| Jason Driiin... Driiin.. Quante volte aveva sperato che fosse il campanello ma era sempre il cellulare, aveva anche provato a spegnerlo, a staccare la batteria, togliere la scheda... tutto inutile, tutte manovre stupide per evitare una cosa che non si poteva fermare. Lui lo trovava sempre, non poteva ignorare le chiamate. Il percorso lo trovava sempre ma lui aveva paura... paura di finire come D, come gli altri, in quella maniera orribile, oscena. Quindi cercava di ignorare gli squilli assordanti, che rimbombavano anche nella testa, ignorare anche le visione di morte, di omicidio, cruente e terribili, così vive. Quando bussarono alla porta nascose la testa sotto il cuscino evitando di alzarsi. "Jason!" La voce di Lisa fuori dalla porta lo fece sospirare. "Muoviti, hai visite, compagno di università!" Gridò la piccola. "Ed è anche un gran bonazzo!" Jason mugugnò parole sconnesse. A quanto pareva stavolta era veramente il campanello. "jason!" "Arrivo!" Mugugnò mettendosi almeno i pantaloni ed uscendo scompigliandosi i capelli più di quello che erano scendendo verso la porta. Arrivato lì guardò il tipo osservandolo perplesso. "tu frequenti il mio corso vero?" Domandò perplesso.
John La sua ricerca lo aveva condotto là alla fine. Dopo mesi di ricerca era riuscito a trovare l’indirizzo di uno dei giocanti che ancora non era morto o impazzito. Jason Cunnigham. Un suo compagno di corso casualmente. Non si erano mai parlati granchè e ognuno ignorava l’esistenza dell’altro. Ma alla fine il giro era quello, vi era i gruppetti e ogni gruppo ignorava gli altri e John faceva parte del gruppo degli sportivi, come era ovvio capire dal suo aspetto. Suonò il campanello e gli aprì una ragazza che lo fissò con tanto di occhi di fronte alla stazza dello studente. -Sto cercando Jason, sono un suo compagno di corso. È in casa?- Chiese educatamente sorridendo alla ragazza che per poco non gli svenne davanti sbavando. Non era la prima volta che gli succedeva con le donne. La ragazza gli sorrise e corse a chiamare Jason mentre John riguardava ancora una volta gli appunti. Si mise una mano nella tasca dei jeans neri mentre l’altra sistemava gli appunti dentro la tracolla anch’essa nera, per completare l’insieme indossava una maglia senza maniche bianche e una camicia nera a mezze maniche sopra, lasciata sbottonare. Finalmente Jason scese e fissò John perplesso che gli sorrise e annuì. -Esatto, sono John Mc Kain. Avrei bisogno di parlarti, in privato però, dove magari la tua famiglia non sente.- Arrivò subito al sodo mettendosi le mani in tasca e osservandolo. John era un armadio, faceva paura a molti, ma bastava guardarlo negli occhi per vederne la dolcezza.
Jason Jhon Mc Kain... Duncan ogni tanto ci scambiava due parole, diceva sempre che era un ragazzo dal cuore d'oro, lui del resto lo aveva sempre visto da lontano, senza avere lo sprint per conoscerlo. Non gli era mai sembrato una persona così interessante, lo scrutò assotigliendo gli occhi con fare indagatore. "perchè dovresti parlare con me da solo in privato?" Si appoggiò alla porta chiudendosela alle spalle, le sue sorelle non erano poi così sfrontate per spiare una discussione privata, le conosceva, Lisa sarebbe andata in camera ad ascoltare la musica, MIna più probabilmente a cucire in salotto. "Comunque non preuccuparti, qui non ci disturberà nessuno, avevi bisogno di qualcosa?" Continuò a fissarlo perplesso, ed ora che voleva? Non capiva che cosa mai potesse volere da lui, in fondo si erano sempre ignorati ed ora quel tipo gli stava davanti chiedendogli di parlare in privato! Era senza dubbio strano, in fondo vederlo lì non se lo sarebbe mai aspettato, Il trillo che iniziò a sentirsi da camera sua lo fece rabbrividire, ma rimase lì. "Spero sia una cosa veloce almeno."
John Lo vide chiudere la porta e appoggiarsi contro e sospirò appena percependo l’ostilità di quel tipo, sarebbe stata difficile la conversazione. Sentì trillare il telefono e vide il ragazzo rabbrividire, capì subito chi lo stava chiamando. -Sono qua per parlarti del… Percorso.- Iniziò a chiare lettere fissandolo serio in volto. -So che partecipi a quella specie di gioco, che io chiamerei biglietto per l’inferno. Sono riuscito a salire alla maggior parte dei partecipanti, ma molti di loro sono morti, sono in manicomio o in galera. Siete pochi quelli sopravvissuti finora senza aver fatto stragi.- Gli disse con una voce seria e decisa, incrociando le braccia sul petto enorme e aspettando ora qualche atteggiamento del ragazzo. -Ho intenzione di bloccare questo programma. Ma per farlo ho bisogno di qualcuno che vi giochi che mi possa aiutare.- Quella era la richiesta, semplice e precisa, alla fine John era là per quello. Avere un aiuto dall’interno.
Jason Alla sua risposta assotigliò gli occhi fissandolo duro, mentre allacciava a sua volta le braccia al petto. Si... il percorso... un gioco come lo chiamavano gli altri, un vero inferno quando ci finivi dentro, insomma, un icubo ad occhi aperti. La scena del ritrovamento del cadavere di Dunacan gli comparì davanti in tutto il suo orrore, la pelle rabbrividì ma lui non diede alcun segno di essersene accorto. "Non sò di che parli, McKain!" Affermò sibilando come una serpe. "Il percorso? Ti è dato di volta il cervello? Sò che Duncan giocava e forse anche gli altri ma sinceramente non mi è mai importato un cazzo, non posso aiutarti..." Il cellulare stava ancora squillando da camera sua, era come se il trillo fosse aumentato di volume, come se ad ogni squillo aumentasse un poco e continuasse così, imperterrito. Era sempre la solita storia, faceva in modo di squillare più forte ogni volta, come se sapesse che stava evitando di rispondere e non volesse farsi evitare. "Yun, quando entri porta i casa la posta!" Gridò Mina da dentro. "Si va bene..." Gli assicurò. "Bhe, ora possiamo anche salutarci no John?" Chiese al ragazzo tranquillo, osservando la sua stazza enorme.
John Lo sapeva che non avrebbe collaborato. Ne era arcisicuro. -Si che lo sai!- Replicò a tono prima di sentirlo dire che non sapeva nulla, ma il suono del cellulare fece sorridere John. -Davvero? Io SO che tu ci partecipavi. Ti ho detto che sono riuscito a risalire a tutti i partecipanti. Ma vedo che non te ne fotte un cazzo se Duncan e altri sono morti. Sai molto più vile di quello che pensavo.- Lo punse volontariamente sull’orgoglio, in modo da farlo reagire e così ottenere il suo aiuto. sentì la ragazza chiamare il fratello con un altro nome. -Yun?- Ripetè sottovoce prima di sentire quelle parole che sembravano congedarlo. -Si, possiamo salutarci… dopotutto tu non vuoi aiutarmi a distruggere quell’inferno… occhio a non disobbedirgli…- Esclamò bastardo prima di girare sui tacchi e dirigersi verso l’uscita. -Spero che tu sappia combatterlo quando ti ordinerà di uccidere la tua famiglia.- Fu le ultime parole che disse prima di fermarsi vicino a una moto. Vi salì e si mise il casco prima di sfrecciare via, sull’asfalto della città. Gli toccava fare tutto da solo e a questo punto la soluzione era solo una: iscriversi al gioco e distruggerlo lui stesso dall’interno. Era l’unica soluzione possibile.
Jason Lo fissò con rabbia mentre ascoltava quelle parole senza sapere come replicare... in effetti si stava comportando da codardo, e lo sapeva ma non voleva finire come gli altri anche se gia la sua mente stava vacillando, le chiamate si stavano facendo frequenti, gli ordini a cui aveva disubidito sempre più insistenti, le visioni così reali da potere pensare che stava sul serio impazzendo... o forse era gia impazzito. "Che cazzo dici? Certo che mi importa! Erano miei amici! Mi puoi dire tutto tranne che non mi importa! Fanculo! Solo perchè cerco di non fare la loro fine sarei un bastardo?" Ringhiò. "Sto solo evitando di mettere a rischio la mia vita e quella della mia famiglia!" Quando vide l'altro ripetere il suo nome alzò le spalle. "é un sopranome!" Spiegò vago senza dare troppo importanza, solo non voleva dirgli che era il suo vero nome. Lo vide andarsene e sospirò rientrando dentro casa e salendo le scale verso camera sua, osservando il cellulare... cazzo! Si passò una mano fra i capelli prendendo l'oggetto, doveva avere ancora la suoneria spenta eppure suonava come un dannato. Lo prese infilandoselo in tasca e mettendosi la prima maglia che trovò. Doveva finirla una volte per tutte e forse quella montagna di muscoli che lo aveva cercato era la sua unica speranza. Forse poteva sul serio salvarlo... lui non voleva morire... e non voleva fare male a nessuno, soprattutto alle sue sorelle. prese le chiavi della macchina e cercò di ricordare cose praticava Jhon... sembrava di avere sentito pugilato... allora forse in palestra. Si diresse lì gettando il cellulare sul sedile del passeggero partendo a razzo, aveva fretta di arrivare, era come uno spiraglio in quell'incubo assurdo. Si parcheggiò in palestra entrando subito dopo ed andando a chiedere del ragazzo, facendosi dirigere verso gli spogliatoi. Entrò nella stanza sospirando. "Mc Kain?" Chiamò. "Sei qua?"
John L’unico modo per destare in maniera brusca un cane è rompergli le scatole fino a farlo risvegliare incazzato nero! E John stava proprio facendo affidamento su di questo per far smuovere Jason. E a giudicare da quello sguardo rabbioso… bhè ci stava riuscendo… -Si, sei un bastardo e anche un codardo. Ma sono affari tuoi, dubito che riuscirai a resistergli ancora molto.- Replicò sicuro di sé prima di sentire quelle parole. Il gigante sbuffò e sollevò lo sguardo al cielo, sicuramente nemmeno Jason credeva a quelle sciocchezze che stava dicendo. Entrambi sapevano che presto sarebbe arrivato l’ordine di ammazzare qualcuno. Sentì la spiegazione vaga sul nome ma non indagò, a lui interessava il gioco non la vita privata di quel ragazzo. Una volta risolto il caso entrambi sarebbero tornati alla loro vita. Se ne andò via in moto e arrivò in palestra. Stranamente non salutò nessuno e si andò a buttare sotto la doccia calda, in modo da riscaldare bene i muscoli prima dell’allenamento. Sotto il getto dell’acqua riflettè sul comportamento orgoglioso di Jason, in effetti sicuramente era stato quel carattere testardo a farlo sopravvivere fino a quel momento, ne era certo. Aveva fatto bene a rivolgersi direttamente a lui per risolvere quel casino ed era sicuro che presto ne avrebbe avuto notizie. Uscì dalla doccia nello stesso istante in cui si sentì chiamare dallo spogliatoio. Inarcò un sopracciglio riconoscendo la voce di Jason. Uscì dal bagno e vide il ragazzo nella stanza che lo cercava. -Jason… non mi aspettavo di rivederti così presto.- Esclamò sinceramente sorpreso, appoggiandosi allo stipite della porta. Bisognava dire che in quel momento John era da stupro: ancora bagnato dalla doccia, con un misero asciugamano intorno alla vita, la carnagione scura e i magnifici capelli neri lucidi e bagnati. Era una vera bellezza John.
Jason Sobbalzò leggermente voltandosi verso il ragazzo, osservandolo appena... forse era il caso di idarsi, forse era la sua unica speranza di salvarsi da quell'incubo ad occhi aperti, ormai non capiva più nemmeno cosa fose reale o cosa no. Aveva paura, una maledettissima paura. Punto i suoi occhi azzurri in quelli del moro, scompigliandosi i capelli rossi leggermente cercando un modo per spiegargli cosa voleva dire veramente quel che significava iniziare il percorso. "la prima chiamata..." Iniziò con voce atona, senza alcuna espressione. "la prima chiamata che fa è una richiesta semplicissima, scegliere un coglione di tua scelta a cui farla pagare, un solo nome. Puoi vedere in questo modo cosa il percorso può fare per te." Sorrise amaramente. La sua scelta era ricaduta sul professore del corso di sua sorella. "Dalla seconda non è detto che ti siano dati ordini... può semplicemente parlare, sà tutto, ogni cosa! Quello che c'è nella tua testa, il tuo passato, ogni tuo desiderio più nascosto, ogni voglia perversa... ti parla come se ti conoscesse da sempre, come se a parlare non fossi che te stesso." Aveva capito che Mc Kain sapeva tutto quindi era inutile fingere di esserne all'oscuro. "una settimana dopo avere iniziato il gioco iniziano le allucinazioni, non prendermi per matto per favore, non sai cosa significa! Dovresti provare per capire... mi sono visto uccidere la mia famiglia e poi tornare in camera a tagliarmi la lingua con un coltello, ho visto una cosa..." No quello non sapeva come spiegarlo. "una creatura, non saprei considerarlo altrimenti, poi ho smesso di rispondere ed allora le allucinazioni sono aumentate, mi bombardono la testa, vedo cose che non sono vere, vedo persone morire e sò solo che sono nella mia testa! E tu mi chiedi perchè non volevo aiutarti? Io morirò! è gia strano che non lo sia gia! Non riesco ad uscire di casa senza sentire voci che mi bombardano la testa, non riesco a fare smettere di suonare il mio cellulare ed è come se lo sentissi solo io." Aveva paura, ma la sua voca usciva stranamente traquilla, solo leggermente sibilante. "Io sono morto Mc Kain, sono carne da macello. Sai cosa significa il percorso nella magia nera? Il percorso è il rapporto che si crea tra il demonio è il posseduto! Hai ragione quello è un invito per l'inferno ed io non ci voglio andare! E soprattutto non ci voglio portare nessuno!" Strinse i pugni osservandolo negli occhi. "Ho paura Mc Kain, veramente paura. E non ti aiuterò, non farò nulla per aiutarti a finire come me!" Assicurò. "Non posso, nessuno può fermarlo, prima lo capisci prima ti metterai l'anima in pace." concluse.
John I loro occhi si incrociarono e John si stette zitto, sicuro che a breve Jason avrebbe parlato, così fu. Ascoltò il suo racconto, notando che molte informazioni coincidevano con quello che lui già sapeva, alla fine era riuscito a raccogliere frammenti di racconti tra i vari giocatori. Le allucinazioni però gli mancavano e capiva anche il perché: nessuno avrebbe mai raccontato una cosa così assurda da sembrare ancora più irreale. Poteva percepire la paura di Jason eppure sembrava che il ragazzo fosse tranquillo, ma era assurdo, questo era chiaro. -Sono convinto che sia proprio la magia nera dietro a tutto ciò, però ogni magia nera ha un suo rappresentante umano, questo significa che basta risalire a lui per distruggere questo ingranaggio.- Mormorò pensieroso prima di incrociare gli occhi di Jason e ascoltare le sue parole. Sorrise tranquillo prima di rispondere. -Ok, a me interessava sapere quello che tu sapevi, cosa io decida di fare ora… è solo affar mio. Ho tutte le intenzioni di iscrivermi al gioco e trovare chi c’è dietro tutto questo. Non odio nessuno e il mio passato lo sanno tutti, quindi non è qualcosa da nascondere, dovrà trovare un solido appiglio per distruggermi psicologicamente e ho i miei dubbi su questo. Ci finirò da solo come te… ma con la differenza che quell’invito all’inferno lo strapperò davanti a chi c’è dietro tutto questo. Mi rifiuto di mettermi l’anima in pace.- Esclamò deciso, facendo chiaramente capire che non intendeva tirarsi indietro. Era ormai diventata una questione di principio morale. Sospirò appena prima di avvicinarsi a Jason e sovrastarlo con la propria stazza. -Sei con me o mi lasci fare da solo?- Gli chiese come domanda finale, aspettando una sua risposta prima di prendere decisioni più precise.
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