Chissà perchè quel loro "gioco", più andava avanti, più lo rendeva rabbioso e nel contempo triste. si rendeva conto delle mancanze di cui aveva sofferto, probabilmente perchè la memoria dei suoi primi anni di vita, anche se assopita, continuava a martellarlo, a coinvolgerlo, ed era innegabile che Zen ne facesse parte ormai. Era stato importante per lui, anche nei primi anni di vita quando, nonostante i ricordi appannati, chiedeva di quel ragazzo dai capelli rossi, senza ricevere risposta. Ovviamente sua madre non poteva rispondergli, troppo piccolo per comprendere ciò che era avvenuto ed infatti glielo spiegò quando Takeshi iniziò ad avere 13/14 anni. Se prima Takeshi aveva odiato Zen per averlo lasciato solo, successivamente i pregiudizi e le angoscie inculcategli da sua madre avevano rpeso il sopravvento sull'immagine che aveva del fratello maggiore.
Al loro scambio di parole, nel quale Takeshi cercava di fare la paternale al più grande, si guadagnò un sospiro, durante l'ultima battuta che gli uscì di bocca.. ma questo silenzio non salvò Zen da una bella ginocchiata nelle palle.
Anche se ci volle un po', il maggiore tornò a farsi vivo nel mentre lui stava zappingando in salotto. Buono a sapersi, allora Zen era abbastanza resistente.. poteva picchiarlo quanto voleva ** e già si pregustava la cosa.
CITAZIONE
"Questo ti rende ancora più simile a me, Takeshi! Non hai rispetto neppure per le cose che ti appartengono se non c'è un adulto ad importelo! Andiamo, scommetto quello che ti pare che sul prezioso tavolino di casa Yamamoto le tue scarpe zozze non le hai mai posate in sedici anni di vita!"
Comprese subito, l'aperto tentativo del più grande di metterlo in agitazione, ma se lo stratagemma iniziale non funzionò molto, quello di mezzo sortì l'effetto desiderato.
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Non è la stessa cosa!>> già.. nemmeno a casa di Kagami o dei suoi amici, metteva le scarpe sozze sul tavolino, li lo faceva perchè voleva far capire al fratello più grande che non vi era rispetto per lui, così come lui non ne aveva mostrato per Takeshi e la sua famiglia.
Una specie di muto rimprovero.. ma non tutti colgono queste sottigliezze, per quanto infantile potesse essere il gesto.
Takeshi sorrise appena, prima di sentirsi attaccato su un campo che, sinceramente, lo trovava impreparato e non di poco. La madre lo aveva esonerato perfino da educazione sessuale a scuola, come poteva conoscere certe cose se nemmeno le basi conosceva?
CITAZIONE
"Se le tue conoscenze in fatto di sesso si fermano alle pomiciate siamo messi davvero molto male, Takeshi!"
Piegò il collo, sentendo il rumore della lingua del fratello che si leccava le labbra.ancora peggio, così era decisamente peggio di quella insolita vicinanza <<
M.. me l'ha spiegato un ragazzo con cui stavo..>> ma non aveva funzionato, visto che quello voleva veramente pomiciare con Takeshi ed invece il più piccolo se ne era uscito con una frase schifata ad accompagnare la spiegazione. Così, per il povero innamorato, meglio dire allupato visto che si voleva fare il piccolo e basta, non vi era stata assolutamente storia.
CITAZIONE
"Se non sapessi con chi hai vissuto per sedici anni mi verrebbe da chiederti se per caso sei stato allevato in un convento di suore!"
Si voltò verso Zen, guardandolo storto, prima di poggiargli una mano in faccia e spingerlo via.
Tentò in qualche modo di chiedere aiuto a Kagami ma la segreteria suonò nelle sue orecchie, lasciandolo letteralmente nella merda.. meglio quindi allontanarsi, allontanarsi da quel fratello almeno finchè qualcuno non fosse venuto a salvarlo o non avesse trovato un modo per "difendersi" dai suoi attacchi.
Fu allora che commise lo sbaglio più madornale della sua vita, andandosi a sedere a gambe aperte sul tavolo, probabilmente istigando in Zen un comportamento più spinto di quello che avrebbe mai voluto tenere col fratello.
Lo vide leccarsi le labbra avvicinandosi.. ma perchè si leccava le labbra ora? <<
Che..>> ma l'espressione angelica che sfoderò Zen lo stupì, ammutolendolo.
Allora anche quell'uomo era capace di certe espressioni.
Zen si tolse la benda, di rimando Takeshi spalancò la boccuccia, alzando l'indice <<
Allora l'occhio ce l'hai..>> sussurrò a mezza bocca, prima di trovarsi inchiodato sul tavolo, prima dallo sguardo ipnotico e bellissimo di Zen, piegato poi all'indietro, steso infine sulla superficie fredda sotto la sua schiena, da lui e dal suo peso.
Il cuore del più piccolo ebbe un sussulto.. sapeva che c'era qualcosa che non andava.
CITAZIONE
"Non l'hai detto tu che non capivi i motivi della mia scomparsa dalla tua vita? E, sempre tu, non mi hai fatto capire quanto poco ti avessero detto su di me? Stai avendo le tue risposte ora, Takeshi"
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Ma che diavolo di risposte mi stai dando, idiota.. mi stai solo schiacciando!! Quanto cazzo pesi?>> urlò, impossibilitato nel muoversi. Di certo pensava che sarebbe partito un colpo, un ceffone o qualcosa di simile, in effetti si era mostrato insolente e non poco con Zen.. ma.. cazzo non si aspettava una cosa simile, no signore.
La lingua del più grande percorse la sua guancia, lasciando una scia umida e, al passaggio dei respiri del fratello, ne subiva il rapido cambiamento di temperatura.. sospirò, strizzando l'occhio sinistro assieme ad una specie di gemito di fastidio.. che però sfociò in qualcosa di diverso quando sentì il ginocchio del rosso premersi e strusciarsi tra le sue coscie.
Ebbe un singulto, inarcando la schiena, avvampando ancora di più fino a raggiungere una colorazione simile alle fragole estive. Provò a chiudere le coscie, senza risultato.. e la temperatura, dal bacino verso l'alto, aumentava così come una strana sensazione serpeggiante, come se delle farfalle salissero dalla bocca dello stomaco fin sopra alla gola, unite ad una scarica di brividi sulla schiena.
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M.. ma che faii?>> aveva miagolato, prima di assaggiare l'ultima novità di Zen per farlo arrabbiare.. o forse imbarazzare..
Le labbra premute sulle sue e poi quella lingua indisciplinata che tornava a leccarlo, questa volta sulla bocca, facendolo irrigidire. I polmoni cianotici reclamavano aria... si accorse solo in quel momento di aver smesso di respirare sotto il corpo di Zen, ma non per il suo peso su di se.. proprio per quello che stava succedendo.
Quando l'uomo si alzò dalla sua posizione, Takeshi rimase steso ancora per qualche istante, lo sguardo lievemente perso. Si portò la mano libera alle labbra umide, carezzandole appena, ancora in trance.
Quello era un bacio? Non era come lo aveva immaginato, morbido e piacevole, nonostante il fatto che potesse essere dannoso per la sua salute.. era quasi violento e freddo.. e poi perchè lo aveva leccato??
Si rizzò immediatamente sulla spina dorsale, puntando nuovamente l'indice verso Zen, gli occhi inniettati di sangue.. lo ammazzava <<
Tu, razza di microcefalo sottosviluppato.. come ti sei permesso di ba..>> ma non finì, incuriosito dal gesto di Zen, che seguitava a parlare..
CITAZIONE
"Qua ci sono le tue risposte"
Ed ecco che, rimessosi la benda, e alzatosi da lui come se nulla fosse successo, si avvicinava al televisore, calciando appena un cassetto sotto di esso che si aprì con un sonoro "clack" da accompagnamento.
Takeshi abbassò l'indice, scrutando a fondo la scena.. lettere e pacchetti.. chissà che cosa contenevano.. per chi erano.
Zen aveva detto "le tue risposte".. quindi pensò che non vi fosse problema se si alzava per andare a vedere di che cosa si trattava.
Scese dal tavolo, leccandosi le labbra e scuotendo il capo per uscire dal torpore instillatogli da Zen. Si piegò sul cassetto, alzando poi gli occhi sul fratello.. sembrava triste.. e molto.
Prese una lettera a caso. Sopra era riportata la dicitura, in una scrittura decisamente maschile, "A Takeshi" e poi sotto l'indirizzo di casa sua, mezzo cancellato da un Bollo di restituzione al mittente che risaliva ai suoi primi anni di vita.
Gli si annodò letteralmente lo stomaco.. la voltò, e la aprì, leggendone il contenuto.
Era diretta a lui, a lui bambino.. nulla di così sdolcinato, ma si vedeva che Zen l'aveva scritta con l'intento di non abbandonarlo, di rimanergli accanto come fratello..
Ne lesse un'altra, dove veniva raccontato un avvenimento alquanto divertente e poi i toni cambiavano, Zen spiegava perchè se ne era dovuto andare e perchè non poteva tornare a giocare con lui.. il fatto stesso che i genitori gli rispedissero indietro le lettere.
E lui che per tanti anni lo aveva odiato.. pensando che lo avesse abbandonato.. invece non era così. Era colpa dei suoi se quel sentimento di odio era cresciuto ed ora ancora lo tormentava.
Prese un pacchetto.. impossibilitato nel seguitare a leggere per il nodo che gli stringeva la gola.. affranto a dire il vero.
Lo aprì.. il bigliettino diceva "A Takeshi per i suoi primi 3 anni..". Un piccolo carillon, di quelli che si usano per fare addormentare i bambini. Takeshi girò la vite.. ne uscì un suono un po' arrugginito, non cristallino, ma per lui stupendo ugualmente.
Alzò il viso su Zen <<
P.. posso prendere queste cose? Vorrei.. vorrei leggerle per bene..>> sussurrò, abbassando il viso, imbarazzato ma stranamente contento per ciò che aveva scoperto.
Si alzò in piedi, con ancora il carillon che suonava tra le sue piccole mani e si andò a sedere vicino al fratello che zappingava con la tv, palesemente disinteressato e.. tormentato, si vedeva benissimo.
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Zen..>> mormorò, costringendosi a deglutire, si sentiva così strano <<
Fratellone..>> lo disse per la prima volta con sentimento poggiando una mano su quella di Zen, issandosi poi sulle ginocchia per sedersi a cavalcioni del più grande con il viso rivolto a lui.
Poggiò la testolina sul suo petto, stringendolo appena.. <<
Mi.. dispiace..>> concluse e in quel "mi dispiace" si potevano leggere tutte le scuse per tutti quegli anni e per l'odio che lo aveva animato. Certo, non sarebbe stato facile cancellare anni ed anni di rancore.. ancora ora doveva lottare per non dargli un altro calcio nelle palli, soprattutto dopo quello che gli aveva appena fatto.. ma quelle lettere e i pacchettini che gli aveva mostrato avevano sedato, per il momento, la sua rabbia.
Si era sentito anche stupido a dire il vero, a perpetrare ciò che aveva pensato per tutti quegli anni.. preso letteralmente in giro da sua madre.
Gli aveva riempito la testa di assurdità.
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Ma.. visto che con le lettere non funzionava.. potevi venirmi a prendere a scuola.. li mamma e papà non venivano mai.>> disse , rialzando la testa dal suo petto, guardandolo nell'occhio scoperto.
Gli prese la benda con la mano libera, tirandola su per scoprire anche l'altro <<
Ma poi che è sta roba?>> ed eccolo che giocava con l'elastico della benda, tirandolo appena, per rilasciarla sulla fronte di Zen, dove atterrò con forza.