Posts written by *Cardy*

view post Posted: 22/5/2013, 18:18 fosse l'ultima cosa che faccio ti prenderò - Other places
Aveva sempre considerato l'amore un grosso errore. nella sua vita, nella sua stessa natura di cacciatore, amare qualcuno era un ostacolo che nessuno di loro avrebbe mai voluto portarsi dietro.
Amare era il male peggiore che avrebbero potuto compiere, sia per se stessi che per la persona a cui donavano il proprio cuore. Se poi si finiva come lui le cose si complicavano. Non solo si era innamorato di qualcuno, ma questo qualcuno era addirittura il principe dei demoni, figlio diretto di Lucifer e di Lilith, Samael.
Lo aveva cacciato con tutte le sue forze, facendosi anche prendere per il culo in più di un senso, peccato che da quando gli aveva messo quel marchio le cose fossero cambiate. Aveva paura, sarebbe stato un idiota completo a non averne, ma si sentiva anche forte quando anche solo incrociava gli occhi con quelli del demone che lo aveva stuzzicato fino a quando non era riuscito a privarlo della propria capacità di uccidere e quindi di cibarsi. poi le cose potevano definirsi o peggiorate o migliorate, quest'ultima dal suo punto di vista, fino a farlo innamorare di quello stesso demone che lo aveva abbracciato, senza una ragione esistente che lo costringesse, per calmarlo.
Si era innamorato di lui e non si pentiva affatto.
Sapeva che era una di quelle storie destinate a finire male, quelle che vengono etichettate come tragiche perché alla fine uno dei protagonisti è destinato a morire, quello era sicuro, ma cercava di non pensarci, non ancora. Si, se Sam fosse stato anche solo un vampiro, invece che un demone, le cose avrebbero potuto prendere un altra piega, però voleva credere a quello che gli aveva detto, voleva credere che avrebbero trovato una maniera per stare davvero insieme senza dovere per forza torturare anime innocenti in modo da donargli la stessa essenza infernale che nell'uomo che governava, anche se da poco, il suo cuore, esisteva fin dalla nascita.
gemette ancora, sentendolo riversarsi in lui, caldo come solo lui sapeva essere, oppure gli sembrava così solamente perché era lui, non ne aveva idea, baciandolo ancora, grato che l'altro stesse ricambiando la stretta della sua mano, sorridendo alle parole che lasciarono le labbra di Sammy.
"Anche io."
Era ancora difficile confessare ciò che provava, era tremendamente dura per lui, ma sapeva che Sam avrebbe capito, prima o poi sarebbe riuscito a dirglielo come si doveva a dirgli davvero che lo amava e che era riuscito, in bravissimo tempo, ad assicurarsi sia il suo corpo che tutto il pacchetto.
Sospirò quando si staccò, annuendo appena. Suo padre avrebbe trovato la maniera di andarlo a trovare ovunque fosse se non si fosse presentato al lavoro!
Si alzò sbuffando, staccandosi dall'ultimo bacio che gli concesse, infilandosi in bagno e poi sotto la doccia. Non voleva andarsene, non voleva separarsi da lui per andare a cacciare chissà quale creatura.
Uscì presto, asciugandosi e rivestendosi, raggiungendo poi il proprio uomo in cucina.
"Caffè?"
Domandò, tirandolo in bacio per avere prima un altra dose di ciò che era diventata la sua droga e di cui, ne era conscio, sarebbe ben presto andato in crisi d'astinenza!
view post Posted: 22/5/2013, 17:54 "Vuoi venire a cena con me? ... Questo è un ricatto bello e buono!" - Other places
C'era chi credeva che fossero i demoni le creature che non potevano amare, coloro a cui quel sentimento non poteva nemmeno avvicinarsi, ma tutti sbagliavano. Essere angeli, creature celesti che dovevano essere pieni d'amore pietoso, era diverso da quello che tutti pensavano.
Gli angeli non amavano che loro padre.
Gli angeli non amavano nessuno al di fuori che loro stessi.
Lucifer aveva tradito per questo, perché non poteva nascondere l'amore che nutriva per il proprio padre, altri erano stati più ipocriti, forse uno dei pochi per cui covava ancora un pò di rispetto, per quanto fosse sbagliato ed impuro, un caduto, oltre il fratello a cui aveva voltato le spalle, era Belial, incapace di nascondere tutto il disprezzo e l'indifferenza che provava nei confronti degli esseri umani.
E poi c'era lui.
Lui, Gabriel, arcangelo creato da una goccia di pioggia, come da una lacrima, arcangelo imperfetto che come tramite aveva avuto un demone e che era capace di amare quei nuovi figli del proprio padre a tal punto da metterli avanti a chiunque, a sé stesso ed a suo Padre. Capace di amarli a tal punto da sacrificare ogni cosa per loro, o meglio, anche solo per uno di loro.
Si era innamorato di John Marshall appena i suoi occhi si erano posati su di lui, appena era riuscito a scorgere un anima dilaniata, un anima debole e fin troppo fragile, un anima che non avrebbe dovuto soffrire in quella maniera, nessuno avrebbe dovuto soffrire in quella maniera. E lo aveva amato anche quando era stato felice, o credeva di esserlo, troppo intrappolato in un passato che aveva creato tutte quelle crepe che si portava ancora appresso. Peccato che non sapesse mostrarsi se non essendo come era in realtà, peccato che lo stesso uomo che gli aveva rubato il cuore lo stava calpestando in quella maniera, lo aveva preso in giro in quella maniera.
John Marshall non lo trovava degno del suo tempo, non aveva mai preso in considerazione l'idea di andare avanti, non con lui in qualsiasi caso.
E continuava a prenderlo in giro. Sorrise dolcemente, gli occhi però tristi, feriti, mentre scuoteva la testa.
"No, John, non ci sarà nessuno ad aprire quella porta, non io in qualsiasi caso. Tutto questo è stato abbastanza chiaro, da ora in avanti se ci incontreremo sarà solamente il caso."
Non stava mentendo, non stava giocando come al solito, non sarebbe stato che l'ennesima ferita a cui sarebbe sopravvissuto nella sua lunghissima vita. Ma gli voleva lasciare qualcosa, anche se rise appena a quelle parole, una risata amara, mentre gli occhi si rialzavano nella sua direzione pieni di sfida.
"Hai paura di scoprire che c'è chi ha sofferto molto più di te, riuscendo però ad andare avanti lo stesso, stregone che è riuscito ad ingannare la morte?"
Lo provocò prima di effettuare un altro cambio scena che sapeva non sarebbe stato gradito ai più.
Soprattutto a Crowley, per meglio dire, a Francesca, pediatra apprezzata più di padri che dai bambini che doveva curare. E bisognava dire che la mora era abbastanza infuriata almeno fino a quando il suo ragazzo, quello che solamente poco prima gli aveva detto di non riuscirsi avvicinare a lui in quel corpo, la sbattesse al muro invadendogli la bocca con tanta passione, immediatamente ricambiato, anzi, i attaccò maggiormente a lui, mugugnando contrariata quando si staccò dalle sue labbra.
"Eh?"
Lo fissò con occhi languidi, completamente persa in quel bacio. Si era completamente dimenticato di tutto quello che aveva intorno, troppo presa e cercare ancora quelle labbra, anche se aveva idea che Ast non gliele avrebbe più concesse in quella maniera... un vero peccato!
Dean storse il delicato nasino, stampandosi sul visetto da monella ricoperto di lentiggini un sorriso malandrino ed esultante.
"Sono la donna del primario!"
Almeno in quel mondo non lo stava tradendo, era sua come avrebbe sempre voluto, nessuna presa per il culo! Sbuffò sentendo la voce dell'idiota. Invidia sarebbe sempre e solo rimasto tale ai suoi occhi.
"Goditi i tuoi momenti di gloria in silenzio, Invidia."
"Per una volta sono pienamente d'accordo con Dean."
Sibilò un infuriata regina dei crocevia, in quel caso non aveva paura a definirla in quella maniera, cercando di abbatterlo con un occhiata al vetriolo.
Kevin, rinchiuso nel bagno, invece sembrava stare meglio, almeno fino a quando i richiami del suo uomo non lo fecero sussultare.
"Ma non ci penso nemmeno ad aprirti! Vai a fare il tuo lavoro e togliti dalle palle!"
E si assicurò che la porta fosse ben chiusa, in maniera di impedire a quel cretino di entrare. cretino che fu raggiunto da uno scopaccione sulla nuca da un infermiera porno. Nate aveva davvero qualche problema da donna. La gonna troppo corta, la maglia troppo scollata ed un espressione dura sul volto.
"Mi spiegate perché siamo in un ospedale? E dov'è Lili?"
Domandò a qualcuno che aveva un pò di cervello, avvicinandosi ad Ast, Crowley e Dean, quest'ultima alzò le spalle, divertita. Si vedeva che in quel mondo dovevano esserle andate meglio le cose da come sorrideva.

Era corsa da quello che era suo marito, Gabriel aveva un perfido senso dell'umorismo, lasciando il piccolo a mangiare la colazione, in seguito al suo richiamo degno di uno a cui era appena caduto il mondo sulle palle, inarcando un delicato sopracciglio quando le aveva porto in quella maniera l'agenda, sospirando mentre leggeva quelle poche righe ed annuiva alle sue parole.
A lui non dispiacevano per nulla quel genere di serie, in fondo essere finiti in un telefilm medico era meglio che essere finiti in un telefilm da adolescenti.
"Guarda il lato positivo... almeno non sei un paziente."
Decisamente la vista di quello che in quel mondo era suo figlio e dell'angelo che aveva di fronte aveva migliorato di molto il suo umore. Sorrise radiosa, il corpo che Gabriel aveva scelto per lui non era di una bellezza eccessiva, ma quando sorrideva era davvero irresistibile, si illuminava e le si formavano un paio di delicate fossette sulle guance, davvero adorabile.
"Meglio prepararsi, Carvel sta finendo la colazione."
Annunciò prima di prendere abiti comodi e chiudersi in bagno a doppia mandata, va bene che il suo umore era migliorato, ma non era ancora così rincoglionita!
view post Posted: 15/5/2013, 22:15 Just a cigarette in the men's bathroom! What do you want to happen? - Other places
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In un certo senso aveva sbagliato quasi del tutto a giudicarla. MaryLi Winchester era si un pò arrogante, di certo fastidiosa quando ci si metteva, ma era anche molto insicura. Era una gran bella ragazza, i capelli rossi, quegli occhi da gatta, non era certamente brutta, quando lo aveva bloccato in bagno aveva fatto davvero fatica a controllarsi, ma, come le aveva detto, non era uno stupratore.
Anche se spalancò gli occhi quando gli confessò che non le sarebbe dispiaciuto se avesse continuato. sbattè le palpebre, continuando a fissarla, quasi fosse sicuro di trovarsi di fronte ad un miraggio e non alla vera MaryLi Winchester che di solito lo insultava. certo che era stano...
Fino al giorno prima si erano dati battaglia sia verbalmente che fisicamente, invece in quel momento stavano andando tranquillamente in giro insieme, lei era addirittura arrossita confessandogli qualcosa di simile, doveva per forza esserci qualcosa che non andava! Sorrise appena quando gli disse che era carino, scompigliandosi i capelli con una mano.
"Bhe, grazie..."
Mormorò, prendendo al volo la palla quando si trattò di cambiare argomento, prima dicendole che sarebbero andati a piedi e poi tirando in mezzo suo fratello, dalle sue parole si vedeva bene che voleva bene ad Alien, nonostante, la ragazza glielo stava ampiamente confermando, il biondino non era di certo un mezzo demone comune. in un certo senso poteva capirlo, il non sentirsi mai adeguati, il non capire il perché non si riuscisse ad essere accettati dalla propria famiglia, il sentirsi prendere in giro, denigrati propri dai membri di essa.
"In un certo senso ora mi è più chiaro tutto."
Affermò, sorridendo appena. Lui stesso non era visto di buon occhio ne dagli angeli, in quanto figlio di una lurida umana, come aveva sentito chiamare sua madre quando era piccolo, ne dagli umani, quando capivano che fondamentalmente lui era diverso da loro, anche se probabilmente non riuscivano a comprendere dove stava la differenza. Ne carne ne pesce, una situazione in cui si trovava anche la ragazza al suo fianco, ma era peggio quando non si avevano poteri per dimostrare di avere almeno un pizzico di quel sangue che veniva rinnegato dagli altri.
"Non deve essere facile sentirsi non accettati anche solamente da un membro della famiglia, però si capisce che gli vuoi molto bene. Così come sono sicuro che gliene vogliano i vostri genitori."
Sorrise appena, lanciandole un occhiata, mordicchiandosi appena un labbro.
"Deve essere bello avere una famiglia così unita, sei fortunata."
Non c'era nessun tono maligno in quelle parole, era una pura e semplice constatazione, sperava che lo capisse. Sarebbe stato da stupidi non dire che un pò era geloso quando vedeva quelle famiglie unite, certo, avevano anche loro i propri battibecchi ed i propri problemi, ma erano uniti, era qualcosa che lui non aveva mai avuto, non aveva mai avuto una famiglia come si doveva, una di quelle che in qualsiasi caso, anche se si aveva avuto da ridire, erano sempre lì. Non aveva mai incolpato sua madre per come stava, per quello che aveva fatto, quello che incolpava davvero era suo padre, quel maledetto bastardo che aveva preso quello che voleva senza fregarsene delle conseguenze.
Tirò fuori il pacchetto di sigarette, infilandosene una in bocca ed accendendosela, porgendola alla ragazza.
"Vuoi?"
Le sorrise ancora, come se quei pensieri non gli fossero mai comparsi nella mente, fermandosi davanti alla vetrina di quella gioielleria che aveva puntato da quando avevano messo in vetrina la spilla. Gliela indicò, era una bella spilla, il fiore preferito di sua madre magistralmente intagliato nell'argento, il prezzo era si alto ma poteva permetterselo, aveva risparmiato abbastanza.
"è quella, ti dirò... sono un pò in dubbio se comprarla a mia madre o meno, da una parte so che le piacerebbe, dall'altra non sono affatto sicuro sia così."
Aveva paura che a sua madre, la persona da sempre più importante nella sua vita, non volesse la spilla, quando era lucida non voleva che spendesse troppo, era sempre così, ecco perché aveva bisogno del suo parere.
view post Posted: 16/2/2013, 21:04 I must confess that I (do not) feel like a monster! - Other places
Basta, non aveva più voglia di parlare di Evie, voleva cambiare argomento, i ruggiti che aveva risvegliato l'altro ragazzo erano sempre più alti, la bestia si svegliava alle volte, come quella e faticava sempre a tenerla a bada, avrebbe volentieri evitato di saltargli alla gola per fargli del male o peggio. Il suo lupo non ragionava sempre con costanza, alle volte partiva con l'idea di soddisfare le proprie pulsioni sessuali e finiva a sbranare lo sfortunato che ci era caduto, oppure partiva con l'idea di fare del male e finiva invece a farsi sbattere come qualsiasi altra puttana da quattro soldi, senza farsi pagare naturalmente.
Per fortuna non durò molto e presto cambiarono argomento, finendo sulla famiglia. Si, capiva che al ragazzo piacesse davvero quella strana famiglia che si ritrovava a mano, suo padre demone, sua madre cacciatore, vampiri, angeli, demoni, profeti, erano davvero una bella squadra, tutti affiatati e totalmente a loro agio, anche se magari c'era stato qualche problema, come gli era stato anche spiegato prima, erano così carini. Anche con sua madre era così, affiatato, sua madre era tutto quello che aveva, era una persona che avrebbe dato l'anima per lui, aveva fatto così tanto per lui quando doveva praticamente vivere in ospedale. Era sempre stata al suo fianco, anche quando non se lo sarebbe aspettato, quando aveva abbassato il capo e le aveva detto che era gay lei gli aveva rivolto un sorriso dolcissimo e gli aveva accarezzato dolcemente i capelli, dicendogli che lo aveva capito da tempo e che era pur sempre suo figlio. Sua madre era forte, avrebbe trovato la forza per andare avanti quando l'avrebbe abbandonata, era lui che sperava di riuscire a resistere. Nonostante sentisse l'istinto del branco e riconoscesse i suoi membri come una seconda famiglia, sua madre era sempre la persona più importante della sua vita, lasciarla sarebbe stata dificilisimo, avrebbe sofferto, avrebbe pianto probabilmente. Voleva semplicemente starle sempre accanto ma non poteva, non avrebbe mai potuto. Possibile che non riuscisse a trovare un attimo di tranquillità dal pessimismo che lo aveva colto negli ultimi tempi? No, era imposibile, eppure si ritrovò a ridere di gusto sentendo la replica del signor Winchester alla frase del figlio.
”A quanto pare non mi era sbagliato, sei veramente un maniaco.”
E stavolta stava scherzando, lo si notava anche dal sorriso divertito che aveva stampato sulle labbra. Forse non era poi così male stare lì, forse avrebbe potuto staccare la spina da tutti i pensieri che lo avevano accompagnato e rilassarsi, poteva sperarlo? In fondo aveva diccianove anni, era un ragazzo giovane, avrebbe voluto preoccuparsi solamente di uscire con gli amici, di innamorarsi, non di correre dietro alle prede, soccombendo alla fame che lo attanagliava ogni plenilunio, eppure ogni tanto cercava di essere un ragazzino normale. Voleva essere normale ogni tanto, come in quel momento, mentre lo seguiva all'esterno e ridacchiava alla sua battuta.
”Immaginavo che per marcare qualcuno bisogna stargli molto vicino. Ma immagino anche che non sia indispensabile strusciarsi ed infilare le mani sotto la maglia dell'avversario, in quel caso mi riservo dell'opzione di lanciarti la palla nei tuoi gioielli.”
Affermò tranquillo, afferrando il suddetto oggetto che gli veniva lanciato, provando a palleggiare un attimo. No, non era proprio capace, visto che ci riuscì un paio di volte prima di vedere la palla rotolare per terra.
<b>”Diciamo che devi iniziare dall'inizio?”

Tentò, sorridendogli imbarazzato. Era una vera fregatura nello sport, non era nemmeno capace di palleggiare a dovere, eppure poteva imparare, anche perchè gli sarebbe piaciuto giocare ora che poteva, ne aveva fatta una passione quando era realmente costretto a non farlo per via dei suoi problemi cardiaci, ora finalmente qualcuno gli avrebbe potuto insegnare realmente e senza volergli mettere le mani addosso come se fosse una sanguisuga.
”Comunque... conosco lo scopo, infilare la palla nel canestro.”
Ok, aveva appena detto quel genere di frase che con il suo migliore amico gli sarebbe valso un sorriso malizioso ed una battutaccia di poco conto, oppure una vera e propria proposta oscena, sperava anche che Robin non fosse fatto così. Non sapeva da cosa derivava la propria timidezza in quel campo, soprattutto se messa in confronto con la sua bestia, quando era uomo e basta non riusciva proprio a reggere quel genere di discorso, non era mai stato il tipo da prendere l'iniziativa e quando qualcuno gli filava dietro, a meno che non fosse tremendamente sfacciato come Jake, non lo capiva mai, anzi, finiva sempre per fare delle figure di merda proprio perchè non era affatto capace di accorgersene.
view post Posted: 16/2/2013, 18:21 Fratellini a rapporto: i doveri, le responsabilità e gli scleri dei maggiori - Other places
Il principino non sembrava capire, esattamente come si aspettava, credeva davvero che l'amore sempre come quello di suo fratello, un idea così candida, così dolce che quasi si inteneriva. Invece non era sempre così, anzi, quasi mai. L'amore era un percorso difficile, da affrontare con la persona che si desiderava effettivamente al proprio fianco, ed alle volte si prendevano porte in faccia anche in quelle occasioni. Si, lo ammetteva, c'erano le coppie felici, quelle che finivano come Samael ed il suo cacciatore, tra alti e bassi, sempre insieme, ma c'erano anche i tradimenti, le bugie, le incomprensioni e spesso, più di quello che si pensava, la coppia si lasciava tra lacrime e dolore e non era più possibile costruire nulla. Oppure c'erano le situazioni come la sua, quando la natura era così sostanzialmente diversa che non si poteva sperare nel futuro ma vivere di attimi, di secondi e sorridere del fatto che l'altro potesse semplicemente esistere e non essere stato distrutto senza mai più poterlo avvicinare.
“Si, sono felice, Astaroth, sono felice perchè la posta in gioco per me era o l'amore e continuarlo o la sua stessa vita. Che tu ci creda o meno io avrei rinunciato a tutto quello che possedevo per un suo sorriso, ma non potevo pensare ad un mondo in cui non ci fosse. O la mia felicità o la sua esistenza, spero per te che tu non ritrovi mai a dovere fare una scelta simile, ma che ci credi o meno le storie come quella di tuo fratello sono meno del previsto.”
Scese dal tavolo, finendo tra le fauci di Gabriel che lo portò sul divano, posando il muso vicino al suo, osservandolo in silenzio.
“Grazie.”
Sorrise al suo ringraziamento, leccandogli la testa, come se fosse una normalissimo gesto tra animali. Non aveva mentito, certo, detto da lui poteva sembrare assurdo, ma non aveva mentito per nulla, avrebbe rifatto mille altre volte quello che aveva fatto, lasciarlo libero solo per essere sicuro che l'arcangelo dell'umanità non diventasse un soldatino come suo fratello. Gabriel era una ventata di vita, era capace di rendere luminoso anche la vita di un demone come lui, gli aveva dato tutto e lui aveva fatto l'unica cosa in suo potere per renderlo vivo, per impedirgli quella sofferenza, voleva solamente il meglio per lui, per il suo arcangelo. E non gli importava del parere di un ragazzino idiota, gli piaceva quell'epilogo, molto meglio di qualsiasi altro potesse esserci.
view post Posted: 11/2/2013, 16:22 La magia è una dote di famiglia... basta guardare la madre! - Other places
Tutta quella storia era assurda, lo faceva completamente uscire di testa. Era tutta la vita che si sentiva inferiore, che lo facevano sentire sbagliato, tranne che sua madre, suo padre e suo nonno, alle volte anche sua sorella aveva quello sguardo superiore, lo stesso di sua nonna, per non parlare dello zio Invidia. Non aveva mai negato che tutti loro gli volessero bene, che avrebbero dato la vita per lui come lui avrebbe fatto per loro, ma era sbagliato. Parlare con Samael era la cosa che gli faceva più male, soprattutto se lui si comportava in quella maniera. Lo fissò diffidente, lasciandolo finire di parlare, bloccandolo solamente alla fine.
”Mio padre mi ha sempre e solamente amato, è stato un buon padre, non mi ha mai fatto sentire diverso ma io non sarò mai un mezzo demone come vorrebbero tutti. Mamma, papà ed i nonni John e Bobby non hanno mai preteso che io fossi diverso da quello che sono. Ma per tutta la mia vita è sempre arrivato qualcuno che mi ha detto che sono diverso, che sono inferiore. Tu non puoi capire, Samael, tu sei il fottutissimo principe dell'inferno!”
Sbottò, sentendosi gli occhi innondarsi di lacrime, sembrava essere forte ma non era così. Lui era debole, lo era sempre stato ed aveva bisogno che lo capisse, che capisse che aveva davvero bisogno di suo padre.
“Mio padre avrebbe capito, perchè per sedici anni è stato un demone a metà per colpa del marchio che mamma gli aveva messo. Ma tu sei tornato indietro, come puoi capire? Avevo tre anni quando Lilith è comparsa per la prima volta qua, la cosa più carina che ha detto riferendosi a me è stata potrebbe essere gustoso! io non sono mai stato arrabbiato con papà, non mi ha mai fatto mancare nulla, ma tu non puoi venirmi a dire che non sono diverso, ok?”
Non riusciva più a tenere a freno la lingua.
”Quando ieri mi hai insultato, perchè si, mi piace un vampiro ed ho il suo odore addosso, mi sono sentito ancora peggio, perchè mio padre non lo avrebbe mai fatto, mai! Papà mi avrebbe chiesto chi fosse, magari avrebbe anche voluto conoscerlo, tu hai preferito avere vicino Lili. Io voglio bene a mia sorella, davvero, ma lei ha tutto, lei non ha il disprezzo di Lilith, non causa liti fra lei e mamma, io si, cazzo! Ed è per questo che mi faccio un culo durante gli allenamenti con nonno John, che voglio essere più bravo almeno lì, il motivo per cui ho imparato prima il latino di tutte le altre cose, facendomi dare del ritardato a scuola, io non voglio essere un cazzo di mezzo demone figlio di Samael, io voglio essere il figlio di Sam e Dean Winchester e farmi abbracciare da te, farti conoscere il vampiro che mi piace, non voglio sentirmi diverso e soprattutto non voglio che tu mi faccia sentire diverso! Ma la verità è che se tu fossi sempre stato così, se tu per pura sfiga mi avessi avuto mentre eri solamente Samael, io sarei stato un impiccio e me lo hai dimostrato! Io sarei un ottimo spuntino per quelli come te!”
non riusciva a starsene zitto, avrebbe voluto andarsene, ma ormai aveva sciolto la lingua e tutto quello che aveva covato dentro fino a quel momento, quel cocente senso d'inferiorità che lo aveva soffocato per tutti quegli anni, quando non capiva che cosa ci fosse di sbagliato, quando vedeva i demoni di famiglia fissarlo preoccupato o con pietà, quando capiva che qualcova stonava, ecco, ora stava uscendo tutto e non riusciva a fermarlo. Perchè prima o poi si arriva al limite e non si può evitare, anche se si è dolci o si è pazienti.
”E so anche di stare facendo male al mio papà, che è dentro di te da qualche parte, ma non sono mai riuscito a mentirti, non ci riesco nemmeno adesso. Tu sei la persona da cui ho sempre e solo desiderato sentirmi accettato e ci sono sempre riuscito, riesci a capire che cosa provo se proprio tu mi dai le spalle? E lo hai fatto, cazzo! Perchè per me sei sempre il mio papà, il solo papà che ho sempre avuto e che è sempre stato il mio punto di riferimento, quello che aspettavo sveglio la sera per farmi dare il bacio della buonanotte. E so anche che Lilith avrebbe trovato il modo di fare una cosa simile lo stesso, per fare del male alla mamma, ma ha colpito me! Mamma non sa tenere la bocca chiusa quando si tratta di me, hanno litigato a causa mia, papà.”
stava singhiozzando? Si, decisamente, non gli avrebbe permesso di avvicinarsi, poco ma sicuro, però stava piangendo come un cretino lì di fronte al principe degli inferi. Non sapeva se Samael avrebbe davvero capito una cosa simile, se gli sarebbe interessato.
”Perchè colpire me è semplice, a meno che non ci sia di mezzo la caccia, allora lì si può dire qualcosa di bene di me, io sono un peso, ok? E me lo hai fatto capire tu, ieri! Me lo hai sbattuto in faccia! Scusa, scusa se sono così, mi dispiace, ma ti sono andato bene fino adesso e scoprire che al vero te invece sarei sembrato quello che sembro a tua madre di solito è stato tremendo. Io voglio solo il mio papà, posso anche avere una sua sgridata, sono disposto anche a prendermi uno schiaffone da lui, ma voglio il mio papà che mi dica che va tutto bene. E non poterti aiutare in alcun modo mi fa male, tu mi hai sempre aiutato ma io non sono capace, scusa.”
Si asciugò il viso, ricacciando indietro tutto quello che avrebbe voluto dirgli, tutto quello che gli era successo, tutto. Avrebbe voluto raccontargli che da piccolo Invidia lo prendeva in giro, scherzando ovvio, perchè non aveva poteri, che aveva sempre desiderato avere un quarto dell'intelligenza di sua sorella, la capacità che aveva Lili di essere sempre solare ed apprezzata, invece di essere così timido e riservato. Avrebbe voluto gettargli le braccia al collo e restare lì, come faceva quando aveva paura del mostro sotto al letto, essergli completamente inutile faceva malissimo.
”Vado giù... dammi un po' di tempo, per favore. Prometto che dopo sarò più disposto a parlare.”
Gli diede le spalle, scendendo velocemente le scale per infilarsi in camera di suo nonno, sorridendo a Raymond quando lo vide.
”pensavo che fossi passato ad Alien.”
Mormorò, osservandolo, prima di farsi abbracciare e stringere da lui, avrebbe voluto essere più forte, avrebbe voluto avere un po' di palle come tutti nella sua famiglia avevano, invece era buono solamente a piangere. Come in quel momento. Si era abbarbicato sul vampiro, attaccandosi al suo collo e stringendosi forte contro di lui. Per lui era colpa sua, per lui era stata a causa sua che stava succedendo tutto quello, non riusciva a smettere di pensarlo. Si, Lilith si sarebbe attaccata a qualsiasi altra cosa se lui fosse stato diverso, ma non lo era ed era semplice che lui fosse la scintilla che finiva sulla benzina.

Sorrise alle parole di Sam, annuendo nonostante tutto. Si, Sam aveva sempre ascoltato le sue parole, avrebbe mosso mari e monti per vederlo sorridere, lui che alle volte era così lunatico, così imbecille, così permaloso era però riuscito a tenerselo accanto, forse anche Sam aveva sempre capito che si sarebbe ucciso piuttosto che ferirlo seriamente.
”Si, lo hai sempre fatto. Ti è sempre venuto naturale preoccuparti prima di me che di te stesso e da quando sono arrivati i ragazzi prima di noi che di te, non lo so. Se fosse solo per me ti direi di rimanere, non so sarebbe la cosa migliore per MaryLi ed Alien.”
Era stato onesto come al solito, prima di andarsene in cucina, dove scoppiò a piangere, asciugandosi le lacrime quando lo sentì parlare con il ragazzino. Non aveva mai davvero capito cosa provasse suo figlio, il senso di inadeguatezza che si portava addosso, quella sensazione di non andare mai bene, di essere inferiore. Abbassò il capo, origliare non era la cosa che faceva più spesso ma in quella situazione si ritrovava con i sensi completamente all'erta, sentire le parole prima del principe dell'inferno, quello che aveva sempre e solo chiamato amore ma che ora non ricordava di esserlo e succesivamente quelle del figlio. Alien era troppo fragile, alle volte, ma covava tutte quelle sensazioni da sempre, nonostante avesse sempre cercato di proteggerlo. Gli veniva più facile che con Lili, lei sapeva cavarsela, non aveva paura quando usciva, Alien era ingenuo, dolce ed indifeso. E non era riuscito a proteggerlo da quello che stava succedendo, non ci sarebbe mai riuscito, lo sapeva perfettamente, il vero problema era che non sapeva cosa fare in quella situazione. E questo lo portava a fare solamente stronzate, come tagliarsi. Osservò il sangue, prima di sussultare quando la porta si chiuse, voltandosi. Lanciò uno sguardo a quello che era suo marito, prima di spostarlo sulla figlia, abbassando il capo colpevole. Non aveva riflettuto sul fatto che il suo sangue doveva essere una vera tentazione in quel momento.
”Scusa.”
Sussurrò, forse rivolto a Lili, forse a nessuno, si sentiva schiacciato, annullato. Trasse un respiro, così non andava, per nulla. Era un cacciatore, doveva tornare ad essere se stesso e cercare di uscire da quella situazione, almeno per i propri ragazzi, ragazzi che si stavano dimostrando più in gamba di quanto avesse anche solamente sperato. Inclinò appena il viso, osservando la sua bambina, avvicinandosi a lei ed accarezzandole la guancia, prima di baciarle la fronte, un gesto che aveva smesso di fare da parecchio, avrebbe dovuto farlo più spesso. La verità era che faticava di più con quella ragazza, era più indipendente e quindi ci si trovava a scontrarsi più spesso che con suo fratello, ma la verità era che adorava Lili al pari di Alien, non gli importava nulla di quale fosse il migliore ed in cosa, erano i suoi figli ed erano stupendi e fantastici entrambi.
”Vai ad apparecchiare, ci penso io al taglio, eviterò certe stronzate, promesso.”
Le mise in mano i piatti, spingendola verso la sala da pranzo, prima di mettersi a fasciare il dito, in maniera che l'odore del sangue non infiltrasse attreverso le garze, avrebbe evitato di stuzzicare appettiti decisamente pericolosi in Samael, doveva prestare attenzione. E soprattutto non sarebbe più crollato, non poteva permetterselo. Aspettò quando Invidia tornò dentro, prima di avvicinarsi alla porta e spingere fuori il demone, posandogli una mano sulla stomaco e tirandosi dietro la porta. Rimase un attimo in silenzio, osservandolo, si era difficile, almeno per lui, non doveva però dimenticarsi che aveva anche due figli di cui occuparsi.
”Ok, questa situazione è difficile, per entrambi immagino, visto che non deve essere facile per te ritrovarti con sensazioni che non senti tue, ma Sam, se sono sicuro di una cosa è che tu ti sei innamorato di me anche per la mia testa dura e forse perchè sono semplicemente così psicotico e tu hai serie tendenze masochiste che ora non ti ricordi, ma ti assicuro che ci sono!”
Ecco un altro problema del gene dei Winchester, la capacità di sparare cazzate in ogni situazione, come quella, soprattutto quando stavano cercando di evitare di crollare a picco, o forse era solamente lui che le presentava.
”Ma il punto della questione non è questo, il punto è che ho bisogno di sapere realmente una cosa, da questa risposta io agirò di conseguenza. Tu vuoi davvero ricordare, Samael? Vuoi davvero tornare Sam oppure vuoi continuare per la tua strada e basta così, riprendere il tuo posto? Perchè se non sei sicuro tutto questa è una perdita di tempo ed una sofferenza inutile per tutti quanti.”
ed era sicuro che avrebbe capito di non trovarsi davanti ne all'uomo distrutto di poco prima ne al suo compagno/moglie, si trovava davanti alla vecchia versione di se stesso, con un piccolo particolare: aveva due figli da proteggere e quei ragazzi stavano soffrendo. Se Sam non aveva realmente intenzione di ricordare allora era disposto a lasciarlo andare, perchè sarebbe stato solo un lento logorarsi dei suoi cuccioli e quello non poteva permetterlo, mentre era più sicuro che avrebbero saputo superare meglio il fatto che loro padre avesse preso quella decisione.

Era rientrato dalla porta di servizio, almeno avrebbe evitato di vedere suo figlio con quel cazzo di demone che giocava all'amnesia, non era mai stato un bravo padre ma non sopportava di vedere Dean in quello stato, soprattutto non sopportava di vedere i suoi nipoti soffrire. Scese in camera propria, inarcando un sopraciglio a quella scena. Alien era stretto ad un altro uomo e piangeva, il ragazzo alzò lo sguardo, per un attimo soltanto rivide Mary in suo nipote. Era la ragazza che portava il nome di sua moglie, ma era il ragazzo che era identico a lei.
”nonno...”
”Che succede?”
Certo non si aspettava quella spiegazione! Aveva detto mille e più volte ai suoi nipoti di non giocare con formule magiche trovate nei libri che aveva in casa, invece ecco il risultato! Sospirò, passandosi una mano sugli occhi. Alien aveva spergiurato che il vampiro non fosse pericoloso, qualcosa che non era sicurissimo ma fece lo sforzo di riportare lo sguardo sulla creatura.
”Quindi tu sei il demone, chiamiamoti così al momento, del libro? E sei qua per esaudire il desiderio di Alien, consinderandolo il tuo master? Hai un legame di sudditanza con lui?”
Era proprio cambiato! Un tempo lo avrebbe ucciso immediatamente ma per un paio di occhioni bagnati di lacrime che non riusciva a sopportare era disposto a parlare ed aiutare un vampiro a restare fuori da polverose pagine antiche.
view post Posted: 10/2/2013, 22:30 I must confess that I (do not) feel like a monster! - Other places
Era ammirevole vedere con quanta passione l'altro cercasse di non fargli fare stronzate, ma la verità era ben diversa e si ritrovò a scuotere immediatamente la testa, scacciando le sue parole.
“Tu non puoi capire.”
Commentò solamente, non si sarebbe arreso, non poteva farlo, non aveva abbastanza controllo per opporsi alla volontà della bestia, lo governava completamente nei giorni di luna piena e lei era completamente furiosa. Non sarebbe riuscito a controllarsi, avrebbe semplicemente agito senza pensare.
“anche se riuscissi a controllarmi non potrei mai smettere di cercarla. Evie era la mia compagna, il mio lupo ha avuto l'imprinting con lei, noi lupi possiamo avere un mucchio di compagni occasionali, ma quando si ha l'imprinting non ci si può fare nulla. Ha strappato un pezzo di me, lei era mia.”
Sussurrò, sentendosi gli occhi riempirsi di lacrime che trattenne con tutto se stesso mentre nel suo intimo si alzava un ringhio feroce, no, il lupo non si sarebbe mai fermato e lui non avrebbe mai potuto farci nulla.
“Quando eravamo umani eravamo solo amici, stavamo bene insieme ma tutto qua, a me piacciono gli uomini ed Evie lo capiva e lo accettava, ma nel branco era tutto diverso. Avrei dovuto proteggerla, avrei dovuto salvarla ed invece ho fallito, il lupo non lo accetterà mai.”
e con quello chiudeva il discorso, aveva paura di piangere o di scoppiare ad urlargli addosso per non avere ancora detto altro di lei, di dove si trovasse. Per questo cambiò argomento, spostandolo sui suoi genitori, sorridendo intenerito quando vide lo sguardo del ragazzo. Era bello che fosse così attaccato alla propria famiglia, sembravano tutti così uniti e felici ed i suoi genitori erano una coppia salda, se ne sarebbe accorto chiunque anche senza le spiegazioni di Robin. Si azzardò a lanciare un occhiata ai due sul divano, il biondo aveva posato la testa sulla spalla del demone, rimanendogli comunque a cavalcioni ma in una maniera tenera, non maliziosa. Si, erano davvero una coppia stile fiaba, e si vedeva che ne avevano superato tantissime insieme. Si riscosse solamente quando gli chiese della sua famiglia, inarcando un sopraciglio.
“Io ho solo mia madre e lei non sa nulla, anche se penso sospetti qualcosa, visto che...”
prese le tazze, ringraziandolo con un sorriso.
“Io non dovrei essere qua. Vedi, soffrivo di un aritmia cardiaca che mi avrebbe ucciso se Doc, il mio capobranco, non fosse stato anche il mio dottore. Tre anni fa mi ha morso e mi ha salvato la vita, per mamma è stato un miracolo ma... è strano.”
Si portò la tazza alle labbra, leccandosele immediatamente dopo il primo sorso. Gli piaceva la cioccolata calda, soprattutto se cremosa al punto giusto, proprio come quella.
“Io la vedo invecchiare, non ci facevo caso quando ero umano, ma ora lo sento in tutto. Arriverà il momento in cui dovrò andarmene per forza, non voglio tirarla in mezzo a tutta questa storia, quindi dovrò inventarmi qualcosa. Però mamma è una forza della natura, quando le ho detto che mi piacevano gli uomini per poco non mi portava ad incontri al buio per gay! È fuori come un balcone ed ha sempre dato l'anima per me, anche se non ha fortuna con gli uomini. È una che ti guarda seria mentre ti spara la più grossa cazzata del mondo, tu ci cadi e ti accorgi di avere fatto una stronzata solo quando scoppia a ridere, è una tipa tosta.”
Si, sapeva di essere sembrato un idiota ma adorava sua madre. E doveva ammetterlo di starlo dimostrando.
“Da piccolo passavo un mucchio di tempo all'ospedale, odiavo i medici ma lei arrivava dopo il lavoro e faceva dei pupazzatti di carta. Ora penserai che li ritagliasse e basta, invece no, li faceva proprio tridimensionali, strappava i pezzi e li incollava in maniera che fossero dei pupazzetti veri e proprio, poi si metteva a raccontarmi una storia. Ci voleva un po' perchè fossero pronti ma mi incantavo anche solo a guardarla, quando poi uscivo mi preparava una cheese cake con la nutella e la panna, cose per cui i dottori la cazziavano.”

Non c'era tristezza nella voce, solo trasporto, in effetti aveva sempre trovato sua madre una forza della natura, la donna più forte che avesse mai incontrato, lasciarla sarebbe stato straziante ma non voleva pensarci troppo.
Rizzò le orecchie quando parlò di basket. La verità era che non aveva mai giocato, era sempre stato costretto a fingere di continuare a stare male, a tenersi la rinuncia per educazione fisica, nemmeno Jake gli aveva mai insegnato, giustificandosi con il fatto che qualcuno potesse vederli, peccato che la vera storia fosse che durante la prima lezione che gli aveva dato, giustificandosi con un placcaggio, aveva cercato di farselo, beccandosi un lancio abbastanza forte e la palla sui coglioni! Da allora nessuno aveva mai provato a giocare con lui!
“Basket?”
Domandò con gli occhi vivaci e divertiti.
“Non ho mai giocato, ma se non hai paura di beccarti una pallonata nei gioielli di famiglia possiamo provare.”
In fondo un po' d'aria fresca gli avrebbe fatto certamente bene, no? Finì di bere la cioccolata, posando poi la tazza nel lavello e ripulendosi la bocca, osservandolo. Si, decisamente voleva giocare, poco ma sicuro.
view post Posted: 11/1/2013, 21:44 JamesXAndy - Other places
Andy in fin dei conti aveva ragione, meritava una dimostrazione della sua fiducia nei confronti di quel piccolo umano che aveva accanto. Non voleva che l'altro pensasse che non si fidasse abbastanza. Staccò le labbra dalle sue, accarezzandogli le braccia lentamente, prendendo fiato e rialzando lo sguardo nel suo, amava quegli occhi, amava la luce che leggeva dentro. Eppure non voleva perderlo, Starscream era un essere odioso, un bastardo, eppure faceva parte di lui, faceva parte della sua stessa essenza. Gli baciò la fronte, passando una mano lungo alla sua schiena fresca, delicatamente, tirandoselo addosso meglio.Doveva mettere in fila i suoi pensieri, prima di lasciarli uscire come era giusto che fosse. Del resto lui sapeva abbastanza del suo ragazzo, Andy non conosceva molto della sua vita precedente e se aveva ben capito un rapporto vero e proprio doveva essere basato sulla reciproca fiducia ed accettazione.
"Prima che la matrice, cioè quello che voi considerereste Dio, mi desse la vita, la mia gente viveva in un mondo chiamato Cybertron. La nostra gente però consumo la scintilla, la ragione di vita della nostra terra."
Era logico che iniziasse con un pò di storia del suo popolo, almeno un poco.
"La mia gente fu costretta ad andarsene e si divise in due categorie. Da una parte i Prime, colo che credevano che l'allspark, una delle fonti di energia più potenti mai esistite, potesse riportare in vita il nostro pianeta, gli altri, ghiamati Decepticon, credevano invece giusto che noi trovassimo l'allsparks per schiavizzare e rendere nostri sudditi la gente di altri mondi. Naturalmente questo portò ad una scissione fra gli schieramenti. Io naqui nei decepticon."
Ecco, da quel momento in avanti le cose si facevano veramente difficile. Non andava fiero di quello che aveva fatto. O meglio, un tempo ne andava fiero, ora non più. In fondo se lo chiamavano traditore un motivo c'era.
"Il mio comandante si chiamava Megatron, si chiama ancora così. Non si è mai fidato di me, non posso dargli torto, ma ammetteva che fossi un bravo soldato, mi usava come prima fila. Il primo mondo che distruggemmo non mi ricordo come si chiamava, non credo nemmeno di averci mai prestato vera attenzione a certi dettagli, ai miei occhi era solamente un piccolo ostacolo. Quello che davvero mi ricordo è una casa, gli abitanti lì somigliavano agli umani, peccato che fossero anfibi, comunque..."

Quel ricordo era sempre lì, pronto ad uscire, come se premesse e facesse male, si faceva quasi schifo ora, a quel tempo invece si era sentito potente e temuto.
"Era la casa del governatore, aveva tre figli, tutti piccoli. Mi ricordo che il comandante mi disse che non volevano arrendersi, di portare lì i bambini, uno alla volta. Lo feci senza nemmeno chiedere che cosa volesse fare. Il primo, doveva essere il più piccolo, cercò di correre dal padre. Lo fermai e li ascoltai parlare, naturalmente la scelta era logica: la resa in cambio della vita sua e dei suoi figli. Ma lui era un uomo onesto, o stupido, dipende dai punti di vista. Il primo fu quasi problematico, avevo qualche riserva a sparare in testa ad un bambino, non per morale, assolutamente, lo consideravo uno spreco di munizioni, ma al secondo lo feci senza quasi protestare ed all'ultimo quasi mi dispiaque che non ne avesse altri."
Starscream era quello, sangue, distruzione e tradimento. Ed ora, che si era riscorperto più umano di quello che avesse mai pensato, provava disgusto per quello che aveva fatto.
"Dopo sparai in testa a lui, schifandomi per uno schizzo che mi raggiunse, ripulendomi sui vestiti del piccolino. Sai, mi sentivo potente a quel tempo, mi sentivo migliore di quelli che uccidevo, perchè li uccidevo. Togliergli la vita significava solamente fare la cosa giusta, dimostrare a tutti che ero migliore di loro, perchè era così. Poi, un giorno, durante un agguato degli uomini di Prime, mi ritrovai intrappolato con uno di loro."
Sorrise al ricordo di quell'idiota. Lo aveva cambiato, lo aveva davvero cambiato.
"Jazz era il vice di Optimus Prime, aveva un carattere odioso, un vero stronzo! Io ero molto più giovane di lui..."
Portò una mano su una cicatrice leggera sul fianco, quasi invisibile.
"Questa me l'ha fatta lui. Comunque, la gente di quel pianeta non era per nulla amichevole, anzi! E quindi mi trovai intrappolato insieme a quel bastardo, ma sai cosa successe? Uno di loro mi colpì, Jazz saltò su, urlando di farsela con chi poteva reagire, non ero messo bene. Gli dissi di chiudere il becco, lui mi guardò, ghignò e mi disse "stai zitto, bimbo, tanto non capirai mai.""

Si fermò nuovamente, ricordando quel sorriso. Jazz era stato il suo mentore, in un certo senso.
"Quella notte gli domandai ancora perchè lo avesse fatto, lo avevano torturato al posto mio. Mi guardò e scosse la testa. Glielo chiesi ancora, in fondo la mia morte non avrebbe dovuto interessargli, lui scoppiò a ridere. "la tua vita, bimbo, come la vita di tutti, è sacra. Non lo puoi capire, Bimbo, sei stato programmato per uccidere, ma io credo che anche tu abbia il diritto di portare avanti la tua vita. Un conto è morire in battaglia, un conto e morire quando si è impossibilitati a difendersi." Gli diedi dell'idiota. Annuì e poi stette zitto. Rimanemmo lì per altre sei giorni, non parlammo molto, ma venimmo liberati dai suoi amici. Naturalmente l'opzione era di uccidermi, cosa normale. Jazz disse di non farlo, di lasciarmi andare. Era un coglione!"
-Lo sai che ti ucciderò, idiota! Non mi serve la tua pietà!-
-Aspetterò quel momento, Bimbo, l'aspetterò con ansia. E quando succederà vedremo chi aveva ragione.-

Non aveva capito le sue parole e non c'era bisogno che Andy le sentisse, erano sue, quelle lo sarebbero rimaste per sempre, alla fine aveva capito.
"Tre mesi più tardi Megatron lo uccise, lo spezzò in due. Non ho mai capito che cosa successe, Andy, te lo giuro. Avevo ucciso, distrutto, tutto con il sorriso sulle labbra ed una risata, ma quando vidi il mio comandante spezzare il suo corpo qualcosa si spezzò in me. Lo avevo catturato io, lo avevo portato io alla basa, lui era scoppiato a ridere, ma non volevo quello. Il giorno dopo mi ribellai, lasciando il mio grande comandante in balia degli altri, voltandogli le spalle. E poi sono arrivato qua sulla terra."
Concluse, lanciandogli un occhiata. Ecco, quella era stata la sua vita, quasi tutta, aveva omesso qualche particolare. Non tutti erano importanti, non poteva dirglieli, sperava sapesse accontentarsi.
view post Posted: 11/1/2013, 14:54 fosse l'ultima cosa che faccio ti prenderò - Other places
Era completamente impazzito, non aveva più alcun dubbio od altro. Si era innamorato di un demone, del principe degli inferi e non si pentiva di quella scelta, quella era la cosa assurda..non ricordava sensazione migliore che fare l'amore con Sam, non aveva mai provato un simile piacere, tutto dato da quel demone che si stava dimostrando maledettamente dolce e premuroso nei suoi confronti, senza perdere però quel piccolo lato bastardo che aveva scoperto che gli piaceva da impazzire. Sam era fantastico in tutto, anche quel suo modo di essere geloso, lo trovava davvero così bello? E stranamente iniziava a crederlo a propria volta. Aveva sempre pensato di essere buono per una scopata, che la sua vita, il modo in cui la viveva, non avrebbe portato altro. Ed invece eccolo accompagnato a Samael, felice e tranquillo. In fondo era quasi certo che non gli sarebbe importato nulla anche se suo padre avesse scoperto chi fosse realmente il suo compagno, avrebbe scelto il suo demone.
Quello un pò lo spaventava, ma in fin dei conti era capace di prendere una decisione e portarla a termine. Anche se non avrebbe mai potuto dargli una famiglia come l'altro avrebbe realmente voluto.
Ed erano le parole di Sam a dargli la forza di dire che non avrebbe avuto dubbi in caso di una scelta, avrebbe lasciato perdere la vita del cacciatore se l'altro glielo avesse chiesto, ma non lo stava facendo e gli era grato per quello. intrecciò le dita alle sue e la lingua a quella dell'altro, gemendo ancora di piacere. Si, una qualche maniera ci sarebbe pur stata per non costringerli a separarsi, no? Dovevano solamente trovarla. Stava diventando schifosamente sdolcinato, si odiava quasi! Erano da diabete! Per fortuna non c'era nessuno che potesse vederli!
Almeno se lo augurava!
Si staccò dalla bocca che rappresentava il suo maggiore peccato per riprendere fiato, spingendosi maggiormente contro di lui. Era fin troppo bello, avrebbe voluto stare con lui più a lungo, ma non ne aveva la possibilità quella volta, altrimenti era sicuro che un paio di bastardi di sua conoscenza lo sarebbero andati a prendere e poi trascinato fuori a calci in culo! meglio evitarlo!
morse il labbro inferiore dell'altro, tornando a baciarlo mentre sentiva il piacere aumentare ad ogni affondo, portandolo al limite. Con lui era tutto magnifico, non ricordava di avere mai avuto orgasmi così intensi con nessun altro. Aveva sentito che in francese l'orgasmo veniva chiamato piccola morte, mai allusione era stata più giusta. Bastava solamente trovare chi sapeva portare i picchi del piacere a tali vette, anche se, nel suo caso, quel qualcuno era un arrogante demone che lo aveva inizialmente sfottuto e portato quasi alla crisi nervosa. venne macchiando il ventre e la mano dell'altro, intrappolando il proprio piacere nella sua bocca accogliente. Chiunque altro gli avrebbe ripetuto che lo amava, lui non ci riusciva, riusciva solamente a stringere maggiormente la sua mano sperando che anche in quel caso le parole sarebbero state inutili.
view post Posted: 6/9/2012, 20:49 Fratellini a rapporto: i doveri, le responsabilità e gli scleri dei maggiori - Other places
Aveva giocato con i morbidi capelli di astaroth, si era dato al cibo... ma quello non se lo sarebbe mai aspettato. Rimase a fissarlo prepararsi il caffè prima di andargli dietro e saltare sul banco della cucina, con alcuni problemi, issandosi alla fine in modo da andargli davanti.
"Se fai una domanda dovresti almeno aspettare una risposta."
Si leccò il pelo annuendo.
"Si... io avevo già avuto una famiglia, un disastro completo, ma la vera volta in cui avrei voluto una famiglia è stato quando ho incontrato la creatura che mi ha mostrato che forse anche in un demone come me c'era qualcosa che avrebbe potuto attirare creature pure. Forse non ci crederai ma ho amato ed anche tanto, ho desiderato in un futuro ma non ho voluto crearlo per permettergli di seguire la sua vera natura."
Si fermò puntando gli occhietti azzurri in quelli del principino, avrebbe anche sorriso se avesse potuto ma non riusciva a crederci, riusciva a sorridere su quella storia.
Aveva sentito dolore, aveva amato e perduto.
"Non sbagli quando dici che sono un viscido bastardo approfittatore ma se tu che sei nato dall'inferno stesso provi sentimenti perchè credi che io che sono stato umano non li provi?"
Si mosse appena, ondeggiando il sederino fino a posarlo su un posategami, lisciandosi il pelo del pancino.
"Io amo il mio lavoro, sono bravo, ho intuito... disprezzo però essere usato come puttana da tua madre, odio tuo fratello per l'aria di disprezzo che mi rivolge, mi piace coccolare il mio hellhound ed ho l'abitudine di bermi un bicchiere di schotch quando sono agitato... sono ancora umano sotto tutto quello che mostro. Ed i tuoi desideri sono stati i miei... solo che tu a differenza mia potrai realizzarli. Ti ho offerto quel patto sia per piacere personale che per dimostrarti che se credi in te stesso potrai ottenere quello che desideri senza avere bisogno di alcun marchio... ma che se purtroppo sceglierai un umano dovrai scegliere se dannare la sua vita per non perderlo oppure se vorrai lasciarlo libero, se vorrai dargli la vita che si merita senza interferire e magari costringerlo a cambiare. Pensaci... L'amore finisce bene, è per sempre ma può anche essere un semplice rimpianto che ti porterai nei millenni che seguiranno, in ogni caso se ti innamorerai resterai qua, se non succederà ti riporterò a casa e comunque non ci vedremo mai più, conveniente, no?"
Miagolò prima di ributtarsi per terra, venendo requisito da quel sacco di pulci angelico che decise di portarlo a fare un giro fra le sue fauci... fantastico!
view post Posted: 18/6/2012, 10:17 "Vuoi venire a cena con me? ... Questo è un ricatto bello e buono!" - Other places
Lo fissò sorridendo gelido, avrebbe voluto solamente schiantargli in quella faccia di merda che la guerra non era solo morte, c'era la gente che rimaneva in vita. allacciò le braccia al petto, inclinando appena il viso.
"Mai pensato a chi quei giorni ha perso tutto ed ha ricostruito quello che poteva della propria vita? Sai John penso di doverti spiegare di nuovo una cosa che non riuscirai mai a capire nella tua piccola testolina di scimmia senza pelo: io sento il dolore di tutto il mondo ed in casi del genere pensi che io mi accorga di uno come te o corra da chi è in guerra ma non dai soldati, dalle persone nelle loro case?"
Non aveva mai usato quel termine, non era di certo razzista come tanti altri suoi fratelli, perfino Cas prima di conoscere meglio Dean lo era stato, però lì lo stava esasperando.
"Hai ragione, hai perso tutto, hai perso ancora ma ciò non toglie che tu sia un bastardo ed anche un pò molto egoista. Ci sono persone che hanno perso veramente ogni cosa, anche se stessi ma non si sono ridotti come te. Sam è anche un demone, nonostante si sia completamente rincoglionito grazie ad un cacciatore psicotico e paranoico non è comunque normale che tenga ad una persona e comunque... di quello che pensa Ast me ne frega il giusto. Crowley lo ama da morire e nulla potrebbe portarlo via dal principino."
Ridacchiò alle sue ultime parole, segno che stava veramente per raggiungere il limite della sopportazione.
"E perchè dovrei? Tanto tu mi avevi già messo un etichetta da quando mi hai visto sotto forma di cane, non mi va di farti da ripiego, John Ellroy. Non sarei altro, non potremo nemmeno essere amici, meglio che d'ora in avanti io torni a ronzare da qualche altra parte. Ah..."
I suoi occhi cangianti lampeggiarono di rabbia.
"Se io tornassi a casa, se Cas riuscisse veramente a portarmi lassù prova a chiedere al mio adorato fratellino cosa mi succederebbe visto che io non mi accorgo di quello che ho! Tu un vero arcangelo non lo hai mai visto! Nemmeno Michael potrebbe salvarmi il culo! Verrei riprogrammato proprio come un robot, nessun sentimento verso di voi, nessun rimpianto! Ed allora se sono un coglione mi va bene così perchè almeno so che posso scegliere la mia strada, non come tutti gli altri! Io non sarei altro che un soldatino e non mi va bene, preferisco soffrire con tutte le persone senza speranza, con tutti quelli che tu non muoveresti un dito per salvare, con quelli che nonostante tutto si rialzano piuttosto che quello! E se permetti allora a me va benissimo essere definito un codardo o una mosca fastidiosa ma almeno se mi vuoi dare della mosca prima di farlo cerca solamente di capire il perchè lo faccio, grandissimo pezzo di merda! Mai possibile che io sia riuscito ad innamorarmi di uno come te, porca di quella troia vacca? Uno che alla fin fine sa solamente piangere sul suo passato? Perchè è questo che fai, vivi costantemente nel passato! Ti sei innamorato di Ast perchè ti ricordava tua moglie, ti stupisci che tuo figlio ti ignori quando tu per primo lo hai abbandonato! Ma che cazzo! Vivi, porca puttana!"
Gli gridò contro.
"Da chi devo prendere esempio, John? Da te? Devo guardare te per smettere di piangermi addosso? Io? Stai scherzando, vero? Tu non hai nulla, tu hai perso tutto, bla bla bla, Sam non fa testo, tu non ami nessuno e quando ami perdi. Benvenuto nel mio cazzo di mondo! Sono millenni che a me va così e questa è la prima volta che urlo addosso a qualcuno! Tu non sei migliore di me, almeno io non ho mai cercato di riavere quello che non potevo, vado avanti anche se tutto questo mi pesa, anche se tutto questo mi schiaccia. Ti faccio un regalo, un bel regalo."
Prese fiato posandogli la mano sul petto facendo fluire una piccola parte dei propri poteri in lui, staccando la mano, sarebbe stato un piccolissimo tatuaggio.
"Quando vorrai veramente capire, quando smetterai di credermi solamente una povera vittima posa la mano su questo e chiedi di sentire. Capirai se non hai troppa paura di quello che puoi sentire, quello che io sento ogni giorno, ogni ora, minuto e secondo della mia esistenza."
C'era tutto, la solitudine, il dolore, la sofferenza, la morte ma c'era anche il coraggio, la voglia di vivere ancora. C'erano gli uomini che cadevano, quelli che invece dopo avere perso tutto si rialzavano e si rimboccavano le maniche e ricostruivano, quelli che si piangevano ma di rialzavano e quelli che invece si facevano investire dai sensi di colpa e dal dolore fino al crudele epilogo posto da loro stessi. Cambiò scenario sorridendo divertito quando lo riprese in quella maniera.
"Si, sono tremendamente sbadata e non hai nemmeno idea di quanto."
Aggiunse prima di scomparire ridendo.
Crowley era circondato da mocciosi! E non solo, c'erano i padri accalcati al vetro del corridoio! Quando Ast comparve urlando si voltò fulminandolo e prendendolo per il colletto con le sue delicate manine.
"Tu hai dei problemi?"
Sibilò infuriata.
"tu?!? Io devo badare ad un branco di mocciosi moribondi e dei padri maniaci! Ci rendiamo conto? Gabriel! VIENI IMMEDIATAMENTE QUA!"
Urlò con rabbia ma arrivò solo la risata dell'arcangelo a stuzzicare le sue orecchie e sicuramente anche quelle di Ast mentre lui ringhiava come un cane con la rabbia.
"è tutta colpa di quell'imbecille!"
E non parlava dell'arcangelo, sapeva benissimo chi incolpare in quel momento, non Gab, no... Marshall! Doveva essere a causa sua se si ritrovava in un posto simile!
Dean invece non aveva di che lamentarsi... era la moglie del primario di chirurgia e non lo tradiva questa volta! Saltellò in pediatria trovandoci gli altri due.
"Oh... finalmente trovo qualcuno... cioè ho visto Marshall ma sta pulendo! Non è una figata?"
La risposta fu schivare una cartella medica lanciata da Crowley! Ridacchiò ancora salutandoli.
"Emmmhhh..."
una giovane infermiera si era avvicinata a Francesca ed all'altro dottore.
"Dottoressa... Katrine non vuole uscire dal bagno come al solito, si è chiusa dentro e vaneggia di un maniaco che vedendola conciata in quella maniera la stuprerà."
In effetti Katrine, in verità Kevin, si era rinchiusa in bagno a tripla mandata. Col cazzo che usciva conciata in quella maniera! Se Invidia lo avesse visto sarebbe stata la fine!

Era andata a preparare Carver, mettendolo poi a fare colazione quando l'urlo di quello che al momento era suo marito gli fecero rizzare i capelli in testa facendola correre su di corsa.
"Balthazar?"
Domandò perplessa vedendolo in quello stato.
"Che è successo?"
Non capiva... che altro poteva essere andato storto in quel mondo? A meno che non ci fosse stato un cambio ma se ne sarebbero accorti, no?
view post Posted: 8/5/2012, 19:42 "Vuoi venire a cena con me? ... Questo è un ricatto bello e buono!" - Other places
La rabbia lo assalì osservandolo.
"La guerra degli ottanta anni!"
Replicò lanciandogli uno sguardo sprezzante. Ecco cosa stava facendo in quel periodo, ecco perchè non era corso da lui quando erano morti i suoi cari.
"Poi quella dei trenta, la colonizzazione americana, i pellerossa... per arrivare alla fine alla grande guerra, dimmi adesso... vuoi davvero sapere perchè non sono corso subito da te? Perchè per me adesso è insopportabile il tuo dolore ma prima non era davvero così! Perchè la tua voce si confondeva con altre milioni di voce di persone che non solo hanno perso le persone che amavano ma le hanno viste perdere tutto, le hanno viste agonizzare su un letto in nome di valori e concetti assurdi, in nome di re e regine, di ordini venuti da mio padre! E si... scusami tanto se mi sono interessato a te, stupido cocciuto fissato con il passato! E poi, tra parentesi, nemmeno tu ti accorgi di quello che hai! Hai un amico che tiene a te, delle persone che ti vogliono bene anche se sono quasi sicuro che non te lo meriti del tutto! E tu della mia famiglia non sai un cazzo!"
Aveva detto facile su Cas! Se glielo avessero ordinato lo avrebbe ucciso, così come Michael, per non contare Raphael che desiderava mettergli le mani addosso solamente per riprogrammarlo a piacere e senza tutti quei sentimenti che provava in quel momento, lo avrebbe reso un pupazzo.
"L'unico che se ne è fregato abbastanza di me è caduto molto prima che voi sapeste anche solo riconoscere il vostro viso in uno specchio! Non parlare di cose che non puoi capire!"
ormai non urlava e non piangeva più davanti a lui, ma urlava dentro... era così facile fraintendere da entrambe le parti in quel momento!
"E se questo è il tuo modo di scusarti fa schifo! E comunque evita se tanto non cambi idea!"
Lo guardò allontanarsi, sostenendo il suo sguardo dopo, fulminandolo.
"No!"
Replico secco cambiando scenario, rasettandosi dopo avere pianto, passando davanti a dove aveva mandato Marshall con un frullato in mano, osservandolo gelida e rovesciandone il contenuto sul pavimento.
"Si, John, invece che sbattere contro ai muri fai il tuo lavoro!"
Sorrise malliflua allontanandosi subita inseguita da un urlo osceno dal reparto pediatri... a quanto pareva qualcuno aveva appena scoperto a che ruolo lo aveva costretto! Crowley pediatra non aveva davvero potuto perderselo! Si voltò facendo l'occhiolino a John.
"A lui è andata peggio! Aspetta poi di vedere Balthaza e Chuck!"
Gli anticipò ridendo seriamente divertito, scomparendo in un battito d'ali di farfalle.

Nonostante lo schock iniziale doveva ammettere che quello sguardo nel suo angelo maniaco, proprio così SUO, lo fece sorridere teneramente mentre allungava le mani per venire assaltata dal piccolo, che strusciò il visino sulla sua guancia.
"Mamma..."
Miagolò contento mentre lei gli faceva il sollettico facendolo ridere, incontrando poi gli occhi del proprio compagno, concedendogli uno squarcio della sua calma assoluta, della sua momentanea e temporanea felicità completa... Gabriel in fondo non era così bastardo come dava sempre a vedere!
"Andiamo a prepararci, Carver, poi mamma e papà ti accompagnano all'asilo."
Affermò alzandosi e porgendogli la mano che venne subito afferrata da quella del piccolo che la seguì saltellando.... strana situazione in fin dei conti! Però... magari avere una vita simile, non avrebbe dovuto scontrarsi con profezie ed altre stronzate e poi... l'uomo di cui era innamorato era suo marito... peccato che in realtà lui non fosse donna e quella fosse solamente un illusione.
view post Posted: 26/4/2012, 19:01 fosse l'ultima cosa che faccio ti prenderò - Other places
Non sapeva come ma tutte le volte che Sam diceva una cosa simile riusciva a levargli un peso dal cuore. Non credeva ancora del tutto al fatto che il marchio che gli aveva imposto non avesse contribuito a quell'amore nato tra due creature così diverse e nemiche per natura ma comunque si adeguava senza problemi e sapeva che era Samael quello che disiderava. Probabilmente il vecchio Samuel Winchester non lo avrebbe nemmeno degnato di uno sguardo! Era il demone, quello che lo aveva spinto ad una caccia estenuante per poi finire in trappola entrambi e con la chiara intenzione di rimanerci.
Ansimò più forte quando lo spinse sul materasso allacciandogli le gambe intorno alla vita e seguendo le spinte che gli infliggeva, staccandosi dalle sue labbra per riprendere fiato, concedendogli un sorriso divertito.
"E da chi altri dovrei farmi toccare quando voglio solo te, principino viziato?"
Domandò più dolcemente di quanto avesse mai pensato. perchè quella era la verità! Non era mai stato una persona fedele o con in mente il solo fatto di mettere su famiglia, lui era uno di quelli che si portava a letto ogni notte una persona diversa, uomo o donna che fosse e a quanto pareva angelo o demone! In effetti si era concesso più volte ad uomini non proprio tali, Cas ne era l'ultimo esempio prima che il suo cuore iniziasse a virare prepotentemente per rinchiudersi da solo in mano al principe dell'inferno. Samael poteva anche credersi fortunato per questo ma lui non ne era altrettanto sicuro. Era sempre stato certo di essere allergico ai sentimenti che dicono di andare avanti nonostante tutto ma alla fine aveva ceduto a quanto pareva.
Aveva confessato che gli sarebbe piaciuto avere una famiglia con lui! Ed era stato lui a farlo!
Gemette forte di insoddisfazione quando iniziò a segarlo così lentamente e prese a tormentargli l'orecchio, piantandogli prima le unghie nelle spalle e poi artigliandogli i capelli, tirandogli il viso a portata di labbra, baciandolo con trasporto, non poteva sopportare una cosa simile, voleva quelle labbra sulle sue, voleva ogni respiro, ogni istante da parte di Sammy, li voleva per lui.
Da quando era così schifosamente egoista e tremendamente infantile? Non ne aveva idea, probabilmente da quando aveva scoperto di amarlo e di essere pronto a mandare a fanculo ogni cosa solamente per lui, voleva Sam, basta così. Non gli importava degli altri, gli importava poco anche di se stesso, voleva quel maledettissimo demone e sapere che stava bene, che non aveva problemi, che non c'era nulla che potesse privargliene.
Scese con la mano lungo la sua schiena, artigliandogliela e spingendoselo maggiormente dentro, irrigidendo i muscoli per sentirlo maggiormente, voleva tutto, ogni cosa.
"Tu mi fai diventare matto, Samael!"
Ringhiò prima di mordere le labbra che erano ormai la sua vera dannazione, senza quelle labbra sarebbe morto, era l'aria che respirava, tutto quello ed anche di più.
Il bello era che probabilmente a parole non avrebbe mai trovato il coraggio di dirglielo, sperava almeno che riuscisse a dimostrarlo, che l'altro lo capisse perchè nel bacio che gli stava dando in quel momento c'erano due concetti che per lui erano evidenti e sperava lo fossero anche per l'altro.
Tu sei mio ed io sono tuo... per sempre!

Edited by Frank The Bunny - 26/4/2012, 21:45
view post Posted: 20/4/2012, 23:19 Just a cigarette in the men's bathroom! What do you want to happen? - Other places
Non avrebbe mai realmente ammesso quanta cura aveva messo nel prepararsi per quell'uscita con la piccola Winchester, così come non avrebbe ammesso che lei gli stava iniziando ad interessare veramente troppo, fin troppo! Non aveva mai provato nulla di simile per una di quelle ragazzine che si portava a letto, Maryli era in qualche modo qualcosa di nuovo e sconosciuto anche per lui e non voleva capire quanto realmente lo fosse fino a quell'esatto istante in cui le arrivò davanti, quando la fissò negli occhi prendendo la sigaretta ed accendendosela, cercando di non sobbalzare per il dito che sentiva seguire quel disegno della sua maglia, avrebbe anche resistito a tutto, se non fosse stato per quella domanda che gli fece spalancare gli occhi e inarcare un sopraciglio.
"Mi prendi in giro, vero?"
Le domandò d'impulso prima di darsi del coglione ed alzare le spalle, arrossendo suo mal grado.
"Tu... sei molto bella, fin troppo. Insomma in confronto a me c'è una differenza abbissale, non avrei mai nemmeno pensato che anche solo per una vendetta tu avresti osato tanto ma comunque, nonostante tutte le voci che girano sul mio conto io non sono uno stupratore e sapevo che in realtà tu non avevi intenzione di venire con me in quel senso. Non posso decidere solo io e per quanto mi sarebbe piaciuto non sono un bastardo... se tu avessi davvero voluto probabilmente avrei continuato perchè si, fisicamente mi piaci molto..."
Alzò le spalle chiudendo così il discorso, meglio evitarsi altre stronzate, si era scoperto fin troppo.
"andiamo a piedi, non è distante."
Affermò sorridendole e facendole strada. Forse avrebbe dovuto prenderle la mano? E se le avesse dato fastidio? E se non fosse la cosa migliore da fare? Di cosa doveva parlare? E di cosa non doveva parlare?
"Tuo fratello non sembra un mezzodemone..."
Lo aveva detto in tono tale che potesse sentirlo solamente lei mentre mandava a fanculo le sue paranoie di merda e le prendeva la mano, senza stringere, in modo che se volesse staccarsi avrebbe potuto farlo quando e come voleva, insomma... se non le avesse fatto piacere che lui le stesse così vicino poteva allontanarsi senza troppi problemi, anche se ancora si chiedeva come, quando e perchè avesse accettato di uscire con lui!
view post Posted: 14/4/2012, 16:05 "Vuoi venire a cena con me? ... Questo è un ricatto bello e buono!" - Other places
Aveva capito... ne era sicuro. in fondo per quanto fosse ottuso certe volte la maggior parte il suo cervello funzionava fin troppo bene. Schioccò le dita osservandolo mentre il tempo si fermava, catturando anche gli attori trasportati a forza da lui tranne che John Marshall. I suoi occhi erano feriti, troppo forse, non voleva fare scenate, non ne sentiva il bisogno, si sentiva solamente... usato, in una qualche maniera. Usato perchè gli stava rivoltando contro i propri sentimenti, come se fosse un gioco.
John Marshall gli piaceva ma non avrebbe mai costretto qualcuno a stare con lui a forza... certo, stava rivalutando i propri modi di fare, si sarebbe dato una calmata ma non voleva nemmeno sentirle certe stronzate. non abbandonò l'aspetto della ragazzina dolce, tenne quello mentre gli fissava il volto, abbassando appena gli occhi, mai lo aveva fatto per una creatura umana, ingoiò il rospo però.
"No... non come me... io non sono proprio la persona giusta. In fondo sono soffocante, estenuante... bastava dirlo che mi avevi riconosciuto."
Mormorò tenendo gli occhi sul pavimento freddo, rialzando gli occhi nei suoi.
"Del resto sono solamente uno stupido arcangelo che non capisce quello che fa, come farlo e quanto trattenersi... forse sono io che dovrei chiedere scusa.... non preuccuparti, quando torneremo a casa non dovrai sopportarmi ancora... sarò il classico angelo custode che non senti e non vedi, solo..."
Un lampo di genuina rabbia gli passò nelle iridi tornate del colore normale, quello cangiante dei ruscelli di montagna, marrone terra screziato di verde ed azzurro, l'acqua che scorreva libera sopra le pietre e la polvere, impastandola.
"Smettila. Si mi piaci, tanto anche, però non sono un demone, il corpo che possiedo lo è... io no, non prendo quello che desidero quando e come voglio, non sono abituato a conquistare anche con la forza... se pensi questo di me mi dispiace e soprattutto... io non sono uno stupidissimo principino viziato abituato ad avere tutto subito. Io non ho mai avuto nulla... tu pensi che la tua sia sofferenza? Ti darei solo un giorno dei miei... Sai cosa vuol dire soffrire perchè lo fanno chi ti sta accanto? No... tu non lo sai... E non perchè tu non abbia sofferto, perchè sei umano! Voi la fate facile quando io mi tiro indietro e non prendo posizione fissa! Per voi è tutto così maledettamente facile, vero?"
Stava alzando la voce, stava quasi urlando ma erano secoli, millenni, forse di più, che desiderava sfogarsi da tutto quello che si era portato dietro dalla sua nascita.
"Voi chiedete e basta! E quando qualcosa non va come desiderate voi non fate che maledire il Suo nome, perchè? Ma è vero mio Padre è lontano da voi... io no! Io non sono un guerriero come Michael, non sono un traghettatore come Raphael, un guardiano come Uriel... Io sono soltanto colui che è legato ad ogni forma di vita su questo pianeta, quello che sente ogni giorni, ogni secondo, ogni istante le vite che finiscono, la gente che si dispera, sento i sussurri dei demoni alle orecchie dei suicidi, sento quella rabbia che alberga in ognuno di voi e trovarle quasi tutte in te... per me è troppo! Quindi smettila di comportarti come se fossi migliore di me, come se non fossi altro che un bambino viziato, smettila di prendermi in giro se dico che si, ho sperato di averti per me! Sono un coglione, lo so da solo, non ho mai realmente pensato che uno come te potesse anche solo abbassare gli occhi alla mia altezza... del resto io sono basso mentre Ast è alto, io non sono propiamente un filo mentre lui è longilineo, lui è... stupendo mentre io sono semplicemente io! Allora basta! Smettila!"
Dolore... per colpa di quell'umano decisamente altezzoso stava incanalando in tutta quella storia secoli e secoli di dolore e solitudine, di tristezza nascosta dietro ad un sorriso ed una risata, stava urlando addosso a quell'umano qualcosa che non era mai riuscito a fare fuoriuscire dalla sua stessa essenza.
"Lo so da solo... io sono sempre stato solo, sono abituato a perdere e a vedere lontane le persone che amo, so che cosa mi aspetta... Non serve che uno come te me lo ricordi ogni giorno di ogni dannato mese solo perchè ho solo osato pensarci un pò troppo. La vuoi sapere una cosa? Sto bene così... ci sono abituato ed ora divertiti e lasciami divertire a modo mio ancora per un poco, dopo non avrai più la mia ingombrante presenza intorno, te lo giuro... basta che smetti di volerti fare del male poi ti riaffiderò a qualcun altro e non mi avrai nemmeno più come angelo custode... non devi preuccuparti..."
Sorrise tirato ignorando le due lacrime che gli rigavano il viso che al momento era quello di una bambolina mora... un illusione, come avrebbe desiderato essere se fosse stato donna, bella... Lui non lo era mai stato, nemmeno una volta.
"prendila con filosofia... è solo un gioco, una cosa divertente... tra poco vi riporterò a casa."
Schioccò le dita cambiando scenario. nello sgabuzzino di un ospedale si appoggiò alla porta crollando in ginocchio, fuori dalle finestre pioveva a dirotto, così come le lacrime scivolavano incontrollate sulle sue guancie. Non riusciva a smettere di piangere... tutto quello sfogo era stato troppo per lui, aveva urlato finalmente quello che pensava, quello che ormai aveva preso come cosa abituale... tutto quello era davvero troppo.

Stava parlando con una segretaria sua amica e poi... tutto era diventato nero cambiando, si era ritrovata nel letto vicino a Balthazar e...
"Mammma! 'veghia... 'veghiati! Devvo andae a cuola!"
Le manine di qualcuno lo scuotevano velocemente, mentre apriva gli occhi trovandosi di fronte alla cosa più carina dell'universo. Il bimbo non poteva avere più di quattro anni, era riccio con i capelli di un castano indeciso col biondo, gli occhioni chiari e spalancati sul mondo.
Ma che cosa?!?
"Balthazar... Svegliati, cazzo!"
Scosse forte l'uomo accanto a sè mentre il piccolo faceva un broncetto adorabile e delizioso.
"Gnon sci diccono le 'raccie..."
Oddio... quanto era tenero quel piccolo battufolo?!?
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