAZIONE
"Cosa cazzo ne sai tu dei motivi che mi hanno spinto a lasciare quella casa e te? Quasi sicuramente nessuno si è mai preso la briga di dirti con esattezza cosa sia successo, ma anche se adesso te lo dicessi probabilmente non cambieresti opinione e continueresti a pensarla così"

<<Tentar non nuoce..>> mormorò, facendo spallucce, alla risposta del maggiore alla sua illazione.
Peccato che Zen non avesse finito nel suo discorso.. anzi, più furente che mai.. continuò, imperterrito nei suoi ragionamenti.
CITAZIONE
"Quindi evitiamo di raccontarci fesserie: per te, come per gli altri due, è stato un bene che io me ne sia andato quando tu ancora non avevi cervello per capire la situazione! Se fossi rimasto saresti molto diverso da come sei ora e, fidati! non avresti tutta questa riconoscenza e questo affetto verso di loro"

Takeshi alzò un sopracciglio, guardandolo intensamente con l'espressione di chi ne sa più di te ma non vuole sconvolgerti la vita con le sue verità.
<<Senti..>> iniziò lentamente <<Puoi continuare a credere ciò che vuoi ma.. secondo me hai sbagliato. Pensaci un attimo.. hai litigato con mamma e papà.. non con me. Ancora mi chiedo perchè tu abbia continuato ad ignorare perfino me.. e sinceramente, ora che ci penso, questa è la cosa che mi fa incazzare più di tutte. E comunque.. non pensare che avresti avuto un atle ascendente su di me da cambiarmi a tal punto.. tale sono ora.. tale sarei stato se tu fossi rimasto a casa.>> e con ciò chiuse la discussione, sorridendo limpido, anche se dentro stava ribollendo.
L'avrebbe ammazzato.. o se l'avrebbe fatto.. ma ancora non voleva andare in prigione, visto che c'era andato vicino il giorno della sentenza in tribunale.
Comunque.. purtroppo Zen non poteva assolutamente chiudere la sua boccuccia d'oro.. per questo si beccò una bella ginocchiata nelle palle da parte di Takeshi, che poi trottò verso salotto e cucina.. prendendone pieno possesso.. vigeva l'egemonia di Usagi in quei luoghi ora XD
CITAZIONE
"Il mio fratellino!"

Takeshi assottigliò lo sguardo.. come lo aveva chiamato?
<<Toh.. sei ancora vivo.. ma vedo che ancora non hai imparato la lezione..>>
-Ovvero ti spezzo anche le gambe se continui a chiamarmi "fratellino"- era una minaccia velata quella del piccolo.. ma sicuramente Zen l'avrebbe colta.
Zen gli si avvicinò, con quello stpido sorriso stampato in faccia.. voleva farlo incazzare, o cosa?
CITAZIONE
"Così piccolo eppure già così simile al più grande. Solo il mio piccolo Takeshi, il bambino che mi tendeva le braccine esili dalla culla invocando il nome del suo adorato fratellone.."

<<N.. non è vero!!>> miagolò imbarazzato, rizzandosi sulla spina dorsale.. Bugia bella e buona, sapeva che era così. "Zen" era stata la sua prima parola. Ma l'uomo continuò con il suo concetto..
CITAZIONE
".. sarebbe entrato in casa di un perfetto sconosciuto senza cortesia e avrebbe poi appoggiato i piedi ancora coperti dalle scarpe sul tavolino del soggiorno"

Rimase interdetto per qualche secondo, mentre alla tv, una sottospecie di mostriciattolo giallastro faceva fuoco e fiamme squartando un povero ragazzino.
<<Se non sbaglio, tue testuali parole, questa ora è casa mia..>> sorrise appena.. ormai il rossore alle guance era sparito, quasi del tutto <<quindi.. posso benissimo mettere le scarpe dove voglio..>> ma, non capiva dove volesse andare a parare. Che diavolo stava insinuando con quelle parole?
Alzò lo sguardo su Zen , pronto per alzarsi e dargli un cartone nelle palle. Il visino, si vedeva, era palesemente confuso <<Che cavolo c'entra la carota?>> non aveva colto l'antifona, proprio per nulla. Non era malizioso Takeshi e soprattutto era ancora "abbastanza ingenuo" da non comprendere che cosa potessero fare un uomo e una donna assieme.. o due uomini.. o donne.. insommauna coppia.
<<E comunque se stai insinuando che io ti somigli.. beh, amico hai sbagliato persona. Io non sono come te! E mai vorrò esserlo!>> si mosse per alzarsi in piedi ma il fratello lo superò.
Quando gli girò attorno per arrivargli dietro ed abbracciarlo, Takeshi ebbe uno spasmo.. combattuto sul se proiettarlo a terra con una mossa di Karate o se rimanere li, tra il tepore di quelle braccia ormai sconosciute..
Optò per la prima.. ma, anche se lo aveva preso per la canottiera, Zen era sempre il doppio di lui e non riuscì a capovolgerlo per gettarlo a terra, quindi si dovette sorbire ancora la sua voce.. e soprattutto il viso del fratello a stretto contatto con il suo.
Deglutì a vuoto, avvampando.. troppo vicino, decisamente. Non gli era mai piaciuto che le persone che conosceva a malapena gli si avvicinassero così, solo Kagami poteva farlo.
Invadevano il suo spazio personale.
CITAZIONE
"Mmhh.. mi viene da pensare che forse più che guardare tu stesso vorrai aggiungerti agli spettacolini nel mio letto"

Alzò gli occhioni e poi piegò appena il viso per guardarlo.. che spettacolini? Forse quelli che gli aveva detto mamma.. quando aveva trovato Zen e un altro uomo a baciarsi.. <<No.. non li do i baci alla gente che non conosco.>> e poi sai quanti germi se infilava la lingua in bocca a qualcuno?
Da quando aveva saputo come si davano i baci non aveva mai e poi mai provato la voglia di darne uno.
La voce del fratello continuò a risuonare.. s.. sperma e... sudore? çAç ma che cavolo faceva in quel letto?!
Si.. sua madre, più o meno gli aveva spiegato che cosa succede nella pubertà ad un ragazzo, quindi sapeva cos'era lo sperma ma.. perchè mai Zen diceva cose simili?
Aggrottò la fronte, visibilmente imbarazzato e si alzò dal divano, liberandosi dalla presa del fratello proprio quando finiva di prlare.
Arretrò tenendo lo sguardo sul fratello, meglio tenerlo d'occhio.. e prese il cellulare. Compose il numero di Kagami..
<<Ciao, sono Kagami..>>
<<Kagaaamiiii!!! Zen è stranooo, parla di cose che non capiscoo..>>
<<lasciatemi un messaggio dopo il beep..>> merda. Era la segreteria telefonica. Deglutì ancora a vuoto, abbassando il cellulare che chiuse, tenendo fissi gli occhi su Zen.
Alzò il braccio detsro con l'indice puntato su di lui.
<<N.. non so che diavolo combini nella tua stanza e non voglio saperlo.. ma tienimi lontano da qualunque cosa sia! E..>> storcendo il naso quasi schifato, andò avanti <<Se non cambi le lenzuola giuro che la ginocchiata che ti ho dato prima ti sembrerà paradiso in confronto a quello che ti farò eno.. tu.. non puoi permetterti di parlarmi come ti pare. Non sono una tua proprietà! Quindi.. devi rispettarmi!>> si, sembrava che la sua voce fosse abbastanza decisa e ferma.
Espirò a fondo, socchiuse gli occhi e poi torno a guardarlo. Avviandosi verso la cucina finì la carota.. senza farsi vedere, per evitare commenti e poi si sedette sul tavolo con un saltello.
Diavolo come voleva andarsene di li.. quell'uomo era veramente strano.. troppo strano. Forse era pazzo çAç beh, con due o tre mosse di Karate poteva anche stenderlo e salvarsi.
<<E vedi di starmi lontano vecchiaccio!>> e si, avrebbe dormito con lui solo se si fosse convinto che le lenzuola erano pulite.
Guardò l'orologio.. quanto sperava che quella giornata finisse.. magari se usciva un po'.. poteva telefonare al cugino, così festeggiavano il compleanno il giorno stesso e lui si allontanava dal suo nemico naturale.
Ma poi ci ripensò.. no, Kagami era occupato, altrimento non avrebbe beccato la segreteria telefonica..
 
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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 21/3/2011, 21:45




Il loro scambio di battute al vetriolo, inizialmente lo divertiva. Il ragazzino era piccolo e tenero d'aspetto, ma era palese quanto detestasse il fratello. Nei suoi occhi grandi e chiari si leggeva perfettamente il suo desiderio di andarsene da lì per continuare la sua vita come aveva sempre fatto: con serenità e senza un certo Zen. Il maggiore, dal canto suo, provava uno strano gusto nel punzecchiarlo. Era convinto che così facendo l'avrebbe conosciuto meglio, gli avrebbe dato modo di conoscere lati di lui che ad altri teneva nascosti. Era una considerazione che aveva maturato in parecchi anni di provocazioni e le sue "vittime" non lo deludevano mai. Appena trovavi il loro punto debole potevi star certo che anche l'agnellino più restio a mordere tirava fuori le unghie o qualche altra sorpresa che non gli avresti mai attribuito. I toni, infatti, ora erano mutati. Non era più un sarcastico botta e risposta sulle lenzuola e le sue attività notturne, ma era più un diretto attacco alle sue mancanze passate. Il ragazzino sembrava proprio non resistere dal fargli la paternale e mostrarsi come superiore e saccente. Quando si toccavano quei tasti, Zen fremeva per il fastidio. Era un moccioso in fasce quando tutto era successo. Non aveva neanche un anno e sicuramente la sua testolina di infante era stata colmata di bugie e omissioni sul suo conto. Ne ebbe la conferma quasi subito. <<puoi continuare a credere ciò che vuoi ma.. secondo me hai sbagliato. Pensaci un attimo.. hai litigato con mamma e papà.. non con me. Ancora mi chiedo perchè tu abbia continuato ad ignorare perfino me.. e sinceramente, ora che ci penso, questa è la cosa che mi fa incazzare più di tutte.>> Sospirò avrebbe voluto rispondergli, ma non gli era ancora possibile. Non lì. Non in quella stanza. Dopotutto la soluzione agli enigmi che Takeshi si poneva risiedeva in salotto. Non ci volle poi molto ad arrivare in sala, dopotutto. Il ragazzino gli aveva tirato un colpo davvero basso a cui lui aveva contraccambiato con qualche minuto di ritardo. L'iniziale voglia di ucciderlo era stata sostituita da un gioco più sottile e fine a cui il giovane si stava mostrando impreparato. Glielo dimostrava la sua colossale ingenuità. Con un ghigno si ritrovò a pensare che un doppio senso non l'avrebbe capito neanche con un disegno. Gli si era avvicinato continuando a parlare, ignorando i suoi flebili e del tutto inutili tentativi di cambiare la realtà dei fatti. <<se non sbaglio, tue testuali parole, questa ora è casa mia..quindi.. posso benissimo mettere le scarpe dove voglio..>> Rise con gusto "Questo ti rende ancora più simile a me, Takeshi! Non hai rispetto neppure per le cose che ti appartengono se non c'è un adulto ad importelo! Andiamo, scommetto quello che ti pare che sul prezioso tavolino di casa Yamamoto le tue scarpe zozze non le hai mai posate in sedici anni di vita!" ricordava ancora le urla e le imprecazioni della madre quando si azzardava anche solo ad appoggiarvi sopra un alluce. I primi litigi con la donna avevano come fulcro proprio il tavolino del salotto e i suoi piedi. Trattenne una risata. Quello era il suo campo di gioco, Takeshi non avrebbe potuto nè batterlo nè sovrastarlo. Era lui a fare le regole. Inoltre, l'ingenuità del ragazzino era una penalizzazione notevole. Si leccò le labbra sensuale, il viso ancora vicino a quello del fratello che nel frattempo era arrossito di colpo scatenando in lui un'insolita voglia di provocarlo anche dal punto di vista fisico. Ogni sua piccola frase scatenava ilarità in lui. La realtà dei fatti gli era davvero difficile da accettare. Per quanto si fosse già accorto della totale essenza di malizia nel ragazzino, non riuscì a trattenersi dal ridere come un pazzo quando sentì le sue parole <<no.. non li do i baci alla gente che non conosco.>> "Se le tue conoscenze in fatto di sesso si fermano alle pomiciate siamo messi davvero molto male, Takeshi!" alzò gli occhi al cielo "Se non sapessi con chi hai vissuto per sedici anni mi verrebbe da chiederti se per caso sei stato allevato in un convento di suore!" Il fratellino era visibilmente a disagio. Non capiva quello che il più grande diceva e questo lo confondeva e, forse, lo inquietava pure. Il suo debole tentativo di chiamare il cugino andò a vuoto. Da come aveva richiuso la telefonata intuì che Kagami dovesse essere occupato. Quasi sicuramente era con qualche bella ragazza... che schifo! Il piccolo, però, sembrava aver recuperato un po' della sua baldanza. <<n.. non so che diavolo combini nella tua stanza e non voglio saperlo.. ma tienimi lontano da qualunque cosa sia! E..Se non cambi le lenzuola giuro che la ginocchiata che ti ho dato prima ti sembrerà paradiso in confronto a quello che ti farò eno.. tu.. non puoi permetterti di parlarmi come ti pare. Non sono una tua proprietà! Quindi.. devi rispettarmi!>> Sempre più divertente e...provocante? Oh sì! Stava davvero nascendo in lui la voglia di mostrargli qualcuno dei motivi che avevano spinto i suoi genitori a litigare con lui e lui a lasciarli. Tra l'altro, Takeshi sembrava invitarlo a farlo sedendosi con le gambe aperte sul tavolo. Si leccò nuovamente le labbra e si avvicinò con grazia felina. <<e vedi di starmi lontano vecchiaccio!>> Sì, certo! "Ma come?" chiese quasi con ingenuità. Un'espressione d'angelo sul suo volto di demone. Si tolse la benda, mettendo a nudo l'altro occhio in modo da far più presa sul piccolo. Gli si avvicinò ancora e con uno scatto gli prese i polsi inchiodandoli sul tavolo e facendolo sdraiare su quella superficie piatta e fredda. "Non l'hai detto tu che non capivi i motivi della mia scomparsa dalla tua vita? E, sempre tu, non mi hai fatto capire quanto poco ti avessero detto su di me? Stai avendo le tue risposte ora, Takeshi" gli aveva detto bloccandolo col proprio peso, impedendogli anche di muovere le gambe grazie alle posizione delle sue. Fece scorrere la sua lingua su una guancia del ragazzino, lasciandovi sopra una scia umida. Il suo ginocchio, incastrato fra quelli del piccolo e a diretto contatto con la sua intimità, aveva preso a strusciarsi piano contro di essa col preciso intento di risvegliarla. In fondo, anche se fosse stato etero quello non era mai stato un suo problema. Pose con forza le sue labbra su quelle del ragazzino, facendo uscire la lingua e leccandogliele senza però approfondire di più quel contatto. Con un sorriso diabolico nel volto si era rialzato come se nulla fosse successo, si era rimesso la benda e aveva raggiunto il televisore. Sotto di esso vi erano diversi cassetti. Ne colpì uno con un piede e poi lo aprì. "Qua ci sono le tue risposte" aveva detto soltanto senza muoversi da dove si trovava. Dentro il cassetto si potevano notare una trentina di lettere scritte nel primo anno lontano da casa, tutte indirizzate a Takeshi. Sperava che gli sarebbero state recapitate una volta che avesse imparato a leggere, ma puntualmente i suoi genitori le rispedivano al mittente così aveva smesso di scriverle. Di fianco ad esse c'erano dei pacchetti, dei regali. Undici, per l'esattezza. Zen aveva iniziato a comprarli quando si era avvicinata la data del terzo compleanno di Takeshi. Ogni anno gliene faceva uno e glielo spediva, ma quello tornava puntualmente indietro. Aveva continuato così fino al 14esimo anni di vita del fratello poi aveva smesso. Qualsiasi suo tentativo di mettersi in contatto con lui sarebbe stato sviato perchè insistere allora? Avrebbe voluto chiedergli se era ancora convinto dell'innocenza dei suoi genitori, ma non lo fece e con un'espressione seria, ma forse triste, in volto era andato a sedersi sul divano facendo zapping, ma come al solito la TV non offriva svaghi che gli interessassero. Quelle lettere con l'inconfondibile bollo che le marchiava come rifiutate lo avevano sempre fatto stare male in passato. Anche adesso, infatti, una strana nostalgia e vaga tristezza lo avevano colto.
 
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Phemi
view post Posted on 21/3/2011, 21:52




Chissà perchè quel loro "gioco", più andava avanti, più lo rendeva rabbioso e nel contempo triste. si rendeva conto delle mancanze di cui aveva sofferto, probabilmente perchè la memoria dei suoi primi anni di vita, anche se assopita, continuava a martellarlo, a coinvolgerlo, ed era innegabile che Zen ne facesse parte ormai. Era stato importante per lui, anche nei primi anni di vita quando, nonostante i ricordi appannati, chiedeva di quel ragazzo dai capelli rossi, senza ricevere risposta. Ovviamente sua madre non poteva rispondergli, troppo piccolo per comprendere ciò che era avvenuto ed infatti glielo spiegò quando Takeshi iniziò ad avere 13/14 anni. Se prima Takeshi aveva odiato Zen per averlo lasciato solo, successivamente i pregiudizi e le angoscie inculcategli da sua madre avevano rpeso il sopravvento sull'immagine che aveva del fratello maggiore.
Al loro scambio di parole, nel quale Takeshi cercava di fare la paternale al più grande, si guadagnò un sospiro, durante l'ultima battuta che gli uscì di bocca.. ma questo silenzio non salvò Zen da una bella ginocchiata nelle palle.
Anche se ci volle un po', il maggiore tornò a farsi vivo nel mentre lui stava zappingando in salotto. Buono a sapersi, allora Zen era abbastanza resistente.. poteva picchiarlo quanto voleva ** e già si pregustava la cosa.
CITAZIONE
"Questo ti rende ancora più simile a me, Takeshi! Non hai rispetto neppure per le cose che ti appartengono se non c'è un adulto ad importelo! Andiamo, scommetto quello che ti pare che sul prezioso tavolino di casa Yamamoto le tue scarpe zozze non le hai mai posate in sedici anni di vita!"

Comprese subito, l'aperto tentativo del più grande di metterlo in agitazione, ma se lo stratagemma iniziale non funzionò molto, quello di mezzo sortì l'effetto desiderato.
<<Non è la stessa cosa!>> già.. nemmeno a casa di Kagami o dei suoi amici, metteva le scarpe sozze sul tavolino, li lo faceva perchè voleva far capire al fratello più grande che non vi era rispetto per lui, così come lui non ne aveva mostrato per Takeshi e la sua famiglia.
Una specie di muto rimprovero.. ma non tutti colgono queste sottigliezze, per quanto infantile potesse essere il gesto.
Takeshi sorrise appena, prima di sentirsi attaccato su un campo che, sinceramente, lo trovava impreparato e non di poco. La madre lo aveva esonerato perfino da educazione sessuale a scuola, come poteva conoscere certe cose se nemmeno le basi conosceva?
CITAZIONE
"Se le tue conoscenze in fatto di sesso si fermano alle pomiciate siamo messi davvero molto male, Takeshi!"

Piegò il collo, sentendo il rumore della lingua del fratello che si leccava le labbra.ancora peggio, così era decisamente peggio di quella insolita vicinanza <<M.. me l'ha spiegato un ragazzo con cui stavo..>> ma non aveva funzionato, visto che quello voleva veramente pomiciare con Takeshi ed invece il più piccolo se ne era uscito con una frase schifata ad accompagnare la spiegazione. Così, per il povero innamorato, meglio dire allupato visto che si voleva fare il piccolo e basta, non vi era stata assolutamente storia.
CITAZIONE
"Se non sapessi con chi hai vissuto per sedici anni mi verrebbe da chiederti se per caso sei stato allevato in un convento di suore!"

Si voltò verso Zen, guardandolo storto, prima di poggiargli una mano in faccia e spingerlo via.
Tentò in qualche modo di chiedere aiuto a Kagami ma la segreteria suonò nelle sue orecchie, lasciandolo letteralmente nella merda.. meglio quindi allontanarsi, allontanarsi da quel fratello almeno finchè qualcuno non fosse venuto a salvarlo o non avesse trovato un modo per "difendersi" dai suoi attacchi.
Fu allora che commise lo sbaglio più madornale della sua vita, andandosi a sedere a gambe aperte sul tavolo, probabilmente istigando in Zen un comportamento più spinto di quello che avrebbe mai voluto tenere col fratello.
CITAZIONE
"Ma come?"

Lo vide leccarsi le labbra avvicinandosi.. ma perchè si leccava le labbra ora? <<Che..>> ma l'espressione angelica che sfoderò Zen lo stupì, ammutolendolo.
Allora anche quell'uomo era capace di certe espressioni.
Zen si tolse la benda, di rimando Takeshi spalancò la boccuccia, alzando l'indice <<Allora l'occhio ce l'hai..>> sussurrò a mezza bocca, prima di trovarsi inchiodato sul tavolo, prima dallo sguardo ipnotico e bellissimo di Zen, piegato poi all'indietro, steso infine sulla superficie fredda sotto la sua schiena, da lui e dal suo peso.
Il cuore del più piccolo ebbe un sussulto.. sapeva che c'era qualcosa che non andava.
CITAZIONE
"Non l'hai detto tu che non capivi i motivi della mia scomparsa dalla tua vita? E, sempre tu, non mi hai fatto capire quanto poco ti avessero detto su di me? Stai avendo le tue risposte ora, Takeshi"

<<Ma che diavolo di risposte mi stai dando, idiota.. mi stai solo schiacciando!! Quanto cazzo pesi?>> urlò, impossibilitato nel muoversi. Di certo pensava che sarebbe partito un colpo, un ceffone o qualcosa di simile, in effetti si era mostrato insolente e non poco con Zen.. ma.. cazzo non si aspettava una cosa simile, no signore.
La lingua del più grande percorse la sua guancia, lasciando una scia umida e, al passaggio dei respiri del fratello, ne subiva il rapido cambiamento di temperatura.. sospirò, strizzando l'occhio sinistro assieme ad una specie di gemito di fastidio.. che però sfociò in qualcosa di diverso quando sentì il ginocchio del rosso premersi e strusciarsi tra le sue coscie.
Ebbe un singulto, inarcando la schiena, avvampando ancora di più fino a raggiungere una colorazione simile alle fragole estive. Provò a chiudere le coscie, senza risultato.. e la temperatura, dal bacino verso l'alto, aumentava così come una strana sensazione serpeggiante, come se delle farfalle salissero dalla bocca dello stomaco fin sopra alla gola, unite ad una scarica di brividi sulla schiena.
<<M.. ma che faii?>> aveva miagolato, prima di assaggiare l'ultima novità di Zen per farlo arrabbiare.. o forse imbarazzare..
Le labbra premute sulle sue e poi quella lingua indisciplinata che tornava a leccarlo, questa volta sulla bocca, facendolo irrigidire. I polmoni cianotici reclamavano aria... si accorse solo in quel momento di aver smesso di respirare sotto il corpo di Zen, ma non per il suo peso su di se.. proprio per quello che stava succedendo.
Quando l'uomo si alzò dalla sua posizione, Takeshi rimase steso ancora per qualche istante, lo sguardo lievemente perso. Si portò la mano libera alle labbra umide, carezzandole appena, ancora in trance.
Quello era un bacio? Non era come lo aveva immaginato, morbido e piacevole, nonostante il fatto che potesse essere dannoso per la sua salute.. era quasi violento e freddo.. e poi perchè lo aveva leccato??
Si rizzò immediatamente sulla spina dorsale, puntando nuovamente l'indice verso Zen, gli occhi inniettati di sangue.. lo ammazzava <<Tu, razza di microcefalo sottosviluppato.. come ti sei permesso di ba..>> ma non finì, incuriosito dal gesto di Zen, che seguitava a parlare..
CITAZIONE
"Qua ci sono le tue risposte"

Ed ecco che, rimessosi la benda, e alzatosi da lui come se nulla fosse successo, si avvicinava al televisore, calciando appena un cassetto sotto di esso che si aprì con un sonoro "clack" da accompagnamento.
Takeshi abbassò l'indice, scrutando a fondo la scena.. lettere e pacchetti.. chissà che cosa contenevano.. per chi erano.
Zen aveva detto "le tue risposte".. quindi pensò che non vi fosse problema se si alzava per andare a vedere di che cosa si trattava.
Scese dal tavolo, leccandosi le labbra e scuotendo il capo per uscire dal torpore instillatogli da Zen. Si piegò sul cassetto, alzando poi gli occhi sul fratello.. sembrava triste.. e molto.
Prese una lettera a caso. Sopra era riportata la dicitura, in una scrittura decisamente maschile, "A Takeshi" e poi sotto l'indirizzo di casa sua, mezzo cancellato da un Bollo di restituzione al mittente che risaliva ai suoi primi anni di vita.
Gli si annodò letteralmente lo stomaco.. la voltò, e la aprì, leggendone il contenuto.
Era diretta a lui, a lui bambino.. nulla di così sdolcinato, ma si vedeva che Zen l'aveva scritta con l'intento di non abbandonarlo, di rimanergli accanto come fratello..
Ne lesse un'altra, dove veniva raccontato un avvenimento alquanto divertente e poi i toni cambiavano, Zen spiegava perchè se ne era dovuto andare e perchè non poteva tornare a giocare con lui.. il fatto stesso che i genitori gli rispedissero indietro le lettere.
E lui che per tanti anni lo aveva odiato.. pensando che lo avesse abbandonato.. invece non era così. Era colpa dei suoi se quel sentimento di odio era cresciuto ed ora ancora lo tormentava.
Prese un pacchetto.. impossibilitato nel seguitare a leggere per il nodo che gli stringeva la gola.. affranto a dire il vero.
Lo aprì.. il bigliettino diceva "A Takeshi per i suoi primi 3 anni..". Un piccolo carillon, di quelli che si usano per fare addormentare i bambini. Takeshi girò la vite.. ne uscì un suono un po' arrugginito, non cristallino, ma per lui stupendo ugualmente.
Alzò il viso su Zen <<P.. posso prendere queste cose? Vorrei.. vorrei leggerle per bene..>> sussurrò, abbassando il viso, imbarazzato ma stranamente contento per ciò che aveva scoperto.
Si alzò in piedi, con ancora il carillon che suonava tra le sue piccole mani e si andò a sedere vicino al fratello che zappingava con la tv, palesemente disinteressato e.. tormentato, si vedeva benissimo.
<<Zen..>> mormorò, costringendosi a deglutire, si sentiva così strano <<Fratellone..>> lo disse per la prima volta con sentimento poggiando una mano su quella di Zen, issandosi poi sulle ginocchia per sedersi a cavalcioni del più grande con il viso rivolto a lui.
Poggiò la testolina sul suo petto, stringendolo appena.. <<Mi.. dispiace..>> concluse e in quel "mi dispiace" si potevano leggere tutte le scuse per tutti quegli anni e per l'odio che lo aveva animato. Certo, non sarebbe stato facile cancellare anni ed anni di rancore.. ancora ora doveva lottare per non dargli un altro calcio nelle palli, soprattutto dopo quello che gli aveva appena fatto.. ma quelle lettere e i pacchettini che gli aveva mostrato avevano sedato, per il momento, la sua rabbia.
Si era sentito anche stupido a dire il vero, a perpetrare ciò che aveva pensato per tutti quegli anni.. preso letteralmente in giro da sua madre.
Gli aveva riempito la testa di assurdità.
<<Ma.. visto che con le lettere non funzionava.. potevi venirmi a prendere a scuola.. li mamma e papà non venivano mai.>> disse , rialzando la testa dal suo petto, guardandolo nell'occhio scoperto.
Gli prese la benda con la mano libera, tirandola su per scoprire anche l'altro <<Ma poi che è sta roba?>> ed eccolo che giocava con l'elastico della benda, tirandolo appena, per rilasciarla sulla fronte di Zen, dove atterrò con forza.
 
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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 21/3/2011, 21:53




Anche in salotto, come in camera del resto, il loro scambio di battute avvelenate era continuato. Sembrava non potessero fare a meno di punzecchiarsi l'uno con l'altro e di rinfacciarsi puntualmente mancanze e lacune. Zen aveva subito capito quale fosse il terreno meno congeniale al suo piccolo fratellino e, manco a farla apposta, era lo stesso nel quale lui era più ferrato. Se Takeshi non avesse tentato più e più volte di metterlo in difficoltà e di sottolineare la sua assenza in quegli anni, di certo non sarebbe stato tanto sfrontato anche se, quel suo atteggiamento, a parte per un calcio nelle palle, stava avendo curiosi risvolti. Percepiva, nella voce e nei gesti del ragazzino, il suo disappunto a quei contatti ravvicinati che attuava per suo puro divertimento. Le reazioni di quel piccolo dagli occhi grandi e chiari lo facevano sbellicare dalle risate e lo istigavano a calcare sempre di più la mano tirando fuori il suo lato da pervertito. Non le ascoltava più le sue futili recriminazioni su quei comportamenti che gli aveva fatto notare solo per metterlo in crisi, per divertirsi ancora di più. Aveva capito subito che qualsiasi cosa riguardasse Zen a Takeshi era sgradita, quindi paragonarlo al fratello maggiore doveva essere un'onta di proporzioni cosmiche per il moccioso. La battuta sulla carota, per quanto pesante, non era stata recepita quindi aveva rincalzato la dose sul fatto delle scarpe sul tavolo, ma anche quel battibecco sembrava avere vita breve. La sua mano così minuta e delicata sul suo volto gli fece scappare un risolino. Davvero pensava di poterlo tenere a distanza solo con quel gesto? Non aveva ancora capito che non gli importava niente se non provocarlo e godersi le sue reazioni? Sembrava di no... Tutta quella situazione l'avrebbe fatto sbellicare dalle risate se non si sforzasse di mantenere il controllo. Il piccolo era paonazzo e visibilmente confuso. Non sapeva assolutamente nulla di Zen e dei suoi "passatempi" o passioni. La cosa si faceva sempre più interessante. Le lacune in fatto di sesso del minore sembravano non avere fine e il più grande voleva testare in che mare di ignoranza nuotasse il fratellino. La cosa che sembrava stupirlo di più della sua avanzata era che avesse l'occhio. Rise soltanto prima di saltargli addosso atterrandolo con un balzo. Si compiacque del fatto che il cuore di suo fratello avesse sussultato a quel contatto così ravvicinato. Dalla sua nuova posizione gli era chiara e palese qualsiasi reazione fisica di Takeshi e la cosa lo divertiva ed eccitava mentalmente al contempo. L'intento di quei suoi movimenti era chiaro: voleva fargli capire cosa sua madre aveva condannato per tanti anni, ma il piccolo non parve capire il messaggio. <<ma che diavolo di risposte mi stai dando, idiota.. mi stai solo schiacciando!! Quanto cazzo pesi?>> l'unica sua reazione a quello sfottò fu di farsi ancora più vicino a Takeshi e di sfiorargli l'intimità con un ginocchio. Era troppo interessato a cosa sarebbe successo dopo per questo si era messo a leccarlo su una guancia. La pelle morbida del ragazzino lo invitava a continuare, ma lui si godeva la calma del momento e il calore che man mano saliva a quelle gote. Probabilmente sarebbero diventate presto mature come due mele rosse. La cosa che più lo stupì facendolo ghignare di meraviglia fu quel gemito che, da fastidio, diventò di piacere. Sarà stato anche un santarellino, ma almeno non era frigido! Li sentiva anche lui gli stimoli della carne allora! Avrebbe voluto sostituire la gamba con una mano, ma cambiò idea e continuò a sfregare il ginocchio contro quella che probabilmente sarebbe stata una timida erezione se non si fosse fermato. Lo capiva dai singulti di Takeshi e specialmente dalla schiena che si inarcava, come a cercarne di più. Ogni gesto del suo corpo sembrava implorarlo di continuare e lui mica si sarebbe fatto pregare in altre circostanze... quella strana situazione però lo faceva tentennare senza darlo a vedere. <<m.. ma che faii?>> "Ti insegno un po' di cose del mondo che non sembrano dispiacerti, anzi!" disse ridendo prima di baciarlo con castità. Era solo un contatto di labbra, per quanto le premesse, reso leggermente più sensuale dalla sua lingua che le leccava con malizia. Si accorgeva con meraviglia e piacere che Takeshi era assai imbarazzato dalla faccenda, ma non schifato... la cosa forse gli piaceva anche se non l'avrebbe ammesso mai. Altrimenti perchè il suo corpo avrebbe risposto così prontamente a quei deboli stimoli? Si rialzò da lui con tranquillità ed espressione atona. Per Zen tutto quello non significava praticamente nulla, era solo il suo ennesimo divertimento, un altro suo capriccio del momento dovuto alla curiosità. Non diede a vedere quanto la posizione supina ed invitante del fratello lo provocasse e continuò a camminare verso la sua meta. Lo stato di trance di Takeshi, però, non durò che qualche breve istante. Si riprese abbastanza velocemente balzando a sedere come se punto e puntandogli per la millesima volta l'indice contro con fare minaccioso <<tu, razza di microcefalo sottosviluppato.. come ti sei permesso di ba..>> i suoi insulti non li ascoltava nemmeno, voleva dargli le risposte che tanto aveva richiesto e, specialmente, voleva che si rendesse conto di aver sempre vissuto in una gabbia dorata che lo separava dal fratello e dalla verità. Aveva portato alla luce quel cassetto che non apriva da anni, ma che non aveva mai scordato. Forse era il prezzo da pagare per essere fuggito da una famiglia che non lo rispettava e accettava. Non diede ulteriori spiegazioni a Takeshi mentre si avvicinava e infilava le mani fra tutte quelle buste e quei pacchi. Non erano mai stati riaperti dopo che erano stati incartati, ma Zen non avrebbe dimenticato mai cosa essi contenessero. Ognuno di quei doni gli era costato fatica per essere comprato e dormivano tutti in quel cassetto da quando erano stati rifiutati. Erano disposti uno dopo l'altro in ordine cronologico accanto alle lettere che descrivevano sommariamente la sua vita in quei dodici anni. Quelle avevano avuto una vita più breve rispetto ai regali. Dopo un anno aveva smesso la corrispondenza accorgendosi che non portava da nessuna parte, ma non era riuscito a fare lo stesso con i regali per compleanni e feste comandate. Si sentiva così stupido adesso ad aver perseguito a commemorare quelle ricorrenze. Lo sguardo di suo fratello si fece sentire presente sul suo volto che lo ignorava. Si costrinse a volgere il capo in direzione di quegli occhioni grandi che sembravano implorarlo <<p.. posso prendere queste cose? Vorrei.. vorrei leggerle per bene..>> fece spallucce "C'è il tuo nome, no?" Erano sue. Erano sempre state sue non doveva chiedergli il permesso per qualcosa che gli apparteneva da sempre. L'aveva osservato leggere qualche lettera e aprire il primo regalo che gli aveva fatto: un carillon che lo potesse cullare la notte, prima di andare a dormire. Si era avviato con espressione vagamente triste verso il divano dove si era messo seduto guardando la TV senza interesse. Takeshi l'aveva raggiunto quasi subito...sembrava stranamente contento per quel futile pensiero. Non gli prestò attenzione quando lo chiamò per nome, sedendoglisi di fianco e guardandolo. Non avevano nulla da dirsi al momento. Quello che aveva voluto sapere ora lo stringeva in mano quindi che altro c'era da raccontarsi? Dodici anni della loro vita erano nascosti alla sua vista in quel cassetto. Occhio non vede, cuore non duole mai proverbio gli era sembrato tanto stupido. Lui sapeva dov'erano nascosti quei doni e quelle lettere e, anche se non le aveva perennemente sotto lo sguardo, non riusciva a non soffrire un po' se per caso vedeva il cassetto. <<fratellone..>> lo guardò stupito...com'era strano sentirsi chiamare così...quasi quanto avere un moccioso sulle proprie gambe che si stringeva da solo contro il suo petto scusandosi. Spense la tv e appoggiò il telecomando affianco a sè. "Non fa niente" disse soltanto poggiandogli una mano sulla schiena, avvicinandoselo di più. L'odore così tenue e ancora infantile di Takeshi gli dava alla testa.
<<ma.. visto che con le lettere non funzionava.. potevi venirmi a prendere a scuola.. li mamma e papà non venivano mai.>> Sospirò. "Non sono più tornato lì da quando me ne sono andato. Volevo stare il più distante possibile..." disse ancora. Per lui era inconcepibile anche solo l'idea di camminare a 100 mt da dov'era cresciuto. Per quello si era trasferito km lontani, in un'altra città dove nessuno aveva mai sentito parlare di lui. Dove i vicini non conoscessero le chiacchiere di sua madre su quello che l'aveva beccato a fare. Dove non si sentisse osservato e giudicato anche da sassi e alberi. Ogni contatto di Takeshi gli riaccendeva qualcosa dentro, qualcosa che nemmeno lui si sapeva spiegare. Si lasciò andare ad un sorriso accarezzandogli lievemente una guancia mentre gli si palesava ancora una volta lo stupore del fratello per la sua benda sull'occhio <<ma poi che è sta roba?>> rise dei suoi giochini e anche di quello schiocco sulla propria fronte "Un eye-patch, non si vede?" aveva chiesto ancora ridendo "A me piace e anche a..." stava per aggiungere qualcosa tipico del suo frasario da scaricatore di porto, ma decise di optare per qualcosa di a lui meno consono "gli altri. A Te? aveva domandato tanto per fare. Dopo aver ricevuto la risposta l'aveva fatto scendere dalle sue gambe ed era tornato in camera a recuperare le chiavi della sua Harley Davidson e il portafoglio. "Usciamo, ti va?" aveva proposto scompigliandosi i capelli "Ti mostro il quartiere e ti prendo un regalo, quello che vuoi ma che non costi un occhio della testa altrimenti la benda mi sarebbe davvero utile" aveva detto avvicinandosi alla porta prendendo anche le chiavi di casa. Era strano riprendere la tradizione dei doni di compleanno dopo tanti anni senza farglieli.
 
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Phemi
view post Posted on 21/3/2011, 22:01




Oh.. era stato un colpo basso quello di Zen.. così si diceva, steso sul tavolo, mentre si passava le dita sulle labbra, appena gonfie per il sangue che ora le investiva.
Che.. strano.. che strana sensazione quel bacio..
Oh no.. come aveva detto Zen.. a lui non parevano dispiacere, almeno al suo corpo, perchè la mente le rigettava, completamente.. ma non il corpo che ancora rispondeva alle mani che ormai non sostavano piùsulla sua pelle.
Sospirò, socchiudendo gli occhi.. che strana magia, che maleficio era quello? Un sortilegio, un filtro incantato? Si sentiva così confuso in quel momento..
Ma non dovette pensarci molto. Stava per saltargli addosso ed ucciderlo, pronto a sgozzarlo probabilmente, quando Zen scoprì il cassetto dove aveva barricato i suoi ricordi e tormenti, mostrandolo al più piccolo, che ci si era fiondato come un pesce in acqua.
Prese a leggere, socchiudendo lo sguardo di tanto in tanto, prendendo fiato.. troppe informazioni quel giorno, dopo la scomparsa dei suoi qualche giorno prima.
Alzò il viso e chiese se poteva tenere quelle lettere e i pacchetti.. per meglio farsi un idea della verità.. e Zen, come sempre, fece finta di non curarsene.
CITAZIONE
"C'è il tuo nome, no?"

Già.. c'era il suo nome si disse.. Abbassò il viso, prendendo il pacchetto.
Che suono soave quel carillon, anche se graffiato dal tempo.. chissà che sogni avrebbe fatto sotto quelle note musicali così armoniose, così perfette.
Un regalo adatto ad un bambino.. Zen aveva pensato proprio a tutto.
si chiese di nuovo come sarebbe stata la vita con la presenza del fratello, se i suoi non lo avessero obbligato all'anonimato.
Scosse il capo.. doveva scusarsi?
Si.. doveva decisamente scusarsi, per come lo aveva trattato.. per tutto.
Probabilmente anche Zen ci aveva sofferto in quegli anni.
Si avvicinò a lui, osservando come lo sconvolgesse l'esser chiamato "fratellone" da lui.. e la cosa lo fece sorridere, prima di issarsi sopra di lui e stringerlo, appena, sentendo la mano calda del fratello poi sulla schiena. Una mano che lo stringeva appena, senza forzarlo, facendolo poggiare al suo corpo.
CITAZIONE
"Non fa niente"

Si.. magari ora non faceva nulla.. ma quanto tempo perso ad odiarlo per nulla.. si sentiva un idiota.
Scosse il capo, si doveva in qualche modo far perdonare.. anzi, dovevano recuperare il tempo perso, si, ne era certo.
Affondò il viso nel petto del fratello, a stretto contatto con la trama sottile della canottiera, mentre le mani si allacciavano al collo, solleticandogli la pelle, pizzicate dai capelli rossi del più grande.
Aveva un buon odore Zen.. di tabacco.. forte.. e non solo.. qualcosa di più intenso, di adulto.. Sospirò sulla sua pelle, sentendolo poi rispondere alle sue parole.
Già, perchè avvicinarsi ad un luogo tanto sofferto.. e poi.. magari aveva pensato che era meglio così, anche per lui.
<<Ah..>> riuscì solo a dire.
Che altro poteva dire? Che poteva rispondere, nulla! Nulla.. era la semplice verità quella che gli offriva Zen, non c'era altro da aggiungere.
Si alzò appena, giocherellando con la sua toppa per l'occhio, facendola rimbalzare sulla sua pelle.. e ciò gli regalò un sorriso da parte di Zen, una carezza.
Takeshi piegò il viso di lato, sopra il dito, come un gatto che ricerca il calore del padroncino, che si struscia su di lui per averne di più.
Aveva le gote rosse e gonfie di felicità.. mai prima di allora si era sentito così in pace.. finalmente i nodi venivano al pettine e finalmente si sentiva accettato da colui che pensava lo avesse abbandonato per futili ragioni.
CITAZIONE
"Un eye-patch, non si vede?"

<<Un eye-patch..? Sembra la benda di un pirata..>> ridacchiò, fregandogliela per mettersela. A lui però era un po' grande. La testa di Zen era decisamente più grande della sua. La benda si afflosciò sul visino.
CITAZIONE
"A me piace e anche a..."

L'uomo fece una pausa e Takeshi se ne chiese il motivo, alzando l'ey-patch per guardarlo meglio, togliendolo poi dal viso, perchè troppo grande per lui.
CITAZIONE
"gli altri. A Te?"

<<Mi piace!!>> trillò sorridendo, ridandogli quella benda e provando a rimettergliela. Ma gliela mise storta <<Ti da un'aria strana.. mmhh, come quella che hanno i pirati nei cartoni!!>> ed era un complimento, a Takeshi piacevano i pirati!
Zen lo poggiò a terra.. guadagnandosi un mormorio, un ringhio di dissenso dal più piccolo, che però non fece storie e si lasciò mettere a terra, continuando ad osservarlo.
Perse di vista suo fratello solo quando se ne andò in camera.. ma tornò poco dopo con un'idea grandiosa **
CITAZIONE
"Usciamo, ti va?"
"Ti mostro il quartiere e ti prendo un regalo, quello che vuoi ma che non costi un occhio della testa altrimenti la benda mi sarebbe davvero utile"

aveva proposto scompigliandosi i capelli.
<<Oh si!! Un regalo!!>> disse, leggermente eccitato all'idea, prima di avvicinarsi e poi correre alla porta.
Aspettò che lo raggiungesse, guardandosi all'indietro.
Usciva con suo fratello.. non era grandioso..?
<<Sai.. dopotutto penso che questa convivenza potrebbe piacermi!>> lo informò con un sorriso, prima di aprire la porta e catapultarsi in giardino.
Con cosa sarebbero andati? Con la macchina.. a piedi? Con..
=çç= oddio.. ora l'aveva vista, parcheggiata in giardino, bellissima e cromata di nero.. un harley.
<<Dimmi che ci andiamo con quella!!>> allungò il braccio indicando la moto.
Ancora non sapeva che regalo scegliere.. era certo però che quella confessione fosse il regalo più bello del mondo.. e bastava e avanzava..
<<Magari.. invece di un regalo, mi puoi fare una torta. Andiamo a comprare gli ingredienti e me la fai tu! Ti va?>> una torta alle carote =ç=
 
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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 21/3/2011, 22:07




Il rapporto con suo fratello stava prendendo una piega inaspettata. Dopo che gli aveva mostrato quel cassetto rimasto chiuso per anni, Takeshi si era sciolto con lui. Era arrivato perfino a chiamarlo "fratellone" facendolo sussultare e stupire non poco. Anche il fatto che gli fosse salito sopra a cavalcioni stringendosi al suo collo e giocando con lui come se si conoscessero da una vita era una novità per lui. Aveva ricambiato tutte quelle gentilezze con una mano sulla schiena, portandoselo un pelo più vicino. Da quella distanza sentiva il suo profumo ancora così infantile e tenero. Rispondeva alle sue domande con tono piatto e incolore. Per lui non c'era molto da dire su quella situazione: era stato costretto a prendere una scelta di cui non si pentiva anche se, scegliendo quella strada, aveva dovuto dire addio allo stesso fratellino che fino a mezz'ora prima gli aveva tirato un calcio nelle palle piegandolo in due. Takeshi non aveva aggiunto altro che un'esclamazione di assenso ai motivi che l'avevano spinto a non tornare più da lui. La sua espressione malinconica e assente venne sostituita da un sorriso sincero grazie ai giochi del ragazzino con la sua benda sull'occhio. Gli accarezzò teneramente una guancia e non oppose nessuna resistenza a quel puerile divertimento. <<un eye-patch..? Sembra la benda di un pirata..>> aveva ridacchiato dell'esclamazione e ancora di più l'aveva fatto notando quando stesse larga a Takeshi. Stava davvero tentando di costruire qualcosa? Gliela sistemò un po' meglio sul viso, ma era decisamente troppo grande per lui e gli si afflosciò quasi subito. Rise ancora scostandogli un ciuffo di capelli che gli era ricaduto sul volto di bambino. Assomigliava tutto a sua madre. I capelli e gli occhi chiari, il fisico minuto e le espressioni tremendamente chiare e lampanti. Potevi capire tutto da quegli occhi, non ti potevano nascondere proprio nulla. Zen, invece, non ricordava nè i tratti delicati e femminili della donna che l'aveva partorito nè quelli del padre. Dell'uomo aveva preso solo il colore rossiccio dei capelli che condivideva col fratello e con il figlio di lui, Kagami, suo cugino. Fra tutti i parenti, quello a cui sembrava essere più simile era proprio il cugino anche se era di parecchio più giovane di lui. Occhi scuri, capelli rossicci, buona prestanza fisica. In tutti quegli anni l'unico che si fosse degnato di dargli qualche sporadica informazione sul fratello era proprio lui. Aveva pensato più volte di far avere a Takeshi i regali tramite il cugino, ma non voleva mettere quest'ultimo in una situazione più delicata di quanto già non fosse quindi aveva accantonato a forza l'idea. Il trillo nella voce di suo fratello, ancora cavalcioni sulle sue gambe, lo riscosse dai propri pensieri <<mi piace!! Ti da un'aria strana.. mmhh, come quella che hanno i pirati nei cartoni!!>> l'aveva guardato fintamente storto e l'effetto era ancora più marcato grazie alla benda malmessa. Sospirando se la rimise a posto per poi far scendere il ragazzino. L'aveva lasciato lì a ringhiare il suo dissenso mentre se ne andava in camera recuperando gli oggetti utili per uscire. La proposta che aveva illustrato a Usagi sembrava piacere e ne fu, tutto sommato, contento. Il piccolo era corso alla porta e l'aveva informato con un sorriso Sai.. dopotutto penso che questa convivenza potrebbe piacermi! Rise "È facile comprarti, basta farti un regalo!" gli aveva detto scompigliandogli i capelli, un gesto banale ma che scoprì essere molto più fraterno di quanto avesse mai pensato. Takeshi aveva aperto la porta e si era letteralmente scapicollato fuori. Naturale dal momento che per entrare in casa ci aveva messo la proverbiale lentezza delle calende greche! Lo guardò mentre si girava intorno un po' spaesato. Quando si fermò fissando la sua Harley gli si avvicinò e notò quell'espressione di completa felicità Dimmi che ci andiamo con quella!! "Vedi altri cavalli o motori qui intorno?" gli chiese per poi farsi subito pensieroso. "Ho dimenticato una cosa, aspettami qui" gli disse per poi rientrare in casa e riaprire il cassetto. Farlo non gli causava più il dolore che accompagnava quel gesto negli anni passati. Prese l'ultimo dono, quello dei 14 anni che era decisamente più voluminoso e pesante degli altri. Uscendo richiuse la porta e si avvicinò nuovamente al fratello che lo guardava con aria un po' dubbiosa, prima di esclamare. Magari.. invece di un regalo, mi puoi fare una torta. Andiamo a comprare gli ingredienti e me la fai tu! Ti va? Rise "Tieni davvero poco alla tua vita, Takeshi se mi proponi una cosa del genere!" esclamò. Zen, in tanti anni, non aveva minimamente imparato a cucinare qualcosa che fosse diverso da un piatto di pasta e da una semplice omelette. Tutto il resto erano cibi precotti che necessitavano solo di essere scaldati. Gli pose il regalo fra le mani, accucciandosi di fronte a lui per poterlo guardare bene negli occhi. "Facciamo così. Intanto prendi questo poi mi dai una mano a preparare la torta, d'accordo?" aveva chiesto tentando di raggiungere un patto. Gliel'avrebbe potuta ordinare in pasticceria, ma se voleva davvero recuperare un rapporto con lui doveva provare ad assecondarlo nei limiti del possibile. Si era rialzato ed era andato verso la moto, pulendo il sellino dalle foglie che vi si erano raccolte sopra. Il pacco che Takeshi stringeva fra le mani era un casco nero con il suo nome sul retro scritto in bianco e contornato da una specie di blu elettrico stile fiammata. Si ricordava bene quando l'aveva comprato. L'aveva richiesto personalmente, facendo disegnare ad un suo amico la scritta, in un negozio specializzato nella personalizzazione di gadget e altri aggeggi per i motociclisti. Il dono non era accompagnato da un biglietto, come tutti gli altri regali, bensì da una lettera. In essa scriveva quanto gli sarebbe piaciuto festeggiare quel compleanno con lui portandolo in moto nei suoi posti preferiti e poi riportarlo a casa. Era, ancora una volta, ricordata la speranza che almeno quel pacco raggiungesse l'effettivo destinario, ma neppure quella volta il suo desiderio era stato accolto. Era montato sulla sella in pelle del suo unico grande amore e si era voltato verso Takeshi "Andiamo o no?" gli aveva chiesto sistemandosi il proprio casco, semplicemente nero senza troppi fronzoli, in testa.
 
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Phemi
view post Posted on 21/3/2011, 22:10




Ah, decisamente ciò che aveva appena fatto Zen per lui aveva odificato il carattere di Takeshi.. nel senso che ora non voleva più dargli calci nelle palle.. non per il momento.. ma certi comportamenti potevano rimanere latenti per ore, in attesa di sfociare in qualcosa di furioso e tremendo.
Takeshi si lasciò vezzeggiare, sorridendo alle faccie del fratello quando gli diceva che somigliava ad un pirata.. ora si rendeva conto che gli erano mancati quei comportamenti e che Zen era davvero un bravo ragazzo.. non come lo aveva dipinto la madre.
Quando finalmente riuscì ad uscire di casa, si perchè si prospettava una bella giornata quella del suo compleanno, sentì l'uomo prenderlo di nuovo in giro.
CITAZIONE
"È facile comprarti, basta farti un regalo!"

<<No Zen, mi spiace, ma se bastasse un regalo questa mattina ti saresti risparmiato il calcio nelle palle!>> ridacchiò, lasciandosi scompigliare i capelli. alla fine non si pentiva nemmeno troppo di quel calcio, si era divertiro a lasciarlo mezzo tramortito a terra.. peccato che poi, successivamente, quello ne avesse approfittato per.. oh cazzo, ora che ci pensava Zen gli aveva rubato il primo bacio, quello che non aveva mai concesso a nessuno.
Iniziava a risalirgli un po' l'incazzatura, decisamente!
Fortunatamente la vista della moto fece scemare un poco quell'irritazione, accompagnata poi da quel gesto così fraterno prima che Zen sparisse di nuovo all'interno della casa per tornare con un grosso pacco in mano, che Takeshi guardò a lungo, curioso come una scimmia di sapere che cosa fosse.
Tenendo gli occhioni sul pacco propose al fratello di fare una bella torta di compleanno.. e pensò che delle candele a forma di coniglietti sarebbero state perfette, perchè lui adorava quegli animaletti colorati e pelosi.. quando Zen quasi, non del tutto, bocciò la sua idea, ridendo.
CITAZIONE
"Tieni davvero poco alla tua vita, Takeshi se mi proponi una cosa del genere!"

<<Non mi dirai che sei una schiappa in cucina, vero Zen?>> disse, alzando un sopracciglio, spalancando appena la bocca.
Cazzo, allora si che erano messi male.. lui era già tanto se faceva un uovo al tegamino senza dare fuoco all'intera casa.
Sua madre infatti gli proibiva spesso di avvicinarsi anche solo ai fornelli, dopo che aveva dovuto cambiare l'intera cucina e i mobili di mezzo salotto per un piccolo incendio appiccato da Takeshi in un vano tentativo di cucinare.
<<Mi sa che moriremo di fame çAç>> pigolò, prima che gli venisse recapitato il pacco, finalmente XD
CITAZIONE
"Facciamo così. Intanto prendi questo poi mi dai una mano a preparare la torta, d'accordo?"

Zen si accucciò davanti a lui, scrutandolo attentamente e a Takeshi mancò il fiato per un secondo, notando quanto fossero particolari e belli i lineamenti di suo fratello, così dissimili dai suoi.. un qualcosa che non li accomunava per nulla ma che rendeva il loro legame di sangue ancora più interessante.
<<Ti fidi? Ho dato fuoco a casa tentando di cucinare una volta!>> lo informò, rialzando le iridi mentre il rosso si rialzava da li.
Si rigirò il pacco tra le mani piccole, nella carta era infilata una lettera.. per prima cosa prese questa, ma la voce del fratello che gli intimava di sbrigarsi gli fece aprire il pacco, infilando la lettera nella t-shirt prima di leggerla.
Un casco nero, con una scritta fatta all'aerografo sul retro.. "Takeshi" spiccava in mezzo a fiamme blu elettrico.. <<Wow.>> sospirò, alzandolo per meglio osservarlo al sole.
splendido, ora aveva un casco tutto suo.. personalizzato!
Se lo infilò velocemente, correndo poi verso Zen che era già montato in sella e gli si strinse addosso, troppo felice per quel regalo che aveva appena ricevuto.. era anche della sua misura!
<<Grazie fratellone!!>> gli piaceva da morire ** <<Magari la prossima volta mi regali una moto?>> scherzò, quasi stritolandolo, mentre la moto si accendeva, facendo rombare la sua voce roca e possente in un ruggito che marchiò a fuoco l'asfalto caldo estivo.
Presero ad ingoiare chilometri su chilometri e solo a metà strada Takeshi si ricordò della lettera che aveva in tasca. La prese, facendo attenzione a non farla volare via vista la velocità a cui andava Zen e iniziò a leggerla, facendosi scudo con la schiena del fratello.
Una lettera bellissima.. con scritto quanto gli sarebbe piaciuto poter fare un viaggio in moto con lui, proprio con indosso quel casco che gli aveva regalato, era vivo il desiderio di poterlo rivedere, palpabile, si poteva ben capire dai toni di quelle parole.
La ripose nuovamente in tasca, sorridendo, quando la moto fece una brusca frenata. Takeshi alzò lo sguardo, toh.. erano arrivati!
Scese dal bolide, saltellando giù senza il minimo sforzo, da bravo atleta quale era, e si tolse il casco, aspettando che Zen facesse lo stesso.
<<Certo che non pensavo fossi il tipo da scrivere certe lettere!>> lo prese in giro, anche se la cosa gli faceva un piacere immenso.
Allora, come prima cosa voleva un gelato, poi si sarebbero dedicati sicuramente agli ingredienti per la torta.
Stava valutando che genere di torta fare, quando una mano lo prese per le spalle tirandolo indietro <<Ehi, Zen!! E' da un casino che non ci vediamo!>> una voce maschile disturbò i pensieri di Takeshi, che alzò le iridi azzurre verso la montagna che lo sovrastava.
Certo, non era grande e grosso come suo fratello.. ma confronto a lui perfino una formica sembrava enorme e palestrata.
Assottigliò lo sguardo e con indice e pollice tirò via le dita che si arricciavano sulla sua spalla, schifato da quel contatto.. come si permetteva di mettergli una mano sulla spalla e poi di ingorarlo a quel modo.. neppure si conoscevano.
<<Ehi, molla l'osso!!>> mormorò, riuscendo a liberarsi da quella mano molliccia e sudata.. quando tornò a guardare Zen, la montagna si era appropriata delle labbra del rosso.
çAç
Ma.. ma.. <<ZEN!!>> urlò, cercando di staccare la montagna ambulante da suo fratello.. quando vide che questo nemmeno lo calcolava, gli diede un pestone e poi un calcio negli stinchi.
<<Cazzo, staccati da mio fratello!!>> urlò di nuovo, provando questa volta a dargli un calcio nelle palle.. ma l'urlo dell'altro, che aveva sentito soprattutto il colpo agli stinchi, lo fece fermare.
Ah, quindi ci era riuscito?!
<<Chi è questa ragazzinA?>>
=_= ragazzina..? Ragazzina?
<<Sono un maschio, idiota!>> ringhiò, mentre questo si massaggiava la gamba ferita e il piede.
 
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Scheherazade Al Rahman
view post Posted on 21/3/2011, 22:16




Le cose con suo fratello sembravano migliorare, ma qualcosa gli diceva che non era destinate a durare ancora molto. Dopotutto, c'erano parecchi punti incongrui fra di loro e segreti della propria vita che non sarebbero certamente garbati a Takeshi una volta che li avesse scoperti. Tra l'altro, quella sera sarebbe venuto da lui un certo Onmiyoda, un tizio che aveva conosciuto in palestra il giorno prima. Bel fisico e sguardo penetrante, un po' bassino forse ma considerato il suo metro e novantacinque, Zen non badava più di tanto alla statura delle proprie conquiste. In orrizzontale alla fine si era tutti uguali ed era quello che gli importava. Scompigliò quasi con dolcezza i capelli a Takeshi e lo sentì replicare <<no Zen, mi spiace, ma se bastasse un regalo questa mattina ti saresti risparmiato il calcio nelle palle!>> storse la bocca, non si era aspettava certo che quello scricciolo potesse fargli tanto male. Per un lunghissimo istante era rimasto a terra paralizzato cercando di riprendersi e poco dopo andavano già d'amore e d'accordo. Anche per arrivare a quel punto però aveva dovuto attraversare anni di ricordi dolorosi e rimpianti altrettanto crudeli. La sola apertura di quel cassetto glieli aveva fatti ripiombare addosso come pesanti macigni. E ora doveva tornare a guardarci dentro dal momento che dovevano usare la moto! Era rientrato velocemente in casa e aveva preso a colpo sicuro il regalo più grosso, quello dei 14 anni e l'aveva lasciato cadere fra le mani del fratellino dopo un veloce scambio di battute sulla sua cucina. <<non mi dirai che sei una schiappa in cucina, vero Zen?>> rise "Quando hai aperto il frigo per prendere la carota non ti sei accorto di cosa ci fosse dentro? È pieno di cibi precotti, pizze surgelate e incarti di rosticceria" disse senza smettere di ridacchiare. In tanti anni di vita da scapolo non si era mai preso la briga di imparare a cucinare, non sapeva farsi neppure due uova al tegamino era già tanto se riusciva a far della pasta e a scaldare qualcosa. <<mi sa che moriremo di fame çAç>> aveva sorriso bonario "Ci arrangeremo, Takeshi" aveva sorriso recapitandogli finalmente il pacco per poi promettergli di tentare almeno con la torta. <<ti fidi? Ho dato fuoco a casa tentando di cucinare una volta!>> ridacchiò "E non sei stato cacciato di casa? Si vede proprio che sei il cucciolo di famiglia" disse serio per poi allontanarsi verso il suo bolide. Accarezzò il sellino con un dito mentre prendeva il proprio casco dal vano oggetti e se lo calava in testa. Si voltò verso il fratello che ancora si attardava con il proprio regalo. Alzò gli occhi al cielo e gli intimò di sbrigarsi, non voleva passare tutta la giornata nel vialetto di casa dal momento che era pomeriggio e i negozi presto avrebbero chiuso. Takeshi aveva liberato il proprio casco dalla carta e ora lo rimirava alla luce del sole. Gli anni nascosto in un cassetto non sembravano averlo intaccato per niente, anzi era quasi più bello di quando l'aveva comprato. Aveva aspettato così tanto di vederlo indosso al piccolo che adesso che quell'occasione gli si presentava reale e concreta davanti agli occhi non ci credeva davvero. Accese la moto mentre il ragazzino gli sfrecciava accanto montando in sella dietro di lui e stringendoglisi stretto addosso <<grazie fratellone!! Magari la prossima volta mi regali una moto?>> Rise. "Adesso che non ci sono più i nostri genitori te ne prendi di libertà, eh?" gli chiese facendo partire l'Harley. Si ricordava di quando lui stesso aveva chiesto ai suoi un ciclomotore per il quattordicesimo compleanno, in compenso aveva ricevuto una cassetta sugli incidenti stradali nei quali avevano perso la vita dei ragazzi alla guida delle moto. Adesso gli veniva quasi da ridere ripensandoci. Il corso per imparare a guidare se l'era pagato da solo e continuando a risparmiare si era comprato persino quella meravigliosa moto. Era forse l'unica cosa che amava realmente ed era palpabile quella passione che mostrava quando saliva su quella sella di pelle e si lasciava scorrere l'adrenalina della velocità nel sangue. Era un'altra delle tante cose che sua madre gli avrebbe condannato se fosse stata ancora viva. Non era nemmeno andato al funerale nonostante i numerosi inviti dello zio e del cugino. Non gli interessava. Non aveva alcun motivo di andarci, era stato rifiutato per la sua natura e per il suo essere. Non lo volevano come figlio e lui non poteva sopprimere sè stesso per seguire il loro desiderio di avere un ragazzo perfetto. Ci aveva pensato Takeshi a colmare quella mancanza e lui era stato tenuto a debita distanza per evitare che potesse contaminarlo in una qualsiasi maniera. Sorrise con aria da vero stronzo nel pensare che, dopotutto, i loro sforzi per tenerli separati erano finiti tutti nel cesso con la loro morte prematura. Il tragitto da casa sua al centro commerciale più vicino non era poi così lungo, perciò arrivarono in una decina di minuti e Zen si fermò con una brusca frenata nel posteggio riservato alle moto. Smontò subito, togliendosi il tasco e rimettendolo al suo posto assieme a quello del fratello che gli porse dopo essere sceso a sua volta. <<certo che non pensavo fossi il tipo da scrivere certe lettere!>> Legò anche la moto facendo spallucce in tutta risposta alla provocazione del fratellino. Quelle frasi le aveva scritte soltanto due anni prima e non era mai riuscito a cancellarle veramente dentro di sè. C'era sempre stata una piccola parte di lui che avrebbe voluto stare con quel moccioso dai lineamenti dolci e delicati e da quegli occhioni grandi ed espressivi. Si rialzò appena in tempo per sentire una voce che gli risultava conosciuta salutarlo. <<ehi, Zen!! E' da un casino che non ci vediamo!>> Si era voltato con un sorriso quasi raggiante, come se fosse felice di vederlo ma in realtà non si ricordava assolutamente chi cazzo fosse. "Oh, ciao!" aveva esclamato soltanto notando con una leggera nota di disappunto la mano dello sconosciuto/conosciuto sulla spalla di suo fratello che, per fortuna, se ne liberò presto. Dal canto suo si era avvicinato all'altro ragazzo e gli aveva infilato la lingua in bocca senza troppi complimenti, subito ricambiato dall'altro. Quel sapore non gli era nuovo e pian piano la memoria gli stava tornando. Fece passare una mano sulle natiche del tizio riconoscendone subito la consistenza soda e la forma non troppo piccola, ma comunque gradevole e invitante. <<zen!!>> Suo fratello aveva urlato il suo nome probabilmente scioccato da quel saluto che per lui era assolutamente normale. Qualsiasi sua ex scopata veniva salutata così se la incrociava per strada, non importava con chi fossero o dove quella era la regola. Probabilmente oltre al primo grido era seguito un qualche calcio, perchè Kazuya (ora si ricordava il nome del malcapitato ragazzo) si era staccato urlando di dolore massaggiandosi le parti lese. <<cazzo, staccati da mio fratello!!>> aveva ridacchiato ponendosi dietro a Takeshi e appoggiandogli le mani sulle spalle. "Calma tigre" gli aveva detto ancora ridendo. Non si era fermato neppure ascoltando il breve scambio di battute dei due <<chi è questa ragazzinA?>> <<sono un maschio, idiota!>> In effetti, suo fratello lo si poteva facilmente scambiare per una femminuccia, ma ad un più approfondito esame lo si sarebbe riconosciuto per maschio dal momento che era piatto come una tavola sul petto. Calmò le proprie risate e accarezzò le sottili spalle del piccoletto ancora sotto le proprie dita. "Kazuya, questo è mio fratello Takeshi. Starà da me d'ora in poi dal momento che ha perso i genitori in un incidente" disse soltanto assotigliando poi lo sguardo sull'energumeno di fronte a lui "Comunque è da un sacco che non ci vediamo perchè non ti sei mai degnato di richiamarmi dopo quella notte. Che c'è? Il tuo culetto aveva bisogno di quattro mesi di riposo per riprendersi?" chiese senza mezzi termini. La scopata con quel giovane era stata come tante altre. Sesso violento contro la parete del letto mentre lo frustava dal petto all'inguine per poi masturbarlo con la ruvida pelle del giochino. Si leccò le labbra sovrappensiero ricordando i gemiti dell'altro, così acuti e striduli da averlo eccitato notevolmente quella sera.
 
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